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Il politicamente corretto è sempre giusto?

Si sa molto bene che per comunicare è necessario porsi alcuni limiti. In alcuni casi questi limiti vengono imposti dal “politicamente corretto“.

Che cos’è il politicamente corretto?

Secondo il dizionario Treccani:

“l’espressione angloamericana politically correct (in ital. politicamente corretto) sta a designare un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona”.

Malgrado gli ideali egualitari e progressisti che lo hanno animato, il politically correct ha sollevato non poche polemiche. Lo si accusa infatti di conformismo linguistico e di tirannia ideologica che limita la libertà d’espressione.

In realtà, il politicamente corretto, si limita a intervenire sulla forma (ossia la lingua) piuttosto che sulla sostanza dei problemi, contribuendo ad alimentare una nuova ipocrisia istituzionale. Le scelte linguistiche imposte rappresentano spesso una versione nobilitata dell’eufemismo che tende solo a nascondere i contenuti sgradevoli. (Ad esempio, i resoconti mediatici sulla guerra, le locuzioni danni collaterali (collateral damages) per «strage di civili», neutralizzare il nemico per «uccidere», guerra preventiva per «aggressione militare»).

Il politicamente corretto sta rovinando l’arte?

Essere “costretti” ad avere un linguaggio più “corretto” rovina l’arte? Mi sono posto questa domanda dopo aver visto qualche intervista dove alcuni comici lamentavano di non poter fare più gli sketch di una volta proprio a causa  di questo concetto.

Il politicamente corretto, se usato bene e richiesto dalle minoranze stesse, fa parte della lotta alle discriminazioni. La denuncia di certi comportamenti come sessisti, razzisti o omofobi non è attuazione però del politicamente corretto, che generalmente si riferisce solo alla moderazione del linguaggio. Utilizzare un linguaggio consono non è una limitazione dell’arte, si tratta di rispetto.

Non si può definire ” arte”, ad esempio, un film dove per prendermi in giro è necessario darmi del “finocc*io” o “fro*io” . Che cosa c’è di divertente? Si può fare satira o comicità senza termini del genere. Ci si può prendere in giro anche con rispetto.

 

Raph

One thought on “Il politicamente corretto è sempre giusto?”

  1. Il vero problema è sempre e solo uno: si confonde – o meglio si fa finta di confondere – la libertà di parola con la libertà di insultare impunemente, e quando questa foglia di fico viene tolta ci si inalbera berciando alla dittatura del pensiero unico. Insomma, quando il re è nudo deve sviare l’interesse per evitare che gli si guardino le vergogne.

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