Continua per il senatore della lega Simone Pillon il processo per diffamazione. La Cassazione ha annullato l’assoluzione. Il procedimento vede coinvolto il parlamentare in questione per diffamazione, appunto, ai danni dell’associazione lgbtq+ Omphalos di Perugia. Nell’Aprile del 2019, il politico cinquantenne aveva già ricevuto una condanna pecuniaria di 1.500 euro con una previsionale di 30.000 euro come risarcimento danni.
Gli offensivi commenti in questione di Pillon, rivolti alle famiglie arcobaleno, erano “denigratori” e “offensivi”, per usare le parole degli esponenti dell’associazione stessa. Secondo la sentenza di primo grado, Simone avrebbe “diffuso notizie non corrispondenti al vero sull’attività di informazione e di prevenzione delle malattie veneree svolte dall’associazione, attribuendole iniziative e messaggi distorti rispetto al loro effettivo contenuto”.
Il Senatore avrebbe inoltre definito l’associazione come “istigatrice all’omosessualità”, nonché come “soggetto che distribuisce materiale pornografico”. Questo, nell’ambito di una campagna condotta dall’associazione di incontri educativi nelle scuole. Chiaro il segnale che si vuole dare: la sensibilizzazione sul tema della sessualità è ancora tabù, meglio scegliere l’insipienza che la consapevolezza.
La Cassazione nel 2021 aveva revocato la condanna al senatore. Tale sentenza è però stata ribaltata, con l’ordine di un nuovo processo d’Appello. Le dichiarazioni della legale Soli confermano la gratificazione per il lavoro della Cassazione: “Siamo molto soddisfatti della pronuncia della Suprema Corte, che ha avallato la nostra posizione sull’insussistenza del diritto di critica rispetto alle gravi e diffamatorie affermazioni di Pillon”.
La Cassazione annulla l’assoluzione: Pillon processato per diffamazione (bis!)
“Difendere i nostri ragazzi dall’indottrinamento Gender costa davvero caro”. Ancora insoluta, quindi, la situazione per Pillon e il processo per diffamazione: la Cassazione annulla l’assoluzione e il Senatore si difende come può.
Ancora una volta, peraltro, la difesa del Senatore verte sul presunto interessamento verso una “categoria debole”. Esso, tuttavia, nasconde il nemmeno troppo sottile intento di controllare il pensiero di altri. Pillon prosegue dichiarando “Leggeremo le motivazioni e mi difenderò nuovamente, perché qui è in gioco la libertà di espressione e la libertà di educazione”. Surreale, visto che è proprio sul proibire una libertà di informazione che il processo si gioca.
I dirigenti di Omphalos, dal proprio canto, fanno sapere: “Andremo sino in fondo. Annunciamo fin da ora che utilizzeremo ogni centesimo dell’eventuale risarcimento per incrementare le iniziative contro il bullismo omotransfobico nelle scuole”. Siamo alle solite, a quanto pare, con la Lega che chiude gli occhi davanti alle iniziative che puntano il dito contro la non-così-inesistente omobitransfobia.
Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos aggiunge: “Nessuno nega al senatore Pillon il diritto di esprimersi contro l’omosessualità o ritenere inesistente omofobia e transfobia. Ciò che il senatore Pillon, e chiunque altro, non può fare è sostenere tali opinioni diffamando il lavoro delle associazioni lgbt+ e raccontando il falso“.
Il senatore Pillon continua ad arrogarsi il diritto di stabilire se un’ideologia è un indottrinamento. L’utilizzo di parole vaghe come “ideologia Gender” fa solo da spauracchio nella superficialità generale. L’omobitransfobia, invece, si riconferma tristemente reale di giorno in giorno. Per questo motivo, eventi come questo confermano la necessità di sensibilizzazione per ogni livello della società (scuole comprese).