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“Mi piaci, ti piaccio, ma è meglio se…” Quando il buongiorno (non) si vede dal mattino

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Dopo settimane costretti a casa, i social sono diventati l’unico strumento per relazionarci con gli altri. Chatta oggi, chatta domani, prima o poi becchi quello che ti piace tanto e a cui tu piaci tanto, ma a un certo punto qualcosa si blocca.

Ormai non si contano più i giorni di clausura e chi più, chi meno, ci siamo un po’ tutti riversati nelle chat e sui social per cercare qualcosa che ci distragga dalla nostra solitudine e qualcuno con cui provare a ritrovare un sorriso (e non solo quello) in questo periodo così tristemente straordinario e atipico.

Come avevo già scritto in un altro post, le relazioni che nascono e si sviluppano online possono serbare non poche sorprese perché si differenziano enormemente dai rapporti che intrecciamo nella vita reale, in 3D.

Può bastare un like o un cuoricino per accendere un interesse particolare verso qualcuno di cui non sappiamo praticamente nulla se non quel tanto o poco che si riesce a vedere sul suo profilo. La solitudine perpetuata in queste settimane alimenta la voglia di andare oltre e magari passa dalla semplice chat allo scambio dei numeri di cellulare e, perché no, alle videochiamate.

In una situazione di ordinaria normalità, sappiamo tutti come andrebbe finire. “Mi piaci, ti piaccio, okay, incontriamoci di persona e…” Al momento, però, non si può. Il telefono diventa l’unico tipo di incontro e la videochiamata — nel migliore dei casi — l’unico tipo di appuntamento. C’è chi magari ne approfitta per sfogare o giocare con gli ormoni, chi per presentarsi e raccontarsi un po’, chi per fare ambo le cose o comunque per tenersi compagnia in queste giornate lunghe e monotone.

A qualcuno, però, accade qualcosa di diverso, quasi di indecifrabile potremmo dire. C’è infatti chi in quelle chiamate vede e sente qualcosa di talmente bello, unico e particolare da decidere di interrompere subito o di “mettere in pausa” la nuova conoscenza. Più di qualcuno infatti preferisce aspettare che finisca questa emergenza sanitaria per potersi incontrare di persona senza passare ore e ore (o meglio, giorni e giorni) al cellulare, pur riconoscendo il piacere di quelle chiacchierate. Ma come? Se è così bello chiamarsi e parlarsi, perché smettere?

Forse la sua è solo paura che fa scattare un meccanismo di difesa? Avrà trovato un altro? Sarà mica una scusa? Si tratta solo dell’ennesimo narcisista che si diverte a mietere nuove vittime per tenere su il proprio ego, anche durante la quarantena? O magari c’è qualcos’altro? Le domande si sprecano e le risposte sono vaghe e confuse. Ma una cosa è certa: rispettare la scelta dell’altro, qualunque essa sia. Ricordiamoci sempre che il rispetto della libertà (e dei tempi) altrui viene sempre prima dei nostri bisogni o desideri. 

È probabile, sì, che l’altro ci stia prendendo in giro. Ma è altrettanto probabile che possa avere le sue buone ragioni per fare, momentaneamente, un passo indietro. E non è detto che debba per forza condividerle con noi perfetti sconosciuti. Non appena questi domiciliari termineranno, (ci) si vedrà. Nell’attesa, ognuno è libero di scegliere cos’è meglio e più giusto per sé. Magari qualcuno perderà un treno, magari qualcun altro si risparmierà un bel po’ di rogne e fregature. Magari, invece, vale la pena aspettare. Non possiamo saperlo. Per adesso.

Alessandro Cozzolino, life coach