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Attento: non parlare di salute mentale!

Il 10 Ottobre è stata la giornata mondiale per la salute mentale. Questo argomento, purtroppo, nella nostra società è ancora un enorme tabù che presenta tutt’oggi troppi pregiudizi. La società di oggi ha trasformato questo argomento a volte in modo più banale e a volte più estremo. Basti pensare alle parole delle persone o a come ne parlano i media.

6 problemi della nostra società quando si parla di salute mentale

  1. La salute mentale è anch’essa salute, ma non tutti lo capiscono. Spesso e volentieri mi è capitato di sentire persone sottovalutare la salute mentale. La tipica situazione è sicuramente parlare del proprio problema di ansia e ritrovarsi il genio di turno dire: “pensa a quello che sta peggio di te che * ha qualche problema fisico*”;
  2. Non esiste lo psicologo di base, ma solo un bonus psicologo che non copre tutte le spese. Occuparsi della propria salute mentale attraverso lo specialista può essere costoso;
  3. Ci si limita a parlare di salute mentale spesso discutendo solo sulle patologia psichiatriche. La salute mentale non riguarda solo chi ha delle patologie, ma riguarda un tutti;
  4. Spesso ci si limita a consigliare uno specialista e non soluzioni concrete. Vedere uno psicologo o uno psichiatra può essere utile, ma ad alimentare la patologia è sicuramente anche le situazioni che ci circondano per cui non limitatevi solo allo specialista, ma attivatevi per cambiare la vostra vita in meglio. Stessa cosa vale per gli psicofarmaci. Non pensate possano fare miracoli. Attutiscono il dolore, calmano la patologia, ma se non cambiamo ciò che ci succede intorno difficilmente la situazione migliorerà;
  5. Si parla troppo spesso di salute mentale degli adulti e non dei bambini come se non potessero esserne soggetti;
  6. Si parla (troppo raramente) della salute mentale delle persone trans, come se alcune “categorie” di persone fossero escluse;

La salute delle persone trans allo Stato italiano non interessa

“(…) Oggi è la giornata mondiale della salute mentale. Potrei attaccare un pippone assurdo su svariate questioni che riguardano la totale non-curanza, da parte dello Stato italiano, della salute mentale delle persone trans*: psicolog* e personale sanitario non adeguatamente preparato alla transgenerità, servizio di supporto psicologicico quasi totalmente assente, mal funzionante, binario, troppe volte impossibile da contattare o eccessivamente costoso.

E poi, ancora, procedure per la rettifica anagrafica troppo burocraticamente difficili, ostacolanti, lente e complesse, giudici menefreghisti e Transfobici, attese di anni e anni per rettificare e ricevere i documenti a casa. E ancora poi attese infinite prima che, per chi lo desidera, vengano prescritti gli ormoni per il percorso medico gender affirming, farmacist? incompetenti che non vogliono dare il farmaco, che vorrebbero modificare la terapia senza nessuna competenza, asl di riferimento Transfobiche, piene, che spesso non hanno il farmaco che serve o non vogliono consegnarlo perché non lo ritengono salva-vita. E ancora, liste d’attesa per operarsi lunghe decenni, costi delle operazioni all’estero improponibili. Quante altre cose ci sarebbero da dire e che oggi non dico.

L’unica cosa che vorrei dire è questa: la salute mentale delle persone trans* in Italia conta meno di zero. Sfido a dire il contrario.
P.s per me il testosterone è stato un farmaco salva-vita. Il perché ve lo lascio immaginare”.

Queste sono le parole di Elia Bonci, attivista e scrittore trans, che nell’occasione di questa importantissima giornata mondiale ha deciso di esprimere, anche per noi, l’indifferenza che lo Stato italiano ha nei confronti delle persone trans e non solo. Come potresti non essere d’accordo con le sue parole.

Viviamo nello Stato delle contraddizioni

L’Italia è diventato ormai lo Stato delle contraddizioni. Dove bisogna essere sempre felice e perfetti ma…. Come si può parlare di futuro con tutta la guerra e l’odio che aleggia nell’aria.

“Sei troppa magr*”

“Sei troppo grass*”

“Sei troppo bass*”

“Sei troppo uomo per essere una donna trans”

“Sei troppo donna per essere un uomo trans”

Vedete, car* mi*, per la società sarai sempre troppo…  O troppo poco. Ecco perché essere sé stessi è essenziale: per bastarsi.

 

Raph