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BBC accusa l’Egitto: i poliziotti adescherebbero attraverso chat d’incontri le persone LGBT+ per poi arrestarle

Come ben sappiamo nei paesi islamici i diritti per la comunità LGBT+ sono pochi, se non inesistenti. L’Egitto, infatti, non sembra essere da meno. La nostra comunità è soggetta a violente discriminazioni. In alcuni casi le persone omosessuali rischiano il carcere o, addirittura, la pena di morte. Per l’esattezza, sono 65 gli Sati in cui essere omosessuale è reato e in undici di questi è prevista la lapidazione o altre pratiche di uccisione.

Qualche giorno fa la BBC ha accusato i poliziotti egiziani di adescare le persone LGBT+ attraverso delle chat sui social, per poi arrestarle dopo aver chiesto un appuntamento.   A prova di ciò l’ente britannica ha pubblicato sul suo sito alcune “prove”. Tra di esse si può notare una conversazione scritta con un uomo, che utilizza la piattaforma per appuntamenti “WhosHere” e che poi è stato arrestato, e un agente sotto copertura.

In Egitto si adescano le persone omosessuali sulle chat per poi arrestarle? La prova della BBC

Che l’Egitto non sia un Paese aperto alle persone omosessuali e LGBT+ lo si è sempre saputo. Quello che sta accadendo nello Stato in questione, secondo la BBC, è inaccettabile. Riporto la telefonata resa pubblica dall’emittente britannico per farvi capire cosa sta succedendo alle persone della nostra comunità nel Paese nord africano.

“Polizia: Hai mai dormito con uomini prima? – Utente dell’app: Sì – Polizia: Che ne dici di incontrarci? – Utente dell’app: ma vivo con mamma e papà – Polizia: Dai caro, non essere timido, possiamo vederci in pubblico e poi andare a casa mia”, trascrive la BBC segnalando che esistono “altri esempi che sono troppo espliciti per essere pubblicati”.

Secondo l’ente britannica, il poliziotto sembra “spingere l’utente ad incontrarsi di persona”. Il sito della BBC, inoltre, sostiene che la natura di queste “prove” provenga da “trascrizioni allegate a verbali di arresto della polizia“. Queste mostrerebbero come gli agenti si camuffino online per cercare – e in alcuni casi presumibilmente fabbricare – prove contro persone LGBT+ che cercano appuntamenti online.  Alcuni contenuti decide di non  pubblicarli perché “troppo espliciti”.

 

Fonte: BBC