Cyberbullismo: stiamo andando fuori controllo

Cyberbullismo: stiamo andando fuori controllo. Nel mirino tornano dei minorenni. In questo caso di soli 13 anni. Ma vediamo di più insieme.

Cyberbullismo all’ennesima potenza

Per raccontare la sua storia useremo un nome fittizio: Andrea. Andrea è stat* ricopert* d’insulti e minacce da parte di alcuni compagni di classe. La situazione è diventata così disperata che la famiglia ha finalmente denunciato l’accaduto. Hanno contattato la Polizia postale che, avviata la procedura ufficiale, ha iniziato le indagini nella classe coinvolta. Il risultato è stato far emergere lo schifo e le atrocità che questi ragazzi si scambiavano quotidianamente. Non delle semplici offese, ma frasi di stampo violento e pericoloso. Spuntano del “bruciamola” in questa conversazione anonima. Il tutto ha contribuito al clima d’odio e d’isolamento per quest* studente, vittima di cyberbullismo.

Si riduce tutto ad uno stereotipo, all’unicità

Le parole della madre dimostrano tutta la fatica che si fa ancora oggi a parlare d’identità di genere. “Mi* figli*“, ha iniziato lei (dando all* studente i pronomi errati presumo, perciò da me corretti), “Ha gusti particolari, si veste in modo diverso, ascolta musica diversa e questo probabilmente ha influito. Ma non è stat* accettat* dagli altri probabilmente anche per una questione di ‘genere’“. Tutto si riduce a comportamenti e gusti, come se fosse quello il problema. Certo, gli adolescenti non si fanno scrupoli su abbigliamento e capigliatura, anche la cosa più frivola può essere colpita. Ma da qui a giustificare un gesto per come una persona decide di vivere il quotidiano è troppo. Quest* studente è stat* vessat* per ciò che è. Punto. Senza mettere ulteriori accenti su questioni di poco conto.

Il cyberbullsmo non va giustificato, mai

Andrea è stat* pres* di mira “per la sua unicità“, così riporta la madre. Ma di unico c’è poco e nulla. Andrea è una persona non binaria. Ed è finit* nel mirino di questi mostri in formazione per questo. Non si tratta di semplici gusti e stili di vita diversi, come riportano i media italiani. Una persona ha subito cyberbullismo per identificarsi semplicemente al di fuori del concetto binario. E la memoria torna subito ad Andrea Spezzacatena, morto suicida per il bullismo omofobo. Non per questo ho voluto utilizzare il suo nome in questo scenario. La storia semplicemente si ripete: al posto di deridere uno schermo, schernire un racconto vero, semplicemente si riporta tutto ad una persona adesso.

Si è agito, ma con quale risultato?

Nella scuola in particolare la Polizia postale ha voluto poi agire sul problema del cyberbullismo. Per sensibilizzare gli studenti sulla gravità di questo gesto degli agenti si sono recati sul posto per un intervento. Durante questo incontro hanno esposto le conseguenze legali sui carnefici e psicologici sulle vittime. Non si sa che impatto preciso abbia avuto tutto questo, ma la madre dell* studente colpit* ha dichiarato che la situazione dovrebbe essere migliorata. Ha voluto poi sottolineare di come questo dialogo aperto e supporto da parte della comunità abbiano aiutato ad affrontare il problema.

Volete cavarvela così con la questione del cyberbullismo?

Una dichiarazione mi ha fatto storcere il naso. “La denuncia“, ha raccontato ancora la mamma, “non è andata avanti poiché la Polizia postale ha preferito parlare direttamente ai ragazzi. Ora la situazione è molto migliorata“. A quest* studente è stato detto qualcosa d’inaccettabile.  Bruciamola, ha gusti orribili, meglio vederla soffrire dissanguata. Fai schifo, ti odio, fai pena…“, scrivevano le compagne di classe. Il tutto accompagnato dal suo nome. Si è isolat* dalla classe, e il tutto poteva sfociare in istigazione al suicidio. E per cosa? Su Internet si parla di “una vena particolarmente artistica, una passione per temi forse più profondi rispetto alla sua età, un modo di vestire più sbarazzino ma, soprattutto, senza una chiara identità di genere“. Vi pare una buona ragione?

Questa è la piega della nostra società

In Italia, come nel mondo, la venuta dei social media tra le masse più giovani ha portato all’apice il cyberbullismo. Molestie, intimidazioni o umiliazioni sono all’ordine del giorno tra i più piccoli. Nonostante tutto ciò porti ad ansia, depressione, riduzione dell’autostima e in diversi casi la morte, nelle scuole si agisce ancora poco e male. Quante volte gli studenti “più deboli” vengono isolati, esclusi, e il personale competente non agisce al riguardo? Penso che ciascuno di noi abbia una storia da raccontare molto simile. Eppure le politiche di prevenzione e intervento da implementare a scuola non stanno avendo alcun successo.

Le conseguenze del cyberbullismo si sentono ancora

Qual è quindi il vero problema alle spalle del cyberbullismo? Io lo vedrei nell’assenza di dialogo aperto e onesto. Anzi, il nostro sistema ha impedito anche a diverse associazioni di attuare percorsi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Il risultato? Giovani adulti (come anche minorenni) che sui social media osannano i carnefici di femminicidio, per fare un esempio. Dall’omicidio di Ilaria Sula e Sara Campanella le retoriche sono sempre le stesse. Ne ho lette di tutti i colori: perché sempre additare l’uomo, può essere un suicidio. È lei che se la credeva, devono imparare a dire di sì all’uomo. Alcuni simpaticoni persino a scrivere “Free Turetta“, ricollegandosi all’omicidio di Giulia Cecchettin. Ho riportato anche la questione di Alexandra Garufi. Qui nessuno parla di violenza online?

Su Alexandra ne abbiamo parlato qui: Giornata internazionale della visibilità transgender: oggi più che mai ne abbiamo bisogno

Parlatene solo a convenienza

Che succederà la prossima volta che un minore andrà di mezzo? Nulla, ve lo dico io. All’estrema destra piace molto mettere in mezzo i bambini per le questioni LGBTQIA+. Ma solo quando fa comodo a loro. Quando i figli sani del patriarcato invece promuovono violenza e odio se ne stanno in disparte. In silenzio. Perché è la comunità LGBTQIA+ quella brutta e cattiva, vero? A fare le finte vittime. Non è nel mirino di un vero problema culturale e sociale. Sempre coinvolta in questioni di cyberbullismo, atti non violenti, fisici e psicologici. Omicidi, suicidi, danni biologici permanenti. Assolutamente. Ognuno è libero di vivere come vuole, ma solo se rispetta i canoni imposti da questa società.

Il cyberbullismo è solo uno degli esempi

Mi sono stufato di parlare della mia comunità in questo modo. Di toccare sempre questioni di violenza, morte, odio. Non si parla più ormai di euforia, celebrazione, amore. Rispetto e fiducia. Perché sono valori che ci sono stati strappati via. Sia da chi è al potere, sia dalla massa ignorante che li segue e continua a offrirgliene. Prendiamo ad esempio le politiche di Trump: abbiamo tanto voluto emularlo, e dove siamo adesso? Con le quote in borsa al ribasso del 7%, una situazione finanziaria disastrosa. Salvini e Meloni a dire che non c’era nulla da temere. E invece chiaramente non sanno di che cosa stanno parlando. Allora perché dargli corda su altre questioni, come quelle di genere o di discriminazione, sulle quali già non sanno come mettere mano?

In memoria di Elisa Rae Shupe

Vorrei dedicare un momento ad Elisa Rae Shupe, militare american* non-binary. Alla fine di questo Gennaio si è tolt* la vita per protesta contro l’amministrazione di Trump. Nella sua lettera l* veteran* ha descritto perfettamente le questioni di genere in questo clima politico. Il suo suicidio non ha avuto un briciolo di copertura mediatica. Le sue denunce mai condivise dai media, nonostante i suoi tentativi prima di uccidersi. Sui siti web governativi non appare nemmeno il suo nome. Tutto ciò che c’è dato a sapere è che si è impiccat* nel suo garage. Si è copert* il volto con la bandiera transgender, lasciandola sventolare. Ha preferito immolarsi per questa causa, per il riconoscimento dei nostri diritti fondamentali, eppure nessuno ha parlato della questione.

Qui trovate la sua lettera

 

Ancora una volta v’invito a riflette sulle questioni di genere. È giusto tutto questo? E se foste voi a subirlo, o un vostro caro, parente, amico, collega, conoscente? Cosa fareste? Stareste a guardare?

 

Aeden Russo

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