Chiesa inclusiva e battaglie interne. Ad oggi voler portare inclusività nella religione è un atto pericoloso, vergognoso e blasfemo. O così lo definisce Pro Vita & Famiglia. Ma andiamo a guardare più nel dettaglio la vicenda.
Chiesa inclusiva, una condanna?
Ci troviamo in provincia di Avellino, dove una piccola città ha allestito il suo presepe. Don Vitaliano Della Sala, della chiesa dei santi Pietro e Paolo, ha ben pensato una natività inclusiva. Per lui non c’era nulla di strano ad inscenare la nascita di Cristo con due mamme. Ma per Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, questo è stato decisamente troppo. Non solo ha commentato arduamente la scelta del parroco, ma l’ha duramente condannata.
Le parole di chi “santifica” l’odio
Il presidente ha ben pensato non solo di dar sfogo a tutto l’odio di cui è capace, ma andare anche un passo più in là. Partiamo dal presupposto che sì, magari contravviene ad un solo insegnamento della Chiesa, ma da qui a violarli tutti si deve fare un bel volo. In più la scelta del parroco non “santifica”, così per dire, nessuna pratica illegale in Italia, ma sancisce che l’amore è una cosa pura, un atto di condivisione, e che una famiglia tradizionale è anche questo.
Ma la chiesa vera condanna una famiglia?
Continuiamo con la cosiddetta “vendita dei gameti e la compravendita di bambini”. Chi ce lo dice al signor Brandi che qui non mercifichiamo bambini? Nessuno sta parlando di svendita come se fossero scontistiche al supermercato. Di genitori discutibili esistono con o senza figura paterna. Molto spesso una madre single le incarna entrambi. O un papà single anche la mamma. Adesso vogliamo polemizzare sul sesso dei genitori? Se poi aggiungiamo anche biologico vicino, veramente siamo all’ortofrutta. Ma lo sa perlomeno che l’utero in affitto è un metodo di concepimento usato maggiormente da coppie etero? Ah no?
Terminologie arcaiche
Non vorrei commentare sulle “lobby arcobaleno”, perché mi fa tornare indietro di almeno un secolo. Ancora con questa retorica che la comunità LGBTQIA+ voglia influenzare governo e organi pubblici. Che mi venga un colpo se volessi semplici diritti umani applicati per tutti, senza distinzione alcuna. Non lo sancisce mica l’Articolo 3 della Costituzione Italiana. Dopotutto il sesso, l’etnia, la lingua, la religione, le opinioni politiche e le condizioni personali e sociali si applicano solo in casi specifici.
In chiesa come nel mondo cerchiamo inclusività
Oggi due mamme, e domani? Ci saranno due papà o due persone transgender in un presepe che vuole così legittimare che la famiglia italiana è questo. Che la famiglia in generale è questo. Però forse è un concetto ancora troppo complesso. Perché, si sa, con la giusta informazione già nelle scuole sarebbe tutto più chiaro. Come educazione sessuale inclusiva, o anche semplici lezioni informative sulle identità di genere. Il passo più lungo sarebbe esigerlo nella chiesa più vicina, ma quantomeno allestire rifugi sicuri ai più bisognosi sarebbe l’ideale.
Perché cercare provvedimenti?
Ma in tutto questo il povero vescovo di Avellino, Arturo Aiello, che provvedimenti dovrebbe prendere? Smantellare un gesto solidale della chiesa di un paese limitrofo? Dichiarare apertamente che la chiesa, simbolo di una religione che si mette nei panni del prossimo, è discriminante? Che non importa chi sei, da dove provieni e cosa pensi, verrai sempre zittito se solo ti mostrerai aperto e inclusivo? Ma sì, tanto chi è senza peccato può scagliare tutte le pietre che vuole.
Ma la vera chiesa sa cos’è il gender?
Vorrei dire a tutti coloro che si sono “sempre espressi contro il gender” che questo benedetto “gender” è una creazione umana, e non divina. Il genere, ebbene, è un concetto sociologico. Esatto, una definizione creata da fatti sociali considerati nel tempo e nello sviluppo. Quindi se l’uomo si evolve, di conseguenza evolvono le condizioni sociali e culturali condizionate da esso, no? Ma dico ancora cose troppo difficili, mi devo trattenere. Se la chiesa mostrasse un minimo di coerenza si preoccuperebbe del calo costante dei fedeli presenti in Italia, non di fare politica in uno stato laico e aconfessionale.
Fare discriminazione è veramente da condannare
Ma fatemi aprire una parentesi minuscola. Ammettiamo che “l’istituzione famiglia è solo quella formata da una mamma e da un papà”. Quindi una madre sterile che adotta non è di conseguenza una mamma. Un papà sterile che usa il seme di un altro uomo a sua volta. Un genitore single, come Giorgia Meloni ad esempio, non può chiamarsi tale se non ha partner che possono assumere il ruolo opposto. No? A loro non si applica? Allora fatemi il piacere. Ma questi avidi frequentanti di chiesa a chi vogliono darla a bere.
La vera voce della chiesa
Vorrei dare voce a chi la merita veramente, ossia il parroco della chiesa in questione, fautore di questo presepe così condannato. “La realtà è che oggi ci sono altri tipi di famiglie. Negli oratori, al catechismo, arrivano bambini figli di divorziati, di single, ma anche di coppie gay. E noi li dobbiamo trattare tutti allo stesso modo, con rispetto. D’altra parte è lo stesso Papa Francesco a dire che la Chiesa non deve escludere nessuno”.
Ciò in cui io credo
Vorrei anche sottolineare un’altra sua bella dichiarazione: “Siamo nel 2023 e nel mio presepe ho voluto mettere una coppia arcobaleno perché anche loro sono un tipo di famiglia. Non c’è più una famiglia tradizionale. E dobbiamo tenerne conto perché Gesù Cristo si incarna pure per loro”. Ed io, da credente e parte della comunità LGBTQIA+, voglio fermamente condividere questo pensiero. Siamo tutti fatti della stessa carne, le stesse ossa e lo stesso sangue. Siamo tutti creature divine. Così come siamo. E ho smesso tempo addietro di sostenere una chiesa che non mi ama così come sono stato creato.
Inviterei caldamente i membri di Pro Vita & Famiglia ad abbracciare vere cause per cui lottare. Posso citare già tutti i bambini deceduti a Gaza, che non credo siano stati protetti alla stessa maniera di bambini sani, felici e con una famiglia. Ma sì, anche arcobaleno. Non dovrei nemmeno star qui a specificare.
Aeden Russo
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