fbpx

È veramente un lieto fine il suicidio di coppia?

È veramente un lieto fine il suicidio di coppia? Per Arsen e Tigran, una coppia gay che viveva in armena, è stata l’unica via d’uscita dalla loro realtà atroce e difficile, che non gli ha permesso di amarsi come una normale coppia di adolescenti. Questa è la tragedia accaduta in Armenia questo 20 Ottobre.

Arsen e Tigran, chi erano i due ragazzi

Arsen aveva solo 16 anni quando lui ed il compagno Tigran, di 21, avrebbero deciso di saltare insieme dal Davtashen Bridge, un viadotto alto 92 metri sul fiume Hrazdan, situato nella città di Yerevan, capitale dell’Armenia. Prima di suicidarsi, hanno pubblicato una serie di foto sul social network Instagram, dove hanno espresso il loro amore e hanno accompagnato le immagini con il messaggio: Happy End, lieto fine.

Secondo l’Epress, la famiglia di Arsen era contraria alla relazione sia per la differenza d’età, sia possibilmente per il suo sesso biologico; alcuni parlano di come fossero stati rifiutati dai propri genitori, che non accettavano il loro amore. Per questo motivo, Arsen è scappato di casa, seguendo Tigran in una doppia fuga: il primo dagli affetti, il secondo dalla Russia. E anche in questo caso Tigran e Arsen avrebbero scelto di suicidarsi per via dei “sentimenti di colpa, paura, auto-colpevolizzazione e vergogna dovuti all’atteggiamento della società nei confronti del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere”. “Non possiamo sapere con certezza cosa li ha portati al gesto di interrompere la propria vita”, scrive sopra alla foto dei due ragazzi diventata virale Cathy La Torre, attivista italiana, “ma sappiamo con certezza che la condizione delle persone LGBTQ in Armenia è di totale ghettizzazione e marginalizzazione”.

Il loro suicidio cos’ha scatenato nel paese?

Sfortunatamente la loro tragedia non è stata accolta con un moto di cambiamento: difatti, l’associazione armena per i diritti LGBTQIA+ Pink Armenia racconta che la notizia è stata seguita da commenti d’odio sui social e sui canali Telegram, in cui l’omosessualità dei due giovani veniva additata come una valida ragione per morire, fatto che avrebbe quindi “giustificato” la loro decisione di togliersi la vita. Ma non basta, perché addirittura altri utenti si sono spinti ad incoraggiare altre persone della comunità ad emularli. Insomma, sono chiaramente le basi per un’istigazione al suicidio. A dimostrazione che l’omofobia, contrariamente a come dichiarino alcuni esponenti politici in Italia, uccide.

“I due ragazzi avevano ancora molti anni di vita di fronte a loro, ma a causa dell’intolleranza a loro rivolta, hanno deciso di compiere questo tragico passo. La comunità LGBT+ conosce bene la sensazione di isolamento e incomprensione da parte della famiglia e della società. Questo tragico incidente prova ancora una volta che le persone LGBT+ in Armenia non sono al sicuro e non sono protette dalla società o dallo stato”, questa la dichiarazione dell’ente armeno.

Qual è la condizione di vita per i membri LGBT+ in Armenia?

Dal 2013 il codice penale armeno non prevede più l’omosessualità come un crimine perseguibile, ma la situazione non è lo stesso rosea per i membri della comunità: parliamo sempre di una stigmatizzazione molto presente, assenza di protezioni giuridiche, continue discriminazioni anche sul posto di lavoro, ma soprattutto violente aggressioni nelle famiglie.
Nel 2012 si parlava, secondo un sondaggio, di più della metà degli intervistati contro l’omosessualità, al punto di troncare amicizie e rapporti familiari; il dato più preoccupante è però quello sulla considerazione dei membri della comunità, visti come “strani” da quasi il 70% di loro.

L’Armenia al momento è in fondo alla lista dei paesi europei accoglienti per la comunità, con una posizione di 47esimi sui 49 paesi aderenti dal 2019. Non che l’Italia sia messa bene, è al 33° posto. Nonostante questo preoccupante aspetto, il tenore di vita in Armenia è nettamente superiore a quello iraniano, dove ancora sono previste reclusioni e fustigazioni per il solo essere omosessuali.

Com’è possibile che, ancora oggi, la risposta all’odio e all’esclusione sia farla finita? Perché due giovanissimi avrebbero pensato che morire fosse la scelta migliore, il loro lieto fine, piuttosto che lottare per il loro amore? È una realtà cruenta che non dovrebbe esistere nella nostra attualità. Principi come amore, accettazione di sé, orgoglio, spariscono tutti di fronte all’omofobia. Quanti giovani, adulti e anziani dovremmo continuare a perdere per cessare questa barbaria? Quando le istituzioni ed i governi capiranno che perdere una vita non ha mai una giustificazione, soprattutto in ciò che è e in chi ama? Che Arsen e Tigran lascino il segno in questo mondo, e che il loro gesto estremo non venga mai dimenticato.

Leggi anche: Bacio tra due ragazze nella metropolitana di Napoli: un uomo le aggredisce verbalmente

Aeden Russo

Fonte: Luce, AlFemminile, Tag24