J. K. Rowling, eroina di ogni TERF*, è da fine 2019 che continua a far parlare di sé. Anche questa volta il tema è sempre lo stesso: il famoso pezzo sul suo blog in cui giustificava le sue posizioni vicine alle autodefinitesi “femministe gender critical” viene candidato per il Premio Russell 2020.
*TERF: acronimo per Trans-Exclusionary Radical Feminists. Si tratta di movimenti che fanno proprie alcune battaglie femministe, ma tracciando un importante confine tra le problematiche “femminili” e quelle, in modo particolare, di donne trans, escludendo queste ultime.
Gran Bretagna, TERF e diritti per persone trans*
Non volevo scrivere il terzo articolo di fila sullo UK e le controversie in atto su identità di genere ed orientamento sessuale, ma questa notizia tocca un punto molto importante per me, in quanto ricercator* sulle narrazioni TERF. Inoltre, lo UK sarebbe, a parole, uno dei Paesi più progressisti, ma continua sempre più a dimostrare i propri bias ed un conservatorismo che non riesce a tenere il passo con le nuove scoperte scientifiche e sociali.
Non è un caso che alcune delle voci TERF internazionali più prominenti vengano dalla Gran Bretagna, ed il motivo sarebbe dovuto dalla differenza nell’evoluzione dei movimenti femministi europei rispetto a quelli americani. I primi, infatti, faticano e spesso rigettano le posizioni postmoderne e post-strutturaliste dei secondi. La conseguenza risulta in un forte attaccamento a teorie essenzialiste, cioè l’idea che un corpo abbia un’essenza maschile o femminile, e sulla “realtà biologica”, che di realtà e biologia ha poco. Vorrei anche tracciare un parallelismo tra la “realtà biologica” ed il “realismo razziale”, cioè il nuovo modo in cui i razzisti chiamano le proprie teorie razziste. Questo legame con il tema razziale venne anche ripreso dai gruppi femministi irlandesi, che presero le distanze da quelli TERF britannici, affermando che “diffondere idee transfobiche è come diffondere idee razziste”.
Premio Russell: che cos’è?
Il nome viene dallo scrittore britannico Bertrand Russell e dal suo stile di scrittura, composto da “scrittura semplice, forza morale ed erudizione pertinente” (dall’articolo della BBC: “The winners: The 2020 Russell Prize for best writing“). Queste sono anche le caratteristiche che dovranno avere gli essay candidati al premio.
Il concorso è gestito e portato avanti solo dal suo creatore, cioè Amol Rajan, scrittore dell’articolo della BBC sopra citato, che è solo anche nella selezione dei candidati e nel loro giudizio.
Fortunatamente, sappiamo già che a vincere non è stata la Rowling, ma Decca Aitkenhead con un suo scritto su come un ritiro a base di psilocibina in Jamaica l’abbia aiutata a processare il dolore per la perdita del compagno.
I motivi della candidatura
Rajan spiega di aver candidato lo scritto dell’autrice britannica in quanto rispecchia tutti e tre i criteri di ammissibilità (lo stile di scrittura).
Ciò che ha colpito di più il giornalista è il “coraggio” che la Rowling avrebbe avuto nello scrivere un qualcosa che avrebbe palesemente attirato molte critiche ed accuse. Inoltre, pur prendendo le distanze dai temi della entry del blog, Rajan non si trattiene dall’affermare che “l’offesa [delle persone trans* e non binary, ndr] è il prezzo per la libertà di parola”.
In ultimo, il fondatore del Premio, cerca di sottolineare che, comunque, la scelta è stata data soprattutto dalla retorica e dalla semplicità della scrittura, secondo lui fondamentale per trasmettere un messaggio o un’idea.
Le contraddizioni
Amol Rajan cerca continuamente di farci capire di non avere una posizione sui temi dello scritto, ma il linguaggio utilizzato ci mostra invece come il giornalista stia cercando di spezzare una lancia in favore della scrittrice.
Una persona sensibile ai problemi sociali
Prima di tutto, la definisce una “remarkable humanitarian“, cercandone di metterne in luce l’empatia e l’interessamento ai temi sociali; cosa vera per alcune sue azioni, ma in netto contrasto con il contenuto dello scritto candidato, che, invece, dimostra poca comprensione e solidarietà con una delle categorie sociali più discriminate al mondo.
“L’offesa è il costo per la libertà di parola”
Nel paragrafo successivo, poi, sostiene che “delle persone siano state offese“. Offesa qui non è non è la parola giusta. Ad un’offesa pubblica si potrebbe rispondere con una querela, ma qui la situazione è diversa. La Rowling con il suo testo porta avanti delle teorie che non hanno sostegno scientifico, diffondendo preoccupazione su possibili conseguenze (l’eliminazione del concetto di donna) che in realtà sono lontane dalla volontà dei gruppi attivisti contro cui lei scrive. Quello che fa l’autrice non è offendere qualcuno, ma togliere valore alle loro battaglie con retoriche populiste.
Testo semplice per temi complessi
La semplicità testuale che Rajan sostiene è esattamente la tecnica sensazionalistica che usano i gruppi TERF per espandere la propria base di consensi. L’identità di genere è, sfortunatamente per alcuni, un tema molto complesso che è difficile da trattare semplicemente. Sono invece le narrazioni essenzialiste di questi gruppi che sono facilmente digeribili, perché il loro scopo è colpire alla pancia dell’opinione pubblica, dando poca importanza invece ai complicati studi ed esperimenti portati avanti da biologi, psicologi e filosofi. Non dico che non sia possibile parlare di transfemminismo in modo semplice, ma che è molto più facile per questi gruppi esporre le proprie idee così.
Rowling vittima del transfemminismo
In ultimo, il giornalista ha più interesse a prendere le parti della Rowling contro il “trolling” subito, piuttosto che spiegare le ragioni della rabbia della comunità, facendola passare come vittima di un sistema di “bulli” contro la libertà di parola. A questa accusa mossa al “femminismo mainstream”, altri rispondono che si stia ingigantendo il caso. Punto primo: i trans attivisti sono molto pochi rispetto alla popolazione. Punto secondo: escludendo i tweet apertamente violenti che le auguravano la morte, se Rajan avesse davvero a cuore la libertà di parola, la riconoscerebbe anche verso le reazioni negative allo scritto della Rowling (e se quest’ultima dovesse offendersi, sarebbe solo “il prezzo della libertà di parola). Ad ogni modo, il potere del transfemminismo per ora si ferma quasi sempre al potere di denunciare sui propri social le situazioni problematiche e negative.
Il problema della responsabilità
Concludendo, sono parzialmente sollevat* dal fatto che il “panel” del Premio sia in realtà composto unicamente dal suo fondatore, dimostrando quindi il fatto che sia un evento di scala limitata.
Il problema è che l’opinione pubblica britannica sta facendo fatica a riconoscere le difficoltà di una comunità che sta trovando solo di recente le parole per identificarsi ed uno spazio in cui emergere.
La gogna pubblica è sicuramente un aspetto negativo della società, ma non possiamo ignorare la responsabilità che ha una persona conosciuta a livello internazionale per i suoi libri e che, anche solo su Twitter, ha la possibilità di arrivare ad almeno 14 milioni di persone (il numero dei suoi followers).
È vero anche che la Rowling è una voce mediamente moderata all’interno dei dibattiti TERF, ma non è accettabile che una persona con questo potere mediale continui a diffondere fake news e disinformazione.