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La comunità LGBTQIA+ ha bisogno di più respiro

La comunità LGBTQIA+ ha bisogno di più respiro? Notizie incredibili per la comunità transgender: la più grande associazione psicologica del mondo ha appena pubblicato uno straordinario documento in cui dichiara che l’affermazione di genere salva vite umane. Ma ci sono anche tantissimi aspetti negativi da evidenziare. Vediamo di più sulla questione.

Cos’ha da dire l’APA?

L’American Psychological Association, che rappresenta 157.000 psicologi in tutto il mondo, ha votato con 153 voti favorevoli e 9 contrari a una normativa in cui si afferma che le cure volte all’affermazione del genere delle persone LGBTQIA+ salvano vite umane. Questo documento si oppone ai divieti di assistenza sanitaria che affermano il genere negli Stati Uniti. Attualmente afferma che la disforia di genere non è causata da disturbo da stress post-traumatico o autismo, e anche che tutti gli psicologi dovrebbero combattere la disinformazione sull’assistenza ai pazienti transgender.

E come sta aiutando la comunità LGBTQIA+?

Ora, questo è significativo perché è la dichiarazione più forte mai fatta dall’American Psychological Association, come una delle dichiarazioni più forti fatte da qualsiasi associazione psicologica al mondo. Ciò dimostra che i principali psicologi in questo campo sono contrari all’idea che non vi sia consenso sull’affermazione del genere nelle cure mirate a persone LGBTQIA+. Inoltre, questi rappresentanti che hanno votato sono eletti direttamente dagli psicologi di tutto il mondo come i maggiori esperti nel loro campo.

Ha dimostrato di essere essenziale

Il loro sostegno è significativo per la comunità LGBTQIA+ e, anche se potrebbe non cambiare gli elettori americani su questo tema, potrebbe portare a più vittorie nelle battaglie giudiziarie contro questi divieti. Dopotutto stiamo parlando del sostegno della più grande organizzazione scientifica che rappresenta la psicologia. Non ha grande rilevanza solo negli Stati Uniti, perché vanta più di 18.000 esperti in ben 54 dipartimenti differenti. Nata a Luglio 1892, è stata fondamentale per la crescita delle discipline accademiche, di specializzazioni più avanzate e del movimento politico progressista.

Ha preso diverse posizioni a favore della comunità LGBTQIA+

L’American Psychological Association, ad esempio, ha sempre preso posizioni chiare per la comunità LGBTQIA+. Parliamo, ad esempio, delle terapie di conversione. Queste pratiche disumane e discriminatorie non solo sono state riconosciute come dannose, ma come promotrici di stereotipi negativi. Difatti già a Giugno 2008 ha affermato che “la promozione di terapie [di conversione] rinforzi gli stereotipi e contribuisca ad un clima negativo per le persone [LGBT]”.

In Italia la situazione è drastica

Al momento in Italia ci sono ancora troppe stigmatizzazioni sulla psicoterapia. Uno studio a Maggio 2023 ha evidenziato, infatti, che non molti sanno chiedere aiuto nelle difficoltà. Una persona su 5 si è rivolta almeno una volta ad un terapeuta, il 17% degli italiani. Dato importantissimo è che, di questi, la maggioranza ha tra i 18 e i 35 anni. Parliamo, quindi, di figli colpiti durante gli insegnamenti dei propri genitori, dal clima sempre più ostile di crescita e dalle difficoltà psicologiche sempre in aumento. Il 14% della popolazione, infine, non si è rivolta ad un esperto, ma avrebbe dovuto e voluto. Non si hanno dati certi su quante persone tra queste siano LGBTQIA+.

Non si hanno diritti umani, figuriamoci quelli per persone LGBTQIA+

Una persona su 10 in Italia vorrebbe anche effettivamente migliorarsi e andare in terapia. Peccato che gli è stato impedito dalle condizioni economiche. Forse lo Stato dovrebbe stanziare più di €1.500 a persona in base all’ISEE per le sessioni di psicoterapia. Anche perché 180 giorni non sono per niente abbastanza per poterlo utilizzare. La terapia, fatta correttamente, richiede come minimo un anno. Cosa si può fare con metà del tempo a disposizione, senza una giusta copertura economica? Poco e nulla. Peccato che poi alla comunità trangender facciano fare un percorso infinito per avere diritti. Questa è la disparità nella comunità medica per le persone LGBTQIA+.

Ne soffre tantissimo la nuova generazione

Vorrei portare alla vostra attenzione altri dati importantissimi. Nel 2022, quando è stato stanziato questo bonus, il volume delle richieste è stato abissale. Lo Stato, quindi, non aveva messo in conto quanti ne avrebbero richiesto. 395.000 domande, e il 99% di queste era conforme ai criteri richiesti per l’erogazione. Quanti l’hanno avuto? 41.600. Il 10,5% dei richiedenti. Tra tutti questi, 180.000 erano giovanissimi. Solo il 15% dei minorenni ha avuto il bonus. Possibile mai che lo Stato non se ne accorga ancora che 25 milioni di euro stanziati siano ancora una sciocchezza? Non dà spazio a semplici diritti umani, figuriamoci quelli LGBTQIA+.

Che piani per la comunità LGBTQIA+ abbiamo?

Solo nel 2018 si è parlato in Italia di un vero piano rivolto alla salute delle persone transgender in Italia. Portato avanti dall’Istituto Superiore di Sanità, in particolare il Centro di Medicina di Genere, vede coinvolte diverse associazioni nazionali. L’idea era quella di portare avanti indagini specifiche sui bisogni sanitari della comunità e creare percorsi di assistenza adatti. Ma a che punto siamo? Nel vuoto. La comunità medica è rimasta disinformata, impreparata, e soprattutto piena di stereotipi e pregiudizi sulla comunità LGBTQIA+.

Cosa si diceva all’epoca

Così diceva Porpora Marcasciano, autrice di diversi saggi di storia del movimento LGBTQIA+ italiano e presidente onoraria del Movimento Identità Trans: “La tutela della salute e del benessere delle persone trans, essendo un diritto inalienabile, è strettamente legata alla possibilità di accesso ai servizi sociosanitari. (…) si misura in base al livello di formazione e predisposizione dei servizi dedicati, al contrasto del pregiudizio nelle sue forme istituzionali, perseguito attraverso campagne informative volte a raggiungere il sistema nella sua totalità, fino ai medici di base. In questo senso la collaborazione tra l’ISS e l’associazionismo trans rappresenta lo strumento più importante per la realizzazione di questo grande obiettivo”.

Una vera guerra contro la comunità LGBTQIA+ italiana

Al momento la situazione non è delle migliori. Prendiamo ad esempio l’ospedale pubblico Careggi di Firenze. Qui il pensiero stereotipato e pregiudicante sta mettendo a rischio l’incolumità delle persone LGBTQIA+, in particolare quelle transgender, alle quali viene negato o compromesso il diritto alla salute e l’accesso a farmaci salvavita. È stato lanciato un appello nazionale proprio per portare il caso alle istituzioni europee per intervenire.

Firma anche tu la petizione proposta da Arcigay.

C’è bisogno di più attenzione

Il Careggi è uno degli ospedali specializzati nei percorsi di transizione, con medici di rilevanza mondiale e sempre ligio alle direttive internazionali, con particolare attenzione ai casi scientifici. In questo momento, però, ha cambiato rotta. Tramite una linea politico-mediatica transfobica sta minacciando genitori, medici e pazienti. Le famiglie già si sono allarmate, denunciando la grave situazione in atto. Sono già stati avvisati: il Ministro della Salute Orazio Schillaci, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’Assessore alla Salute della Regione Toscana Simone Bezzini.

Scendono in campo anche esponenti LGBTQIA+

Sono scese in campo anche due associazioni ai diritti transgender italiane, Arcigay e Agedo. Trasmettendo un comunicato a diversi esponenti europei istituzionali, politici e scientifici, hanno provato ad accendere un faro sull’Italia e la sua politica omotransfobica. “Tutto ciò è contrario ai principi della Costituzione italiana e in contrasto con i Trattati fondativi dell’Unione europea, essendo violata la dignità e la salute delle persone, in questo caso, transgender, scrive Arcigay.

Che fine faremo? A questo punto non si può più aspettare, bisogna solo agire.

 

Aeden Russo

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