Quando si affronta un percorso di transizione per affermare il proprio genere femminile, spesso si sceglie di sottoporsi non solo alla terapia ormonale, ma anche a determinati interventi chirurgici. Tra i più diffusi vi è sicuramente la mastectomia additiva che permette di aggiungere taglie di seno in più. Altri, come la femminilizzazione del viso o della voce, sono meno diffusi. C’è un intervento però che è attualmente sperimentale e che farebbe diventare i sogni di alcune donne trans in realtà: quello di diventare mamme. Questo intervento è il trapianto dell’utero.
Trapianto dell’utero: dal primo esperimento alla prime nascite
- Nel 2000 è stato realizzato il primo trapianto d’utero da donatrice vivente. Purtroppo è stato espiantato solo tre mesi a causa di una necrosi ischemica secondaria a prolasso massivo;
- Nel 2011, dopo numerose ricerche sperimentali, è stato eseguito un secondo tentativo stavolta da una donatrice di cadavere. L’intervento ebbe successo, ma non determinò alcuna gravidanza;
- Nel Settembre 2014, nacque il primo bambino grazie a questo tipo di intervento;
- Nell’agosto del 2017, l’Ospedale Cannizzaro e l’AOU Vittorio Emanuele di Catania sottopongono al Centro Nazionale Trapianti (CNT) un protocollo sperimentale per il trapianto di utero, corredato del parere favorevole del Comitato Etico di Catania;
- Nell’ottobre dello stesso anno il CNT provvede a inviare tale protocollo, per tramite del Ministero della Salute, al Consiglio Superiore di Sanità (CSS), seguendo l’iter abituale per queste tipologie di trapianto. Il CSS, dopo un’attenta valutazione e la richiesta di alcune piccole modifiche al protocollo, tra le quali l’individuazione del range di età della donatrice (18-40 anni), esprimeva un parere positivo in merito nel febbraio 2018;
- In seguito al provvedimento del CSS, anche il CNT si esprimeva favorevolmente, e nel giugno del 2018 la sperimentazione aveva inizio;
- Nel Giugno 2018 il CNT avvia la ricerca di una donazione, su scala nazionale;
Arriviamo al decennio attuale
- Nel Agosto del 2020, una donna di 37 anni, deceduta per arresto cardiaco improvviso, che aveva espresso in vita il proprio consenso alla donazione divenne donatrice. L’utero venne prelevato al termine del prelievo di tutti gli altri organi idonei, e trasportato con un volo aereo a Catania. La paziente che riceve il trapianto è una donna di 29 anni affetta da sindrome di Rokitansky: il trapianto ha successo e, dopo qualche settimana dall’intervento, la donna viene dimessa e può tornare a casa. Ad un anno dal trapianto la giovane paziente inizia a sottoporsi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), e al secondo tentativo, a soli due anni dal trapianto, dà alla luce, con un parto cesareo, una bimba che porta il nome della donatrice, e che è il compimento di un percorso disseminato di difficoltà, incertezze, ricerca e cura;
- Nel gennaio 2021 i chirurghi di Catania eseguono un secondo trapianto, coronato anche questo da successo e così che, nel Settembre 2022 nasce Alessandra. Prima bambina nata in Italia da un trapianto di utero;
- Nel Gennaio 2023 è avvenuto il terzo trapianto avvenuto in Italia, stavolta in Sicilia.
Trapianto dell’utero: come funziona ?
Ad oggi sono stati riportati circa 90 trapianti di utero, la maggior parte dei quali da donatore vivente, con 31 bambini nati. Ma come viene eseguito il trapianto?
L’espianto dell’organo avviene separando l’utero della donatrice e i vasi sanguigni dai tessuti vicini. Infine, viene trattato con una soluzione apposita che raffredda l’organo allo scopo di evitarne il danneggiamento. Successivamente, durante il trapianto, si procede con il posizionamento dell’utero nel corpo della ricevente in un complesso intervento chirurgico che può richiedere fino a undici ore. Dopo l’operazione, la ricevente si sottopone a una terapia immunosoppressiva, allo scopo di evitare che l’organo venga rigettato, e a frequenti visite ginecologiche. Come alcuni trapianti purtroppo potrebbero esserci però delle complicanze. Tra le più gravi che portano al fallimento dell’innesto uterino ci sono:
- peri-procedurali: lacerazioni delle vene, delle arterie, dell’uretere o della parete della vescica;
- post-procedurali: rigetto dell’innesto, infezione e trombosi arteriosa o venosa.
Se, invece, dopo un anno non c’è stato rigetto, la perfusione dell’utero è corretta e il ciclo mestruale è regolare, si può programmare la gravidanza. Non è attualmente pubblico il prezzo di questo trapianto proprio perché non è molto diffuso. Inoltre per essere idonei bisogna essere impossibilitati ad avere una gravidanza e non averne avuta una in passato con esito positivo. Verrà un giorno in cui questo trapianto sarà accessibile a tutti? È la speranza per il futuro? staremo a vedere.
Raph