Pochi giorni fa (11 Ottobre) è stato il Coming Out Day. Nonostante questo termine sia molto conosciuto c’è ancora moltissima confusione tra coming out e “outing”. Facciamo quindi un po’ di chiarezza.
Qual è la differenza tra Coming Out e Outing
Fare Coming Out
Per “Coming Out” si intende dichiarare volontariamente il proprio genere/orientamento sessuale a una o più persone . Una delle cose più importanti per farlo serenamente è sapere che non è necessario farlo con tutti, soprattutto se non si è sicuri che la persona lo possa accettare. Inoltre, un datore di lavoro non è obbligato a sapere il vostro genere o orientamento sessuale. Non può nemmeno chiederlo durante un colloquio di lavoro.
Subire Outing
L'”outing” non è un’azione volontaria. Questo, infatti, avviene quando una persona decide, senza il tuo consenso, di dichiarare il tuo orientamento sessuale, il tuo genere o il tuo deadname. Nella comunità LGBT+ spesso è considerata un’azione molto negativa.
Le 3 regole d’oro per un coming out sereno
- Non è necessario farlo con tutti, soprattutto se lo si reputa non rilevante. Personalmente, ad esempio, ho deciso di non farlo con la corale con cui canto perché li incontro solo in quell’occasione e quindi non è fondamentale che sappiano di me vita, morte e miracoli;
- non tutti comprendono, anche la stessa comunità. Sì è sempre propensi a pensare che una persona con lo stesso orientamento o genere possano comprendere. Prima di tutto siamo persone e, purtroppo, l’omotransfobia esiste anche in questi sensi. Personalmente ho subito outing proprio da una persona trans. Quindi, la regola più importante è essere sempre cauti con chiunque;
- è normale non definirsi in un’etichetta particolare (queer/genderqueer) Può essere una fase transitoria dove si ha un dubbio oppure può essere definitivo dove una persona non vuole definirsi con un’etichetta in particolare. Se decidete di dichiaravi come persone Q a molti può sembrare strano, ma nessuno è sbagliato, siamo tutti validi.
Fonte: LaStampa
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