Aggressione su minore a Napoli: l’odio vince ancora. Non ho tanto altro da aggiungere a questo titolo. Vi porto direttamente il mio pensiero.
Aggressione significa essere impotenti
Ultimamente non c’è respiro per le buone notizie. Giriamo l’angolo e, ovunque guardiamo, la risposta è solo una. La violenza. Perché siamo così facili a cadere nell’aggressione. Anzi, non si tratta nemmeno di questo. Perché non è per sbaglio che qualcuno utilizza la violenza. Non sta commettendo una scelta poco ragionata in quell’attimo. Sceglie volontariamente di sottomettere qualcuno secondo il proprio ideale. Di esercitare quanto più potere possibile per renderlo piccolo, insignificante. Quando le vere persone insignificanti sono loro. Coloro che non hanno potere, e si mascherano dietro la violenza, sono proprio loro. Ed è accaduto di nuovo, e continuerà a farlo per molto, molto tempo.
Questa è la nostra normalità
Oggi sono qui per raccontare l’ennesima aggressione. Una che colpisce vicino casa. Quando ho letto pochi giorni fa di questa notizia non volevo crederci. Non so perché mi abbia colpito così tanto. Dopotutto, giusto meno di tre settimane fa, ho fatto un resoconto annuale. Saranno state tante cose correlate, ma non ho potuto fare a meno di avere paura. Mi sono agitato nel sapere che come vittima, in un altro contesto, ci potevo essere io. Che poteva capitare a qualsiasi mio coetaneo. Parliamo di ciò che è successo a Napoli. Della violenza sistematica che le persone LGBTQIA+ come me stanno continuando a subire. Perché c’è bisogno di evidenziare questo problema, di renderlo anormale, un abominio.
Un parente non ti salva dall’aggressione. Ne può essere carnefice
Era un giorno normalissimo, quando sono rimasto sconvolto da una notizia di cronaca. Un papà sulla cinquantina ha picchiato il figlio. Penso che non ci sia cosa che mi spezzi di più il cuore. Le ragioni? Da mettere una rabbia folle in corpo. Questo ragazzo ha appena 15 anni. Ha subito un’aggressione da parte di un famigliare perché non è etero. Tutto qui. Per via del suo orientamento sessuale, di cui non ha colpe e non le avrà mai, è stato umiliato. Vessato continuamente dai suoi messaggi di morte, persino quando era a scuola. Poi l’ha colpito con una chiave inglese. Volto, collo, gambe, non ha risparmiato nulla. Io vorrei sapere solamente cosa dà il diritto di fare questo a un ragazzino. Perché.
Come si può toccare un minore?
È questa la parte più straziante, secondo me, dell’omofobia. Prenditela con degli adulti, due colpi li incassiamo. Gli insulti? Li tolleriamo. Siamo passati tutti, in un modo o nell’altro, nelle mani putride del bullismo. Ma stai ferendo psicologicamente e fisicamente una persona che hai messo al mondo. Una creatura che hai tenuto in braccio. Che hai fatto crescere per 15 anni della tua vita. L’hai protetto da tutto e da tutti, immagino. Eppure basta questo per giustificare la violenza. È una ragione valida per essere una bestia e commettere un’aggressione, giusto? Che merita ferite con prognosi di tre giorni? Per me va oltre l’umano comprensibile. È qualcosa che non si può neanche tentare di spiegare con la ragione.
Aggressione in Campania: un resoconto
Qui in Campania non stiamo vivendo tempi rosei. L’aggressione è dietro l’angolo, e ce lo dimostrano ogni giorno. Solo poco tempo fa un’altra ragazza si è tolta la vita per questo. Aveva la sua stessa età, 15 anni. L’associazione Arcigay Napoli l’ha voluta ricordare subito dopo la violenza che vi ho descritto. Una giovanissima che, per via della madre cattolica integralista, non poteva vivere essendo sé stessa. E a pagarne il prezzo sono sempre i giovani. Il nostro futuro. Antonello Sannino, presidente di Antinoo, ha voluto ricordarci che “diffondere odio ha un prezzo, e questo prezzo lo stanno pagando le persone LGBTQIA+ e tutti quei pezzi della cittadinanza aggrediti quotidianamente dalla retorica dell’odio. Occorre approvare rapidamente un pacchetto sicurezza per le persone LGBTQIA+, come chiesto a più voci dalle associazioni LGBTQIA+ con la petizione “Io non sto col branco”“.
Non siamo noi a voler scegliere i bambini come al supermercato allora…
Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra, ha voluto aggiungere altre parole molto forti: “I figli non si scelgono su catalogo e vanno tutelati, compresi e guidati anche nell’accettazione delle loro identità. Questo è il compito di un buon genitore. Portare i giovani a gesti estremi perché proprio in famiglia trovano incomprensioni e violenza è drammatico. L’auspicio è una società accogliente e inclusiva che non etichetti e non ghettizzi il diverso ma sappia cogliere nella diversità la ricchezza che è contenuta. Bisogna cominciare proprio dalla famiglia che non deve rappresentare il primo nemico da combattere ma un rifugio sicuro, il luogo degli affetti incondizionati“. Ed è così che si combatte l’aggressione. Con il sapere, l’educazione, l’affetto.
Aggressione all’ordine del giorno
In questo momento storico brancoliamo nel buio. Le famiglie italiane non hanno sostegno alcuno per proteggerci da questa crisi violenta. Anzi, si vanno sempre più a soffocare percorsi di educazione sani e mirati. Con la solita retorica del “sappiamo guidare noi i genitori sulla strada giusta”. Lo vedo come lo state facendo. L’aggressione psicologica, fisica, violenta, tutte sono all’ordine del giorno. E non solo per mano di branchi di ragazzini poco coscienziosi. Ci vanno di mezzo quei stessi genitori violenti che non sanno essere adulti. Che non sanno nemmeno come aiutare i propri figli a crescere. Forse perché non sono stati aiutati loro a priori. Così succedono suicidi come a Caserta, così vengono picchiati i giovani partenopei. I giovani italiani. Per mano italiana.
Si può vivere così?
Vorrei dire basta a questo clima di aggressione indiscriminata, ma non ho più voce. Mi rimane solamente una terribile ansia che permea le mie giornate. Cosa succederà quando uscirò di casa domani? Dovrò osservare ogni sguardo dei passanti, le loro mani, sentire cosa bisbigliano tra di loro? E quando passerò magari sotto un cavalcavia, una traversa non illuminata? Quando sarò solo, magari nemmeno per scelta, e un gruppo dal fare sospetto verrà verso di me? Questo una persona cis etero bianca non lo può comprendere. Il terrore che si annida in ognuno di noi a vivere la propria normalità. Posso mai essere fortunato a non essere mai stato picchiato da uno sconosciuto. Da un parente, un amico, anche un conoscente. Posso davvero essere contento di vivere normalmente? E per quanto sarà vero tutto ciò?
Non ho più parole per esprimere l’urgenza con la quale dobbiamo combattere l’odio. È già tardi.
Aeden Russo
Fonte: Il Mattino
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