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I ProVita affittano gli uteri: offerti 100€ a una donna per costringerla a non interrompere la gravidanza

Una donna racconta che due attiviste di ProVita, a Genova, hanno provato a offrirle 100 Euro per costringerla a non abortire

Gli esponenti di ProVita hanno passato anni a dire che sono i gay ad affittare l’utero e in realtà, a quanto pare, sono proprio loro a mercificare il corpo della donna in tal senso. Stando al racconto di una ragazza, due donne esponenti dell’associazione di Coghe le hanno offerto 100€ per non abortire. Prima le hanno fatto violenza psicologica e poi hanno cercato, sostanzialmente, di comprare il suo utero.

Non sarebbe il primo caso di questo tipo. Le offerte in denaro da parte dei ProVita per non far interrompere la gravidanza alle donne, si mescolano con le violenze psicologiche che tendono a colpevolizzare chi sceglie in maniera libera e autonoma di attuare tale pratica. Nel G7 appena terminato non c’è traccia dell’aborto nel documento redatto. Visto quanto è accaduto, si può ipotizzare che questa destra e il Governo Meloni abbiano degli interessi specifici nel non tutelare tale diritto. In fin dei conti i ProLife sono vicini a questa destra. Diversamente, non si capisce perché la Francia ha inserito già da tempo in Costituzione il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e l’Italia, invece, continua in tutti i modi ad ostacolare questo diritto.

Cento Euro per non abortire, così i ProVita mercificano il corpo delle donne

I vari Pillon, Coghe e Ruiu fanno tanto i puritani, quelli che vogliono solo il bene delle donne e dei neonati e poi si permettono di mandare in giro loro attivisti a offrire mance per costringere le donne a non abortire. Ma non erano le persone LGBT+ ad affittare gli uteri? Prima di puntare il dito sugli altri, bisogna guardare di più in casa propria. Solo se si è davvero “immacolati” e nella condizione di poter parlare allora si parla. Diversamente, è meglio tacere perché le figure di fango sono dietro l’angolo. A onor del vero l’associazione, mediante un comunicato stampa, si è dichiarata estranea ai fatti. Tuttavia, non ha condannato l’ipotetica violenza e, anzi, ha scritto che per loro è tutto inventato dando, come è nel loro stile, ancora una volta la colpa alla donna. Per quale motivo si sarebbe dovuto inventare tutto? Ripetiamo: prima di giudicare gli altri bisogna guardarsi di più in casa propria e anche assicurarsi di chi si fa entrare in casa propria.

Il racconto della vicenda a Villa Scassi a Genova

La vittima in questione si sarebbe recata all’ospedale Galliera di Genova e lì avrebbe scoperto di essere incinta (per la quarta volta). Stando al racconto, avrebbe chiesto di iniziare l’iter per interrompere la gravidanza ed è in quel momento che è iniziato il suo incubo. Il Galliera l’ha respinta dicendo che non l’avrebbe aiutata perché certe cose loro non le fanno. Ma certe cose cosa? Mica è stato chiesto al personale sanitario di andare a rubare. Ma andiamo avanti.

A questo punto la donna si sarebbe recata a Villa Scassi, sempre a Genova, ed è lì che sarebbe stata avvicinata da due donne. Stando al racconto, le hanno chiesto a malapena chi fosse e dopo aver scoperto che di figli ne ha già tre, le hanno provato a fare la morale sulle ricadute psicologiche di un’eventuale interruzione e, non contente, le hanno offerto 100 euro per non abortire. Questo è quanto ha racconto a Repubblica una amica che era con lei, aggiungendo che non hanno perso tempo e sono scappate via perché sembrava che le attiviste di PorVita volessero approfittare della fragilità della vittima facendo leva sul lato economico.

Concludiamo questa storia agghiacciante con una domanda al Governo: sarebbero questi i soggetti che si vorrebbero far entrare nei consultori?

 

Fonte notizia: Open; AdnKronos

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