Il 26 giugno a Verona si terrà il ballottaggio per il sindaco, a sfidarsi saranno Federico Sboarina (sindaco uscente, centrodestra) e Damiano Tommasi (candidato di centrosinistra). Dato che, a sorpresa, al primo turno l’ex calciatore ne è uscito in testa, in questo momento Sboarina e i suoi stanno facendo il possibile per poter “richiamare” gli elettori di centrodestra a votarlo, in modo da farlo vincere al ballottaggio. Ovviamente, non poteva mancare il tentare di giocarsi la carta omofoba o transfobica. A questo giro, quindi, il sindaco uscente ha deciso di puntare anche sulla transfobia.
“Con lui Verona capitale trans d’Italia”
L’appello del sindaco uscente di centrodestra parte così: “Chiamo a raccolta tutto l’elettorato di centrodestra, la Verona che produce ricchezza e lavoro: è una sfida che riguarda tutti.” Poi prosegue chiedendo che idee avrebbe il suo sfidante su diversi temi: famiglia, infrastrutture, droghe, alta velocità. Infine, arriva la stangata per discriminare come al solito le persone LGBT+, perché a quanto pare non se ne può mai fare a meno, chiedendo se Tommasi “vuole far diventare Verona una capitale transgender? No grazie”
Ma cosa vuol dire una capitale transgender? Probabilmente il nulla cosmico, è solo un’affermazione per accaparrarsi i voti sempre facendo leva sul discriminare le persone LGBT+.
L’ideologia gender del vescovo di Verona
Su questo non poteva mancare anche un’incursione della Chiesa. Il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, infatti, ha inviato una lettera ai confratelli della Diocesi di San Zeno. In questa lettera fa riferimento chiaramente alle elezioni amministrative, scrivendo di far coscienza a se stessi “e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, al tema dell’aborto e dell’eutanasia”. Cerca anche di salvarsi dicendo che il compito “non è schierarsi per partiti o persone, ,ma segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana“.
Sostanzialmente, però, è un chiaro occhiolino al centrodestra, che va di pari passo con la cavolata capitale transgender. Inoltre, è importante ricordare che questa fantomatica “ideologia gender“, di cui continuano a parlare Chiesa e centrodestra, non esiste. Questo termine è solo un modo improprio per riferirsi agli studi di genere, che sono invece riconosciuti dalle più importanti società scientifiche internazionali.
Questi studi mostrano, come ricorda anche l’Ordine degli Psicologi, che sessismo, omofobia e stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita. Come? Con l’educazione, il linguaggio, le norme sociali e molto altro. Lo scopo di promuovere gli studi di genere è quello di combattere sessismo, omotransfobia e stereotipi di genere. Lo scopo di chi cerca di screditarli chiamandoli impropriamente “ideologia gender”, è invece chiaramente quello di mantenere sessismo, omotransfobia e stereotipi ancora ben radicati.
Il vescovo in questione ha deciso ancora una volta di screditare degli studi chiamandoli “ideologia”, al solo fine di promuovere determinate idee, chiaramente discriminatorie per le persone LGBT+.
Una tragedia veronese
Insomma, per il vescovo di Verona l’importante è votare il candidato più omofobo, transfobico e sessista che ci sia. Verona è sempre stata la città della tragedia, cioè la città della tragedia di Romeo e Giulietta. A quanto pare si vuol mantenere la tradizione. Il sindaco uscente richiama al voto l’elettorato transfobico, spaventandoli con una fantomatica creazione di una “Verona capitale trans”. Il vescovo si permette di parlare ancora di ideologia gender, favorendo quindi omotransfobia e sessismo, che dovrebbero essere quindi tra i cardini fondamentali nella scelta del sindaco.
Ma questa non è una tragedia shakespeariana, questa è realtà. Sembra un racconto, a tratti inverosimile, ma è ciò che sta accadendo a Verona.