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L’UE deferisce le legge omofoba dell’Ungheria alla Corte di giustizia

La legge omofoba dell’Ungheria contro la comunità LGBTQIA+ non è passata inosservata. La Commissione Europea ha deciso infatti di deferire l’Ungheria alla Corte di giustizia europea per la sua legge per la “protezione dei diritti dell’infanzia”.

La legge omofoba dell’Ungheria

La legge in questione, approvata a giugno 2021 dal governo ungherese, vieta di parlare di temi legati all’omosessualità e all’identità di genere ai minori. Ufficialmente la legge ungherese avrebbe lo scopo di proteggere i bambini contro la pedofilia, in realtà cerca di impedire alle associazioni LGBTQIA+ di parlare di questi temi a bambini e ragazzi. La legge limita inoltre le pubblicità che mostrano persone della comunità LGBTQIA+.

Cosa ha fatto la Commissione Europea

Già all’epoca, un anno fa, la legge aveva suscitato reazioni negative in tutta l’Unione Europea. La Commissione aveva già avviato una procedura d’infrazione a luglio 2021 contro l’Ungheria. Secondo la Commissione, le autorità ungheresi non avevano risposto in maniera sufficiente a quanto avevano richiesto e avevano inviato un parere motivato a dicembre 2021. Non avendo portato a nulla di fatto, la Commissione è passata allo step successivo, ovvero la Corte di giustizia europea.

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Cosa sta violando l’Ungheria secondo la Commissione

Le violazioni, secondo quanto riportato dalla Commissione, sarebbero diverse. La legge omofoba dell’Ungheria violerebbe infatti:

  • la direttiva sui media audiovisivi: l’Ungheria ha posto restrizioni ingiustificate che discriminano le persone in base all’orientamento sessuale e l’identità di genere
  • la direttiva sul commercio elettronico: limita la fornitura di servizi che mostrano orientamenti sessuali diversi ai minori, anche quando questi contenuti provengono da altri Stati Membri
  • il trattato sulla libera prestazione dei servizi: la libera prestazione dei servizi può essere limitata solo se le restrizioni sono giustificate, non discriminatore e proporzionate; questo ovviamente non è il caso
  • il diritto alla protezione dei dati: le disposizioni non definiscono bene chi può essere autorizzato ad accedere a dati personali sensibili
  • la direttiva sulla trasparenza del mercato unico: l’Ungheria non ha notificato in anticipo alla Commissione le disposizioni adottate
  • i diritti fondamentali della Carta dei diritti fondamentali dell’UE: in particolare l’inviolabilità della dignità umana, libertà di espressione e informazione, diritto alla vita privata e familiare, diritto alla non discriminazione

 

Fonte: Il Post e Ec.Europa.eu