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Tutti a casa – Omaggio a Mariasilvia Spolato

Mariasilvia Spolato

Tutti a casa è un cortometraggio di Geraldine Ottier del 2018 disponibile su RaiPlay. Pur essendo una produzione indipendente, è stato selezionato in molti festival ed ha vinto il premio Cinema Solidale all’International Fest Roma Film Corto, il Best LGBT Short Film al Lithtning Film Festival e il premio della critica al Valle d’Itria Corto Festival.

La trama

Tutti a casa è ispirato ad una storia vera. Quella di Mariasilvia Spolato (Erica Zambelli), professoressa universitaria di matematica. La manifestazione femminista dell’8 marzo 1972 stravolse la sua vita.  Il settimanale Panorama pubblicò una sua foto con indosso un cartello con la scritta “Liberazione omosessuale”.

Fu la prima donna italiana a dichiararsi pubblicamente lesbica.

Perse il lavoro per indegnità e l’affetto dei propri cari. Senza più un posto nella società, trascorse gran parte della sua vita per strada, da senzatetto, coltivando l’imperitura passione per la lettura e lo studio.

La storia di Mariasilvia Spolato

26 giugno 1935. Nasce Mariasilvia Spolato a Padova, dove si laurea a pieni voti in scienze matematiche. A Milano lavora per l’Ufficio tecnico della Pirelli. Giunta a Roma, intraprende la carriera dell’insegnamento.

Ma è anche femminista e attivista impegnata, pioniera del movimento per i diritti degli omosessuali. Nel 1971, diede vita al Fronte di Liberazione Omosessuale (FLO), movimento poi confluito nel Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.U.O.R.I.) e, insieme ad Angelo Pezzana, fondò la rivista Fuori!.

Poetessa, i suoi versi vengono definiti come “la prima poesia lesbica del neofemminismo italiano”. E il suo libro “Movimenti omosessuali di liberazione” è una pietra miliare dei diritti civili; documenti e interviste dei movimenti di liberazione sessuale per raccontare e connettere differenti realtà.

Tutti a casa8 marzo 1972. Mariasilvia indossa un cartello sul quale aveva scritto “Liberazione omosessuale”. Quella dichiarazione le costerà cara. La foto che la ritrae con il cartello viene pubblicata dal settimanale Panorama. Verrà così punita dalle istituzioni e dagli affetti.

Abbandonata, si ritrova ai margini della società. Comincia così la sua vita da clochard.

Gira, viaggia in cerca di libri e riviste da leggere. Determinata ad essere libera, vive le sue giornate dignitosamente e con coraggio, senza mai elemosinare soldi o chiedere aiuto.

Fino all’insorgere di una cancrena alla gamba. Qualcuno chiama un’ambulanza e Mariasilvia viene ricoverata. I servizi sociali iniziano a prendersi cura di lei, fino al suo definitivo ricovero in una casa di riposo.

31 ottobre 2018. Muore Mariasilvia Spolato.

In una intervista la regista dichiara: “Se noi oggi abbiamo più diritti lo dobbiamo anche a lei, alle sue lotte e all’esempio che ci ha lasciato. Perché raccontare questa storia? La domanda corretta è: come si può non raccontarla?

Ed è proprio così. Grazie Mariasilvia.