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Trovata morta la prima soldatessa trans sudcoreana Byun Hee-soo

Byun Hee-soo, 23 anni, era una soldatessa trans sudcoreana e attivista per i diritti delle persone trans. Era stata costretta a lasciare l’esercito dopo aver intrapreso un’operazione di riassegnazione di genere. Per questo è stata considerata dal Ministero della Difesa “fisicamente e mentalmente non idonea“.

L’attivista e soldatessa trans sudcoreana è stata ritrovata morta nella sua abitazione dai vigili del fuoco. A chiedere un controllo sulla sua salute è stato il suo psicologo. Preoccupato dal fatto che la paziente non si fosse più fatta sentire da domenica 28 febbraio. È attualmente in corso un’indagine per stabilire le cause del decesso.

La cronologia dei fatti

Byun Hee-soon si era arruolata volontariamente nel 2017. Nel 2019 ha visitato la Tailandia per sottoporsi all’operazione di riassegnazione. A gennaio 2020 fu costretta al congedo in quanto è stata ritenuta inadatta al suo ruolo nell’esercito. Teniamo a mente che in Corea del Sud non è permesso alle persone trans di arruolarsi.

Nello stesso periodo ha abbandonato l’anonimato per apparire a una conferenza stampa, chiedendo che le fosse permesso di continuare a servire il suo Paese. A dicembre la Commissione sudcoreana per i diritti umani aveva, inoltre, definito la sua espulsione non fondata su basi legali. Tre mesi prima della sua morte l’ex-soldatessa era stata presa in cura da un centro per la salute mentale dopo un tentativo di suicidio.

La risposta della Corea sulla morte della soldatessa trans sudcoreana Byun Hee-soo

Nel Paese vige la leva obbligatoria di 2 anni per tutti i coreani assegnati maschi alla nascita senza problemi di salute, ma Byun Hee-soo si era arruolata volontariamente in quanto sognava sin da bambina di servire la sua Nazione. Sui portali online più frequentati in Corea le persone condividono rabbia e tristezza e accusano la società coreana di essere in parte responsabile di questa tragedia.

La Corea del Sud è da sempre uno Stato molto conservatore riguardo alle questioni di genere, costringendo molte persone a nascondere il proprio orientamento sessuale o l’identità di genere. L’accaduto ha riacceso un dibattito già in atto negli ambiti dell’attivismo LGBT+ in cui si chiede che venga passata una legge anti-discriminazione. In 14 anni più di una dozzina di proposte di legge sono state rifiutate a causa della forte opposizione della Chiesa e di gruppi di civili.

Un portavoce del Ministero della Difesa si è limitato a porgere le sue condoglianze, dipingendo l’accaduto come la “sfortunata morte di un ex-sergente”.

 

 

Rachele Vanucci