Questa notizia dà i brividi. Sono rimasto a bocca aperta quando sono venuto a conoscenza dei fatti. E penso che, per voi, avrà fatto lo stesso effetto. Vediamo insieme cosa è successo.
Ci troviamo all’Università di Narbonne, in Francia. Una diciannovenne decide di raccontare agli amici, e in seguito alla famiglia, di essersi perdutamente innamorata di una ragazza, con cui si è fidanzata ed è felice. Qualche giorno dopo decide di chiamare il padre, uomo cinquantaduenne che vive a Strasburgo, per dargli la lieta notizia al telefono. Non poteva immaginare, neanche lontanamente, la sua reazione.
“Ti trovo e ti uccido”. Parole cruente che non si immaginerebbero mai in una “normale” conversazione tra padre e figli*.
La mattina dopo, accecato dalla sua rabbia, è salito in macchina e ha guidato per 800 chilometri senza fermarsi, direttamente alla sua università. Secondo l’Indépendant, il padre ha trovato la figlia fuori dall’università e le ha urlato contro, minacciando di nuovo di ucciderla. In preda alla disperazione, la giovane è corsa a nascondersi all’interno dell’università, un addetto della facoltà le ha salvato la vita facendo in modo che il padre non potesse entrare nello stabile.
La giovane donna e altri passanti inorriditi hanno chiamato la polizia. Il “padre” è già in prigione. La figlia, la sua ragazza, e la madre, la moglie di questo individuo, hanno sporto denuncia contro di lui.
Non ci sono più parole per definire questo scempio. Solo questo Marzo, l’Europa, è stata dichiarata “lgbtq free”. Con quale criterio, visto che in paesi che si reputano “avanti” avvengono ancora questi fatti nemmeno fossimo nel Medioevo? Siamo veramente cosi “liberi”? Forse non ci imprigiona un lager, ma allora perché non possiamo essere tutelat* come tutt*. Perché dobbiamo avere paura di mostrarci con la ragazza o il ragazzo in pubblico. O abbiamo semplicemente persino il terrore di dirlo. Perché dobbiamo avere paura dell’opinione dei nostr* genitori o amic*. Se questa è libertà vi sbagliate di grosso. In un paese libero NON ESISTE la paura di essere se stess*.
Raph