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Orgoglio e Bergoglio

Nell’ultima settimana sono stati infiniti i commenti nati dalla posizione di Papa Francesco in merito alle unioni civili da parte di persone omosessuali. Il pontefice, nel film documentario “Francesco” diretto da Evgeny Afineevsky, dichiara che “le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili, in questo modo sono coperti legalmente”.

Chi si occupa della comunicazione in Vaticano, ha subito cercato di censurare questa parte delle dichiarazioni di Papa Francesco perché, com’è più che ovvio, la curia non è stata felice né di questi contenuti né delle reazioni che queste parole hanno suscitato. Le affermazioni, che tanto hanno fatto discutere, arrivano da un’intervista rilasciata nel mese di maggio del 2019, quando Papa Francesco intendeva dire che chi ha figli omosessuali, non deve negare loro il diritto di avere una famiglia. Ergo gli omosessuali hanno il diritto di restare nella propria famiglia di origine e nessun genitore può scacciare il proprio figlio o rendergli la vita impossibile giudicandolo per il suo orientamento sessuale. Il che è ben diverso da predicare la libertà per gli omosessuali di costruirsi una famiglia o di poter ritenere tale il frutto di una unione civile. Dall’altra parte, alcuni giornalisti ed altri religiosi hanno tentato di spiegare meglio cosa il Pontefice intendesse con l’ultima affermazione, quella sulle unioni civili. Ed ecco che “scopriamo” che garantendo le unioni civili, verrebbero garantite tutele a livello legale, ma nulla cambia nella dottrina cattolica, pertanto tutto questo tam-tam mediatico sul grande spirito avanguardista del papa è molto più simile a quanto si pensi della scoperta dell’acqua calda.

Quello che resta da sottolineare, al di là di cosa il Papa abbia detto, pensato o dichiarato, è la reazione dei fedeli, quelli che, con tutta probabilità, hanno perso di vista il fatto che vivono in uno Stato laico. Sono le stesse che non riescono a considerare le pressioni della Chiesa come una vera e propria ingerenza nell’ordine delle cose. Le unioni civili in Italia sono state approvate nel 2016 e, quattro anni dopo, sembra che, solo adesso che il Papa ha pronunciato le parole “unioni + civili”, queste abbiano assunto un qualche valore aggiunto, come se adesso, effettivamente, valessero qualcosa in più perché lo ha sancito il Pontefice.

La sensazione è che chi ha ricevuto offese omofobe o critiche per la sua unione civile, adesso possa rispondere a tono dicendo “ha detto il Papa che va bene!!!”, come se, fino a dieci giorni fa, questo fosse meno legittimo. E chi invece non ha ricevuto nessuna critica o offesa si dovesse sentire più tutelato o più a posto con la coscienza perché pare che il Papa sia a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso (si eviti la parola “matrimonio” onde evitare etimologi omofobi in agguato).

Quindi la tanto acclamata rivoluzione e l’onda riformista da cavalcare, esattamente, dove sono? La sola cosa che avrebbe avuto senso sottolineare è che, come sopra, il Papa è stato censurato dalla sua stessa stampa e qualcuno si è preso la briga correre a spiegare e snocciolare, una per una, le parole del Pontefice, scongiurando gravi fraintendimenti. Ed è esattamente quello che sta continuando a succedere proprio adesso: tutti i giornali (di settore e non) invitano i lettori a non confondere il matrimonio vero con le unioni civili perché, non sia mai, sono due mondi a parte. Pertanto, tutti quei prelati e ferventi cattolici conservatori che vedono certi princìpi scardinati e rasi al suolo dalle parole della loro sacra pop-star, possono stare tranquilli, perché non è cambiato nulla: non c’è nulla di rivoluzionario, di nuovo o di rinnovato. E’ stato solo acceso un fiammifero e qualcuno ha gridato all’incendio.

Agli Italiani, invece, andrebbe ricordato che sul territorio è ospite un altro piccolo, piccolissimo Stato (il più piccolo e il più ricco in assoluto) che nulla dovrebbe avere a che fare con la legiferazione del nostro Stato. E se le parole di un altro capo di Stato hanno (solo in apparenza) sancito che le unioni civili hanno risvolti legali positivi, va loro ricordato che la legittimità e la liceità di quanto sopra era già stato sancito anni fa dalle nostre leggi che nulla hanno a che fare con abiti bianchi, mitre, improbabili scettri e rituali medievali. Adesso non ci resta che aspettare di sapere cosa ne pensano nello stato di Stato di San Marino.

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