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L’omofobia, purtroppo, esiste! Smettiamola di dire il contrario

L'omofobia esiste e già bisogna della legge contro l'omotransfobia. Basta dire il contrario

L’omofobia, purtroppo, esiste anche se sono in molti a sostenere il contrario.
Effettivamente il caso di Iconize che vi illustreremo a breve non gioca a favore della comunità Lgbt+.
Quello che è fondamentale far capire alla politica italiana e a chi è contrario alla legge sull’omotransfobia, è che questo è solo un caso isolato.

Dati alla mano, infatti, nei primi sei mesi del 2020, sono più di 50 i casi di omofobia registrati in Italia.
Se si pensa che per due mesi siamo rimasti chiusi in casa a causa del lockdown, sono davvero molti.
Se poi, prendiamo in considerazione che questo dato riporta solo gli episodi di omofobia denunciati dalle vittime, la questione diventa davvero preoccupante.

Molte delle persone che vengono picchiate, insultate o minacciate, nello specifico, non denunciano per paura di ritorsioni in ambito lavorativo, sociale e familiare.
Per molti di loro denunciare significherebbe esporsi a ulteriori rischi o a dover ricorrere ad un coming out forzato.
E tutto questo, accade, perché non c’è una tutela per le persone lgbt+.

Molte persone lesbiche, bisessuali, gay e transessuali che hanno subito discriminazioni, infatti, possono solamente chiamare il numero verde di Gay Help Line, per avere un po’ di conforto senza poter però denunciare effettivamente l’accaduto.
Tutto questo accade perché in Italia non esiste una legge contro l’omotransfobia e perché molte persone pensano che le aggressioni siano tutte finte o per farsi pubblicità.

Beh…sappiate che non è assolutamente così. Il caso di Marco Ferrero di Iconize, è solo un episodio sporadico.
Strumentalizzarlo come è stato fatto dai partiti di centro-destra, è un’offesa verso le persone che ogni giorno vengono aggredite verbalmente e fisicamente.

Ora che abbiamo fatto un po’ di chiarezza, possiamo passare al caso dell’influencer che, a quanto pare, si è tirato un surgelato in faccia per inscenare una aggressione omofoba.
Vicenda dalla quale noi ci dissociamo perché, appunto, l’omofobia non è uno scherzo ed esiste davvero.

L’omofobia esiste e il caso di Marco Ferrero ‘Iconize’ è solo un episodio sporadico

L’influencer Marco Ferrero aveva richiamato su di sé l’attenzione quando, a maggio di quest’anno, aveva raccontato di essere stato vittima di un’aggressione omofoba.
Occhio nero, voce rotta e il suo nome d’arte “Iconize” ha così raggiunto il salotto di Barbara d’Urso, i social network e giornali.
La sua attività di influencer ha subìto un’impennata durata fino a pochi giorni fa, quando Ferrero ha pubblicato un video di scuse per essersi inventato tutto di sana pianta.

Ma adesso scopriamo che è stata tutta in messa in scena.
Addirittura il suo occhio nero sembra essere stato la diretta conseguenza di un surgelato che lo stesso Ferrero ha usato per colpirsi in pieno volto, per rendere più credibile la sua versione dei fatti. Ma così non è.
Non è mai successo nulla di quanto ha raccontato: Marco Ferrero non è mai stato aggredito da nessuno.
E ha tenuto a precisare che non è vero che si è auto inflitto un colpo al viso con un surgelato, e ha preferito non dare ulteriori dettagli di come si sia procurato i lividi che ci aveva mostrati.

Nella video-confessione Barbara d’Urso è al primo posto nell’elenco delle persone con le quali Ferrero si è scusato, ma la stessa si è detta furiosa: non è poi così difficile pensare a Ferrero di nuovo ospite da lei per assicurarsi picchi di ascolti e una grottesca “tv-verità” della quale possiamo effettivamente fare a meno.

Del resto, quando ci si scusa per avere offeso migliaia di persone, Barbara d’Urso è certamente la prima persona che verrebbe in mente di nominare, no?

Ma il video messaggio continua nel suo infinito elenco di scuse. Ricapitolando, Ferrero si è scusato con Barbara d’Urso, i suoi amici, quelli che lo sostengono e con la sua Agenzia.
Non una parola è stata rivolta alle vere vittime dell’omotransfobia. Nulla. Non una sillaba. Non un fiato.

Ha cercato di spiegare il perché del suo gesto raccontandoci che era confuso, era in un periodo nero, usciva da relazioni tossiche.
Come possiamo, dopo tutte queste confessioni prendercela, con lui? E dice al suo pubblico “alzi la mano chi non ha mai fatto una cazzata”.

Non si può che dargli ragione: chi di noi, in un momento difficile, non si è spaccato un calippo sulla faccia per tumefarsi un occhio e gridare all’aggressione omofoba dalla poltrona di Barbara d’Urso?
Ha anche accennato al fatto che fingere una aggressione era comunque un modo per poter portare in superficie certe problematiche per poterne parlare, quindi se la pazienza è dalla nostra, stai a vedere che ci toccherà pure ringraziarlo per un gesto così eroico.

Ma Marco è davvero pentito per quanto ha fatto e ha sottolineato che ci sono stati momenti in cui ha iniziato a chiedersi cosa rappresentasse il suo marchio Iconize.
Sarebbe il caso di rassicurarlo sul fatto che, fino a qualche settimana fa, nessuno lo conosceva e men che meno nessuno si è posto il problema.
Certamente, questo è un nome che ricorderemo a lungo, perché è la firma di una pagina talmente bieca e becera della lotta all’omofobia che difficilmente verrà dimenticato.

Con il video di scuse, Ferrero ha chiesto perdono a tutti coloro che si sono sentiti offesi e nulla si può dire della sua lotta impavida e feroce a fianco della comunità LGBT+ alla quale lui dice di aver portato un sacco di contenuti (speriamo ce li elenchi entro breve perché la curiosità qui sta iniziando a crescere non poco).
A pensarci bene la sua presenza assidua e coraggiosa ha praticamente dato vita al binomio LOTTA ALL’OMOFOBIA = MARCO FERRERO: non è lui la prima persona che vi viene in mente quando si parla di queste tematiche?

E ha tenuto a rassicurare tutti sul fatto che non ci ha guadagnato un centesimo.
Se avesse voluto, sarebbe stato in TV tutto il giorno e tutti i giorni, ma siccome è di buon cuore (e anche di un certo spessore umano e sociale) ha preferito defilarsi e restare umile. L’onestà intellettuale prima di tutto, ci mancherebbe.

Un passaggio del suo discorso è effettivamente importante, ovvero quando dice di non avere fatto del male a nessuno, ma solo a se stesso. Ecco, ci sarebbero delle cose che dovrebbero essere spiegate a Marco Ferrero Iconize o come altro vuole farsi chiamare, perché essere superficiali è un conto, ma vivere in un’altra realtà è decisamente molto più grave: proprio quando il DDL contro l’omotransfobia passa di mano in mano in una situazione sociale delicata, fragile e totalmente instabile come quella attuale, ci ritroviamo influencer che giocano con messaggi importanti e fondamentali.

È stata gettata un’ombra oscura sulle aggressioni e le violenze che si consumano tutti i giorni, molte delle quali non verranno neanche mai raccontate. Questo non è un gioco, non è uno scherzo: è vita vera che tocca ognuno di noi.

Ci si deve difendere, si deve convivere e imparare a stare al passo con una società incerta e troppo spesso impreparata, ma sembra che ci sia qualcosa di divertente, buffo e irresistibile nel mettere in piedi improbabili teatrini che offendono profondamente non solo la comunità tutta, ma in particolar modo coloro che sono stati oggetto di simili violenze e che non hanno usato nessun passepartout per ricevere visibilità e fare scene da baraccone.
È inaccettabile che si possa avere una condotta così mediocre davanti a una realtà dolorosa e pericolosa come quella dell’omofobia.

Dopo le sue scuse, Ferrero ha avvisato i propri fan che si prenderà una pausa ANCHE da Internet (anche? ndr), ma confida nella benevolenza di chi lo ascolta e sottolinea di nuovo quanto ha fatto per la comunità LGBT+. E va detto che, mentre registrava questo messaggio spacca-cuore, indossava una t-shirt con scritto KEEP IT CLASSY e allora le possibilità sono due: o non sa cosa voglia dire o lo sa, ma non ci crede neanche lui. E si aspetta davvero che ci crediamo noi?

Forse, anziché sprecare tempo, fiato ed energie per chiedere scusa alla d’Urso, ai suoi fan e alla sua agenzia, il piccolo, piccolissimo Ferrero farebbe bene a farsi un esame di coscienza serio pensando a come formulare delle scuse che abbiano almeno la parvenza del vero e non dell’ennesima scena a favor di pubblico.
Sempre che ne sia in grado. E sempre che, a questo punto, le sue scuse interessino ancora o siano mai interessate a qualcuno.

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