Imma Battaglia ricorda ancora tutt’oggi il suo primo giorno di Liceo.
Il prof di Lettere fece l’appello e chiamò Battaglia Immacolata, lei si alzò per rispondere presente e lui rispose: “Siediti che non sei tu. Tu sei maschio“.
I compagni di classe risero e da quel momento, Imma, divenne bersaglio dei bulli.
Inizia con questo ricordo l’intervista che Imma Battaglia ha rilasciato al “Corriere della Sera” in edicola nella giornata di oggi 16 marzo 2020.
Nonostante i bulli che quotidianamente la insultavano verbalmente con parole del tipo “Zitto maschio!” oppure “Fai schifo! Sei un maschio sbagliato!“, Imma è riuscita a reagire.
Il suo modo per non farsi schiacciare dai commenti omofobi, fu quello di mettersi a studiare; ed è così che la matematica divenne la sua migliore amica.
Diventare la più brava della classe, infatti, è stata l’arma con cui ha combattuto scherno e violenza.
Imma Battaglia: il primo amore e il dubbio se cambiare sesso o no
Le aggressioni verbali dei coetanei portarono Imma a non sopportare gli sguardi delle altre persone nei suoi confronti.
Avete presente quegli sguardi che ti fanno sentire sbagliata anche se non hai nulla che non va?
Ecco…quelli sono gli occhi che l’attivista si sentiva quotidianamente addosso.
Ancora oggi, infatti, se si accorge di essere guardata in quel modo tende a dire: “Che guardi, che vuoi?“
Imma Battaglia è nata a Portici, in provincia di Napoli, il 28 marzo 1960 ed è la seconda di quattro figli.
I genitori erano molto “tradizionali” e immaginavano che la figlia avesse un marito e dei figli, ma non fu così.
Quando scoprirono della sua omosessualità, infatti, dovette andare a Trieste, lontano dai cari per un anno e senza poterli sentire.
Non riuscivano ad accettare che lei fosse lesbica. Adesso però, ci tiene a precisare la donna, che è molto unita con i familiari.
Dopo aver avuto qualche simpatia per dei ragazzi, a 19 anni, durante il periodo universitario, la Battaglia si innamora di una sua compagna di studi.
Imma lo descrive come un amore nascosto, ma bellissimo e senza troppe domande.
Domande che iniziò a farsi quando arrivò a Roma nel 1986.
Iniziò a far parte del circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” all’interno del quale incontrò persone che erano in fase di transizione.
Fu in quel momento che Imma, iniziò a domandarsi se non fosse anche per lei quella la strada da intraprendere: cambiare sesso e diventare un uomo.
Domande e dubbi che si portò dietro per diverso tempo fino a quando non capì che lei non voleva essere uomo, che non c’è una sola forma di femminilità.
“Volevo essere io, punto“. Questo è quello che ha continuato a dire durante l’intervista.
Le lotte per i diritti LGBTQ+ e il WorldPride del 2000 a Roma
Finalmente era riuscita a trovare le risposte ai suoi dubbi e alle sue domande su cosa volesse davvero essere.
Tuttavia, Imma, ebbe degli scontri con quelli del circolo omosessuale.
Dopo essere uscita dalla lotta per gli stereotipi di genere e tradizione, si trovò negli stereotipi omosessuali.
Ad esempio, secondo quanto sostiene l’attivista, per il circolo di cui lei faceva parte, se sei gay devi essere contro la chiesa e la destra.
Per la Battaglia però, non è così. Le persone non sono etichette e ognuno ha le sue idee che possono essere condivisibili o meno.
Per questo, si è trovata spesso a parlare con sindaci di destra e con cui ha avuto meno problemi che con quelli di sinistra.
Questo, purtroppo, non era visto di buon occhio dal comitato del quale faceva parte.
Dopo lotte, consensi e persone che prima le hanno dato il loro appoggio e poi si sono tirate indietro, Imma è riuscita a portare in Italia, a Roma e nell’anno del Giubileo (2000) il WorldPride.
Una battaglia alla quale lei ha creduto molto, nonostante in tanti pensassero che non ce l’avrebbe mai fatta.
Per diversi anni fu attiva nella politica italiana e portò nella capitale il “Gay Village“.
Con il village, voleva dare alle persone LGBTQ+ la possibilità di sentirsi libere di esprimersi senza più nascondersi.
Con il passare degli anni Roma diventò a gay-friendly e il “Gay Village”, dopo un anno in rosso, passò sotto il controllo dei Casamonica.
Diversi furono i diverbi avuti con il clan, e per questo la Battaglia lasciò il Village che nel 2018 fallì.
Dal celebrare il primo matrimonio tra due donne all’unione civile con Eva Grimaldi
Imma Battaglia dal 2013 al 2016 è stata consigliera comunale a Roma con “Sel”. Durante quel periodo ha lottato per portare in Italia il registro sulle Unioni Civili tra coppie dello stesso sesso avvenute all’estero.
La sua lotta è continuata e l’ha portata ad essere la prima a celebrare un matrimonio simbolico tra due donne in Italia.
Dopo la celebrazione di quel matrimonio, il 19 maggio 2019, si è unita civilmente con l’attrice Eva Grimaldi della quale è molto innamorata.
Si sono incontrate dieci anni fa, racconta la Battaglia, ed entrambe erano in crisi con i rispettivi partner.
Sono diventate amiche e hanno iniziato ad uscire insieme.
Andavano in motorino, scherzavano e si divertivano molto.
Racconta Imma che una sera, al concerto degli U2, ha sentito una vibrazione fortissima che le passava dallo stomaco.
Eva, in quell’istante si girò e la Battaglia le chiese: “Ti sei accorta?” La Grimaldi rispose: “Si, ho sentito.” Da quel momento, continua a raccontare l’attivista, non c’è stato bisogno di altro ed è scoccata la scintilla.
Imma Battaglia è contenta delle lotte fatte, perché hanno permesso alle persone omosessuali di oggi, di poter vivere in un contesto migliore (che può e deve essere migliorato) rispetto all’epoca passata.
Le battaglie che Imma si sente ancora di sostenere, infatti, sono due:
la prima è una legge contro l’omofobia e ogni forma di discriminazione e la seconda è quella sulla genitorialità.
Simone D’Avolio