Chi è Heinrich Hössli?
Ebbene, potremmo definirlo il patriarca del primo movimento omosessuale.
La nascita del movimento per i diritti LGBT+ la si fa coincidere simbolicamente proprio con la pubblicazione del libro di Hossli: “Eros”, del 1836.
Heinrich Hössli è stato uno scrittore svizzero, nacque nel 1784 ed è famoso per “Eros”, un’opera letteraria in cui celebrò e difese l’amore gay.
Non ci è dato sapere se lui fosse o meno omosessuale, sappiamo per certo che fu un uomo di affari e di cultura, motivato da un profondo senso di giustizia.
Nell’epoca in cui visse Hössli, la tortura e la pena di morte erano le giuste punizioni per i sodomiti, nonostante ciò, lui ebbe l’ardire di affermare e motivare la cosa più ovvia del mondo: che l’omosessualità è naturale.
“Perché così è, ed è sempre stato, e per questa ragione non potrà mai cessare di esistere nella stessa razza umana”
Hössli era un imprenditore di successo, sposato e con due figli, e con l’hobby della scrittura. Era un modista e commerciante.
Obbligato a lavorare fin da ragazzo, compensò la frustrazione per i mancati studi, nella ricerca intellettuale e personale, da autodidatta.
Le sue letture ne fecero un pensatore libero e un liberale in politica, ma non un ateo.
Precursore degi stilisti moderni, fiutava e diffondeva le nuove tendenze riscuotendo sempre enorme successo.
“La società tratta coloro che sono sottoposti all’amore greco nello stesso modo in cui i secoli precedenti avevano trattato le streghe e gli eretici.”
Come è nato “Eros”?
Nel 1817, un dottore in legge di Berna, Franz Desgouttes fu condannato a morte per aver strangolato il suo amante ventenne.
L’episodio sconvolse Hössli tanto da appassionarsi all’enigma di quella passione erotica che aveva provocato la morte del povero condannato e del suo giovane amante.
Hössli non era sicuro delle sue capacità di scrittore e soffriva del complesso di non aver potuto approfondire gli studi come avrebbe sognato, così incaricò un noto letterato svizzero di scrivere una difesa dell’amore omosessuale, ma ne restò deluso.
L’opera chiosava definendo l’amore tra persone dello stesso sesso come un’aberrazione rivoltante.
Hössli non demorse, e con l’aiuto di amici letterati, supportato dai testi classici, del mondo islamico e delle culture extraeuropee, dopo molti anni concluse “Eros” (traduzione del titolo completo: Eros: l’amore mascolino dei greci. Suoi rapporti con la storia, l’educazione, la letteratura e la legge in tutte le epoche).
Raccolse nella sua opera una serie di fatti e documenti, e ripercorse la vita di omosessuali celebri. Argomentava che persone tanto talentuose come letterati, filosofi, capisaldi di ogni cultura, non potevano essere liquidate come “moralmente scorrotte”.
“La comprensione dell’amore maschile dell’antica Grecia era stata rimpiazzata nei secoli da un tale livello di negazione e condanna, che perfino quegli uomini che per natura provavano una tale passione erano incapaci di accettarla come genuina e, vedevano se stessi come malvagi e si comportavano come tali. (…) “
Eros prevedeva la pubblicazione di tre volumi, ma non fu cosa semplice.
Dopo l’uscita del primo volume a Glarona, città svizzera tristemente nota per l’ultimo processo alle streghe d’Europa, il Consiglio Evangelico locale nel 1837, proibì la vendita del libro nell’intero cantone, e vietò a Hoessli di stampare ulteriori libri in futuro. Il secondo volume fu quindi pubblicato nel 1838 con la casa editrice C. P. Scheitlin di San Gallo. Il manoscritto del terzo volume invece è andato perduto.
Ostacolata in tutti i modi, Eros circolò solo all’interno d’una cerchia ristretta d’intellettuali progressisti a cui Hossli stesso, era solito spedire le copie della sua opera.
Tuttavia, il libro non riuscì ad arrivare mai all’attenzione dei legislatori e a realizzare la riforma legale che egli caldeggiava.
Negli anni la sua opera continuò ad essere stimolo per dibattiti e riflessioni, finchè, all’inizio del 900’, Ferdinand Karsch-Haack, fra i militanti del primo movimento di liberazione omosessuale decise di dedicargli una biografia.
Il movimento gay del dopoguerra ha definitivamente riconosciuto Hossli tra le “figure fondatrici” dei movimenti per i diritti LGBT+, riaccendendo dopo un secolo l’interesse per lui, per un visionario, un pioniere, un giusto, a cui tutti oggi dobbiamo qualcosa.
“In tempi di pazzia qualcuno che non si lasci prendere dalla pazzia è chiamato privo di coscienza, e questo tanto più quanto più egli abbia coscienza”. Egli identificava tale pazzia precisamente con il trattamento riservato agli omosessuali.”