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“Diversamente liberi” è il tema della VI edizione di “Imbavagliati”

La sesta edizione del Festival ‘Imbavagliati’ si è aperta con lo slogan “Chi dimentica diventa colpevole”.
Il fine è chiaro: chiedere giustizia per Mario Paciolla, il trentatreenne collaboratore della missione Onu in Colombia trovato morto nella sua casa a San Vicente del Caguan lo scorso 15 luglio.

Sono altri due i nomi che si aggiungono a quello di Mario Paciolla: Regeni e Alpi.
È tristemente inevitabile che siano ricondotti proprio a loro casi di cronaca nera che ancora attendono un epilogo.

Chi dimentica queste morti è colpevole tanto quanto chi dimentica i principi universali di uguaglianza.
“Diversamente liberi” è il tema scelto dal festival “Imbavagliati” e argomentato dalle testimonianze provenienti dai 69 Paesi in cui l’omosessualità è ancora ritenuta “illegale” e punibile con la pena di morte.

Il primo ad intervenire è stato l’imam franco-algerino dichiaratamente gay e schierato contro l’oscurantismo, Ludovic-Mohamed Zahed, fondatore della prima moschea inclusiva in Europa, nata a Parigi.
Zahed è conosciuto per aver celebrato in Svezia un matrimonio fra due donne iraniane.
A seguire, è stato diffuso il reportage “Arcobaleno Islam” di Leila Ben Salah, che ha analizzato la situazione LGBT+ nei Paesi di fede islamica.

Nella giornata di venerdì 11, il giornalista cinese Chang Ping. Censurato dal governo di Xi Jinping e firma del New York Times attualmente in esilio in Germania, ha parlato dell’omosessualità in Cina.

La testimonial della sesta edizione de “Imbavagliati” è l’attivista Carmen Ferrara, autrice della ricerca “Orientamento Sessuale e Identità di Genere.
Immigrazione e Accoglienza” incentrata sulla condizione dei rifugiati appartenenti alla comunità LGBT+.

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