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Disobedience, tra rigore e libertà

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Disobedience è un film del 2017 diretto da Sebastián Lelio.
La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2007 di Naomi Alderman.

La trama

Alla morte improvvisa del rabbino capo della comunità, la figlia Ronit (Rachel Weisz), che da anni vive a New York senza più intrattenere contatti con la famiglia, torna a Londra per il funerale.
Al suo arrivo, malvista da vecchi conoscenti e parenti, viene accolta da Dovid Kuperman (Alessandro Nivola) e sua moglie Esti (Rachel McAdams). Le uniche persone che, anche se inizialmente con fatica, le sono vicine.
Tra Ronit ed Esti c’era stata un’attrazione che un tempo aveva creato turbamento nella comunità e che ora rischia di tornare ad accendersi.

Disobedience: tra rigore e libertà

disobedience gaypressLa pellicola parte da una omelia del padre di Ronit che parla di angeli, di uomini e di bestie; di istinti sbagliati e di obbedienza, ma soprattutto di libertà.
E in Disobedience di questo realmente si tratta.
Della libertà di scegliere e di esprimersi che risiede in ognuno di noi e non dipende dalla religione, dalla società o dalla famiglia.
Nonostante l’accuratezza nella descrizione di riti e dinamiche dell’ebraismo (10 consulenti di religione ebraica sono stati coinvolti nelle riprese), ciò che emerge non è la denuncia dell’ortodossia di stampo religioso. Ma i conflitti che scaturiscono da ciò che realmente si è e ciò che si pensa sia giusto essere.
Una profonda riflessione sulla gravità dei condizionamenti sociali che incidono anche sulla vita dei non credenti.

Disobedience non è un atto di accusa, non ci rivela il giusto o sbagliato, non ci vuole persuadere.
Ci accompagna in una Londra che si stenta a riconoscere tanto è priva della sua carica caotica di metropoli.
Tutto è ritratto con delicatezza, anche la sensualità delle protagoniste.
Ci fa passare tra interni e esterni ordinari, ordinati, calmi e tutti uguali.

E questa apparente “monotonia” permette di concentrarsi sull’interiorità dei personaggi senza avere elementi di disturbo e distrazione.
Non è un film di propaganda sulla libertà sessuale, l’emancipazione femminile, l’anticonformismo, ma una suggestiva indagine emotiva.
Ronit Esti DisobedienceI turbamenti e le emozioni vengono rappresentati come sussurri ed evocazioni, in una ambientazione talmente comune da essere riconoscibile a chiunque, avvolti da una sacralità del pregiudizio che vivono tutti, anche gli atei.
Disobedience assume così una valenza universale.
Il rigore che la ribellione e la religione comportano si intrecciano a sentimenti gentili e imprecisi nelle loro manifestazioni, come l’amore e l’amicizia.
“Niente è più tenero e autentico della reale sensazione di essere liberi. Liberi di scegliere.”