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Di mamma ce n’è una sola! lo dice la Cassazione

Di mamma ce n’è una sola!

Ad esserne certa è la Corte di Cassazione che ha appena negato il riconoscimento alla “mamma due”, per dirla alla Meloni. I bambini che nascono in Italia ma che vengono concepiti all’estero con la procreazione medicalmente assistita, possono essere riconosciuti da una sola mamma: ovvero da colei che li partorisce. L’eventuale partner non può essere riconosciuta come madre. Questa è la sentenza della Cassazione in questa circostanza.

Che la Pma e tutti i metodi di procreazione assistita rientrino tra i temi sensibili e di difficile argomentazione, è cosa nota. Attribuire un’appartenenza di pensiero su tali questioni, sulla base ideologica, politica o religiosa, non è sempre corretto. Il dibattito è molto complesso e riguarda tutti, coppie etero, single e gay, e meriterebbe una discussione pacata nel rispetto di tutte le sensibilità e di tutte le libertà.

Evidentemente la coppia protagonista della vicenda del nostro articolo, è forte delle proprie convinzioni, e si è trovata suo malgrado ad affrontare un’inaspettata battaglia per l’uguaglianza.

Protagonista della triste vicenda è una neofamiglia composta da una coppia di donne venete e il loro piccolo.

La coppia era ricorsa alla procreazione assistita all’estero ed aveva partorito nel nostro Paese, dove la vicenda si complica da subito.

Immediatamente dopo il parto, le due donne richiedono di regolarizzare la loro maternità ma ricevono il primo no. Forti delle loro motivazioni decidono di ricorrere in Cassazione, che però conferma il diniego alla genitorialità per l’altra mamma.

In realtà, una precedente sentenza della Cassazione aveva dichiarato incostituzionale vietare la procreazione medicalmente assistita ad una coppia di donne, tuttavia, in questo contesto, la Cassazione ha precisato che

“La PMA non può rappresentare una modalità di realizzazione del “desiderio di genitorialità” alternativa ed equivalente al concepimento naturale, lasciandola alla libera autodeterminazione degli interessati”.

La battaglia per i diritti di questa nuova famiglia proseguirà alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo di Strasburgo, come ha annunciato l’avvocato delle due mamme.