Il DDL Zan è stato affossato al Senato grazie al metodo della ‘tagliola‘ e ora bisogna partire da capo per permettere alle persone LGBT+ e non solo di avere gli stessi diritti. Quasi due anni di lotta persi nel nulla. Ma cosa è successo? Vediamolo insieme.
Il colpo di scena del 27 ottobre è la richiesta di non passaggio agli articoli e di votare con voto segreto. La seconda richiesta è stata al centro di un acceso dibattito. La Presidente del Senato Casellati ha definito ammissibile la richiesta e ha dato il via libera al voto segreto sulla ‘tagliola’. E a quel punto PD e Movimento 5 Stelle hanno iniziato ad intuire concretamente i rischi.
Il voto segreto ha affossato il DDL Zan cancellandolo dall’agenda di Palazzo Madama, almeno per i prossimi sei mesi.
La cosiddetta ‘tagliola’ è uno strumento previsto dall’articolo 96 del regolamento di Palazzo Madama. «Prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame». L’esito della votazione è stato chiaro: 154 voti favorevoli allo stop dell’esame e 131 contrari. Con 23 voti di differenza e la caccia già scatenata ai franchi tiratori, l’esito del voto segreto (regolamentato dall’articolo 113) rappresenta un punto finale sul testo contro l’omotransfobia.
Una sconfitta enorme per la comunità LGBT+ che da anni aspetta di essere tutelata.
Che cos’era il DDL Zan?
Il 4 novembre 2020 la Camera dei Deputati ha approvato, con 265 voti favorevoli 193 contrari e un astenuto, un Disegno di legge, il numero 2005, che ha come relatore il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan. Relatore che tra l’altro, visto come sono andati a finire i fatti, pare che non sia stato in grado di farsi carico concretamente dei diritti delle persone LGBT+ e di altre ‘minoranze’. I dubbi sull’efficacia di tale Disegno di Legge, già rivisto al ribasso, erano stati avanzati più volte dal Partito Gay e dal suo portavoce Fabrizio Marrazzo.
Tornando a noi, invece, vi ricordiamo che il titolo del DDL in questione era “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“.
Un testo breve, 10 articoli in tutto, che puntava innanzitutto a modificare l’articolo 604-bis del Codice Penale, sul reato di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa“. L’articolo del codice penale prevede “la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Il DDL Omotransfobia avrebbe aggiunto all’articolo già citato le seguenti parole: “oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.” Avrebbe modificato anche l’articolo 604-ter sulle circostanze aggravanti “Per i reati punibili con pena diversa da quella dell’ergastolo […] ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità.”
Ddl Zan: una ‘estensione’ della già presente Legge Mancino
La cosiddetta “Legge Mancino” (L. 25 giugno 1993, n. 205) prende il nome dell’allora proponente, il Ministro dell’Interno Nicola Mancino, è il principale strumento legislativo offerto dal sistema legislativo italiano contro i crimini d’odio e dell’incitamento all’odio. Sostanzialmente, dunque, il DDL Zan avrebbe esteso l’applicazione della legge anche ai crimini d’odio e di incitamento all’odio per i motivi citati nel paragrafo sopra. In caso di sospensione condizionale della pena, per gli stessi crimini, sarebbero previsti anche i “lavori socialmente utili”.
Era un testo “perfetto”? Sarebbe bastato?
Come abbiamo trattato in precedenza, alcuni articoli erano imperfetti. Ad esempio l’Articolo. 4 (pluralismo delle idee e libertà delle scelte) citava:
Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.
Tradotto, dunque, io posso discriminarti, dirti parole come fr*cio, finocchio, malato mentale (nonostante va ricordato che omosessualità e transessualità non sono considerate tali nel DSM dal 1990) o ancora “se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno“, basta che non ti torcio un capello e non faccio violenza. Violenza fisica “No”, Violenza psicologica “Sì”.
Inoltre, l’articolo 7, avrebbe ostacolato la formazione nelle scuole per sensibilizzare studenti e docenti a non discriminare le persone LGBT+, donne e disabili. Come detto in precedenza, quindi, il Disegno di Legge in questione era già un compromesso al ribasso e non tutelava realmente e concretamente le persone LGBT+, le donne e le persone con disabilità.
Pertanto, così come è passato alla Camera non sarebbe sicuramente bastato. Sarebbe stato comunque da modificare (in meglio). Certo, se fosse passato, sarebbe comunque stato un piccolo principio. Un inizio diciamo.
Diritti LGBT+ in Italia
Attività e relazioni sessuali legali | |
Parità dell’età del consenso | |
Leggi anti-discriminazione sul lavoro | |
Leggi anti-discriminazione nella fornitura di beni e servizi | |
Leggi anti-discriminazione in tutti gli altri settori (inclusa discriminazione diretta, crimini d’odio ed espressioni d’odio) | |
Leggi anti-discriminazione relative all’identità di genere | |
Convivenza registrata | |
Unione civile | |
Matrimonio egualitario | |
Adozione da parte di single (compresi LGBT) | |
Stepchild adoption per coppie dello stesso sesso | |
Adozione da parte di coppie gay | |
Maternità surrogata per le coppie omosessuali | |
Accesso alla fecondazione in vitro per le lesbiche | |
Autorizzazione a prestare servizio nelle forze armate (LGBT) | |
Diritto di cambiare anagraficamente sesso | |
Terapia di conversione di minori vietate | |
Protezione richiedenti asilo per orientamento sessuale o identità di genere | |
Permessa la donazione di sangue da parte di uomini omosessuali |
DDL Zan affossato al Senato: E adesso cosa succede?
Il DDL Zan è ormai una legge che non esiste più. L’iter potrà ricominciare con un testo sullo stesso argomento ma almeno a sei mesi di distanza dal voto sul vecchio. E quindi a partire dal 27 aprile 2022. La nuova proposta deve essere poi calendarizzata alla Camera o al Senato e seguire il percorso di approvazione.
Alcuni giornali però riferiscono che l’intenzione sarebbe un’altra, ovvero quella di non fare passare una legge simile almeno fino alla prossima legislatura. Il governo Draghi è il sessantasettesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il terzo della XVIII legislatura, in carica dal 13 febbraio 2021. Ciò significa che, se si concretizza ciò, non parleremo di un disegno legge simile per almeno altri 4 anni.
Nel corso di questi mesi è stato speso un giorno per 170 audizioni per discutere sul DDL. Tra le persone udite si va per il mondo religioso da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, a Riccardo di Segni dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia. Si è passati da Yassine Baradai, segretario nazionale dell’Unione delle comunità islamiche in Italia, ad Alessandro Dini Ciacci, responsabile della chiesa dei mormoni.
Ma fra i nomi scelti per le audizioni cii sono anche Platinette, Nino Spirlì, il professore Stefano Zecchi. Tra i nomi previsti anche Massimo Gandolfini del Family day, Marina Terragni del movimento italiano trans, padre Simeone della sacra arcidiocesi ortodossa italiana, il sociologo Luca Ricolfi. Tanti i giuristi, avvocati, ex pm, tra loro Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, e l’ex magistrato Carlo Nordio.
Queste persone, molto più note di noi, non hanno potuto smuovere nulla. Inoltre, protestare adesso (forse) può sembrare un capriccio. Ricordiamo che il governo (in particolare ora) ha a che fare con migliaia di scioperi e manifestazioni (no vax, no tav, no greenpass etc…).
E’ davvero un momento difficilissimo e questa delusione, sicuramente, non ci voleva. Non dobbiamo stare con le mani in tasca o peggio arrenderci, ma penso che ci siano altri modi e più concreti. Dobbiamo essere tutti uniti e pensare qualcosa insieme. Se manifestano 3 città in croce, non si risolve il problema. Se mi mettessi anche solo io a scrivere ai senatori non servirebbe perché lo vedrebbero come un capriccio personale.
Dobbiamo compattarci e capire come agire. Possiamo parlare per ore ad un Tg e dormire in piazza, ma non penso si risolva nulla. Molti Vip hanno reagito male alla notizia e tra le tante reazioni, ai miei occhi, quella di Vladimir Luxuria, è quella che mi colpisce di più. Sentirsi delusi, arrabbiati è un sentimento che adesso rispecchia tutti noi. “Fate schifo”. Ho visto molte stories di Instagram con queste due paroe con lo sfondo del video dei senatori che applaudono dopo aver fallito per l’Italia: manco allo stadio.
La legge avrebbe tutelato ulteriormente anche donne e disabili, non solo la comunità LGBT+. Questa è una sconfitta per tutt*. Le vittime di omotransfobia sono state illuse di un futuro più tranquillo. L’omofobia non si è fermata. Dobbiamo essere uniti perché le generazioni che verranno si sentino protette e sicure anche nel loro paese.
Un ultimo pensiero
Ricordo che a 12 anni, prima del mio coming out, piangevo in bagno perché sapevo che mia madre non avrebbe mai accettato che fossi lesbica. A 24 capii che la mia identità di genere era diversa, incominciarono a chiamarmi Raph e chiedermi se avessi voluto sottopormi alla TOS (terapia ormonale sostitutiva).
In quei mesi capii che non volevo sottopormi agli interventi e comunicai ai miei cari, amici e fidanzata compresi, che non avrei fatto interventi. Alcuni problemi evitarono l’utilizzo del binder (quasi essenziale per FtM) che dava dolori che non sopportavo al seno.
Ho passato molta sofferenza, ma sono riuscito, almeno in parte, a fammi capire. I miei mi parlano al femminile, ma evitano di farlo davanti agli amici e comprendono che, se amo una donna, è solo affare mio. Quest’anno ho fatto anche coming out con mio fratello di 16 anni e sono felicissimo che comprenda e mi voglia bene comunque.
Tutto ciò accade perché, non tutta la società, accetta ciò che reputa “diverso”. Se fossimo tutti pronti il DDL Zan, il coming out e simili, non sarebbero nemmeno necessari. Abbiamo ottenuto quello che abbiamo in particolare grazie alle vecchie lotte (soprattutto negli anni Ottanta). Niente è perduto, non arrendiamoci.
Cari senatori e senatrici, se siete fieri di aver fatto una tale scelta, tanto da applaudire come delle scimmie, spero in un vostro esame di coscienza. Se foste voi al nostro posto, come vi sentireste?
Raph