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ISTAT: per una persona LGBT+ su 3 discriminazione sul lavoro! E non solo

L’indagine dell’ISTAT parla chiaro: per una persona LGBT+ su 3 discriminazioni sul lavoro. Bisogna specificare che i dati non riguardano tutta la popolazione LGBT+, ma solo chi è o è stato in una unione civile. La ricerca parla solo di discriminazioni sul lavoro? Principalmente, ma non solo. I dati sono tanti e nemmeno troppo confortanti, mettendo a nudo le difficoltà delle persone LGBT+ nella loro quotidianità. Vediamo quindi i punti principali dell’indagine.

1. Discriminazioni sul lavoro per persone LGBT+: 1su3 viene discriminata

Il lavoro dell’ISTAT, in collaborazione con l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), mette nero su bianco che il 34,5% dei dipendenti o ex dipendenti dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione durante il proprio lavoro. Segnaliamo, per completezza di informazione, che a tale ricerca ha partecipato anche Fabrizio Marrazzo, Portavoce del Partito Gay, il quale ha sempre sostenuto che nel mondo del lavoro, e non solo, c’è molta più discriminazione di quanto venga fatto vedere ed è per questo che bisogna intervenire urgentemente e con fermezza per fermare questa dilagante omobilesbotransfobia.

Tornando a noi, va dichiarato che non tutte le discriminazioni subite sono necessariamente legate all’orientamento sessuale, ma quest’ultimo ha comunque un grande peso: una persona su tre dichiara che il motivo della discriminazione era l’orientamento sessuale. Tra gli eventi discriminatori sono inclusi:

  • mansioni inferiori rispetto agli altri colleghi
  • retribuzione più bassa in relazione alla mansione svolta o agli altri colleghi
  • mancato riconoscimento di promozioni e premi
  • negazione di accesso a percorsi di formazione
  • carichi di lavoro eccessivi
  • risultati sminuiti
  • evitare di chiedere congedi o permessi per paura di ritorsioni
  • essere stato messo in cassa integrazione
  • mancato rinnovo del contratto
  • licenziamento o invito a dimettersi.

2. (Quasi) una persona LGBT+ su due discriminata a scuola

Il 46,9% delle persone omosessuali e bisessuali intervistate dichiara di aver ricevuto e subito discriminazioni almeno una volta a scuola. Il dato è preoccupante dato che il periodo scolastico è estremamente delicato per il proprio futuro e la propria crescita professionale. Nel 64,5% dei casi la discriminazione subita era dovuta all’orientamento sessuale, mentre l’aspetto esteriore riguarda il 30,7% dei casi. In generale, questi eventi di discriminazione, vengono riportati più frequentemente da individui di sesso maschile.

3. Una persona LGBT+ su 5 subisce un clima ostile al lavoro

discriminazione lgbt+ ricerca lavoro

Una persona LGBT+ su 5 dichiara di aver subito un clima di lavoro ostile, oppure di aver ricevuto delle aggressioni sul lavoro. Generalmente per “clima ostile” si intendono calunnie, derisioni, umiliazioni o scherzi pesanti. L’episodio più segnalato sono le offese, che quasi in un caso su due (45,6%) sono di tipo sessuale. Le persone di sesso femminile riferiscono più frequentemente le offese, quelle di sesso maschile calunnie, derisioni e scherzi pesanti.

4. Una persona su tre viene discriminata mentre cerca lavoro

Il 32,5% dichiara di aver subito discriminazioni nella ricerca di un lavoro. Gli eventi riportati sono diversi:

  • offerta di lavoro ricevuta, ma senza contratto
  • non è stato offerto il lavoro, nonostante i requisiti simili degli altri candidati
  • retribuzione proposta più bassa
  • proposta di mansioni inferiori
  • negazione della possibilità di fare domanda, nonostante i requisiti

In un caso su quattro (23,2%) il motivo della discriminazione è stato l’orientamento sessuale.

5. Micro-aggressioni sul lavoro? Ogni 5 persone, 3 casi

microaggressioni e discriminazione sul lavoro lgbt+

Le micro-aggressioni sono eventi sperimentati frequentemente dalle persone LGBT+. In generale una micro-aggressione è quando una persona invia messaggi denigratori o insulti sottili ad alcuni individui che fanno parte di un gruppo, solitamente in maniera automatica e inconscia. Tutte le micro-aggressioni prese in esame sono legate all’orientamento sessuale, la più frequente (92,1% dei casi) di tutte è stata quella di sentir definire una persona come “fr*cio” o aver usato parole/espressioni come “lesbica” o “è da gay” in modo dispregiativo.

Ma non è finita qui! Alcune persone riportano anche domande dirette sulla loro vita sessuale, il dare per scontato la loro disponibilità sessuale per il loro orientamento, o modi di gesticolare/parlare che vengono imitati per prenderle in giro. In alcuni casi è capitato che il partner non venisse invitato ad eventi sociali o addirittura che si insinuasse di aver ottenuto il lavoro solo per l’orientamento sessuale.

6. Più di una persona su tre discriminata al di fuori del lavoro

discriminazione lgbt+ fuori dal lavoro

Il 38,2 % delle persone LGBT+ in unione civile (attuale o passata) ha dichiarato di essersi sentita discriminata anche in contesti extra lavorativi. C’è chi ha dovuto trasferirsi in un altro posto, cambiando quartiere, comune, città o addirittura Paese per poter vivere più tranquillamente il proprio orientamento sessuale. Ma non solo. C’è chi ha avuto problemi durante la ricerca di una casa, chi è stato trattato male dai vicini di casa, oppure negli uffici pubblici, nei negozi o addirittura ha subito discriminazioni da parte di medici e personale sanitario.

7. C’è paura: due su tre evitano di tenersi per mano in pubblico

lgbt+ paura

Un ambiente ostile e non inclusivo porta molte persone ad avere paura, così come riportato dall’indagine ISTAT. Più di due persone su tre (68,2%), tra quelle intervistate, ha riferito di aver evitato almeno una volta di tenersi per mano in pubblico con il proprio partner. In un caso su due (52,7%) si evitato di esprimere il proprio orientamento per paura di minacce o aggressioni. Una persona su tre (36,5) ha evitato quartieri, locali pubblici o altri luoghi per paura di essere aggredita o minacciata.

Conclusioni? La situazione è piuttosto grave

Come detto all’inizio, l’indagine non si può estendere a tutte le persone LGBT+, dato che la ricerca riguarda in particolare chi si trova in un’unione civile o lo è stato. I dati, però, non sono in ogni caso rassicuranti, dal momento che per queste persone il proprio orientamento sessuale pesa tantissimo in quasi ogni aspetto della loro vita.

Dal lavoro in cui si trovano attualmente, alla ricerca di nuovo lavoro, sino al rapporto con i colleghi. Le implicazioni però si vedono anche in aspetti al di fuori della vita lavorativa, come ad esempio la ricerca di una casa, prestazioni sanitarie, uffici pubblici, negozi. Tutto ciò per alcune persone potrebbe essere una novità, ma non lo è per chi subisce queste discriminazioni sulla propria pelle e ha paura ogni giorno.

Si comincia quindi poi ad evitare di tenere per mano il proprio partner in pubblico, si evita di esprimere il proprio orientamento, si cerca quindi di nascondersi e non farsi vedere. A volte si evitano anche quartieri o locali pubblici, andandosi ad isolare per restare al sicuro.

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