Vi è piaciuta la vignetta di Vauro? A noi no, ma Vauro va difeso!
La mitomania nell’adulto è una patologia.
É espressione di una personalità isterica che falsifica la realtà cercando di attirare su di sé l’attenzione per soddisfare l’esagerata vanità e il bisogno di stima. (Lo dice la Treccani, ndr.)
Nel caso di Vauro la menzogna inizia dal credersi un intellettuale, un artista della satira, ma è solo un vignettista anacronistico e nostalgico.
Troppo spesso assistiamo all’autoconsacrazione di pseudointellettuali a mostri sacri (nel cinema, letteratura, musica, ballo, canto ecc..) e nessuno che gridi che “Il re è nudo”. Morgan non è Mozart, Ozpeteck non è Fellini, Banfi non è Mastroianni, Salvini non è che un politicante, la Ferilli non è la Magnani ecc ecc…
In virtù del loro “credersi speciali”, persone come Vauro si arrogano il diritto tipico del vero artista: poter dire tutto sapendolo dire.
Inoltre satira non è sinonimo di cattiveria gratuita, nè di provocazione fine a sé stessa come nel caso di questa vignetta imbecille. Ne abbiamo già parlato in un altro articolo, ricordate?
Perchè Vauro è così?
Iniziamo col dire che l’età c’è, e che tra i suoi oggetti più cari, come ha rivelato lui stesso, compare una collezione di 24 manichini che indossano le uniformi dell’Armata Rossa sovietica (da qui la mia stima profonda per la Berti e la sua collezione di bambole stile “Horror pappet”).
Del resto, la fortuna professionale di Vauro si sviluppa proprio in grembo a quella élite di “comunisti col rolex”, e lui si defiisce ancora orgogliosamente un comunista (e io carbonaro…)
La Storia:
Le immagini del crollo del muro di Berlino nel 1989, venivano trasmesse dal Tg1, così, mentre il sottoscritto guardava su Italia1 “Ti voglio bene Denver”, Vauro subiva quel trauma che l’avrebbe segnato per sempre!
Dogmi e credenze, fideismi e miti della sua giovinezza, venivano presi a picconate da futuri bevitori di Coca Cola! Inaccettabile!
L’analisi clinica:
Sui siti medici è riportato che il trauma psicologico può influire sulla sicurezza, sull’autostima e sul senso del valore dell’individuo con risvolti negativi nel suo sistema di relazioni.
Nel caso di un trauma psicologico irrisolto talune emozioni permangono nel cervello e sono pronte a riattivarsi in situazioni simili a quella traumatica. Forse per contrappasso, Vauro prova un senso di piacere nell’indossare i panni del carnefice quando caga vignette come quella di oggi, o come quando difende quella di Hebdò che raffigura una lasagna di italiani morti fra le macerie dopo la tragedia in Abruzzo di pochi anni fa.
É satira o è il suo modo puerile di vendicarsi di quel mondo che ha distrutto il suo delirante sogno comunista? Da qui la voglia di provocare tipica dei mitomani in cerca di visibilità a tutti i costi?
Vauro è come Antonella Elia!
Lui è il loro corrispettivo nel mondo delle vignette: arranca nel tentativo di esserci, ora che il suo presunto talento comincia a odorare di quell’odore tipico di chi ha una certa età, agre e aspro.
Così usa la provocazione più becera e gratuita: la più facile, come un bambino che fa un rutto in pubblico per farsi notare. Tuttavia va riconosciuto un merito a Vauro. Accanto a lui, le tirate di capelli e le ingiurie in tv, i culi rigonfi e la tv di Del Debbio come gli editoriali di Feltri, appaiono più dignitosi da oggi.
Speriamo di vederlo presto al suo posto. No di certo in una camera d’ospedale, ma al GF 2021.
l presente articolo riflette unicamente i pensieri del proprio autore.
Satira: l’opinione di Vladimir Luxuria in una nostra recente intervista