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Aggressione a sfondo omotransfobico, caso isolato o quasi normalità?

Aggressione a sfondo omotransfobico, caso isolato o quasi normalità? Perché oramai si tratta di questo: rendere normale e accettabile l’odio su di una persona. Vediamo di più insieme.

Aggressione del 10 Agosto: perché non si sa nulla?

Quasi due settimane fa, in giro per l’Italia, sono stati documentati e raccontati diversi episodi di violenza a tema omotransfobico. Non saranno i primi né gli ultimi, ma di sicuro figurano come quelli raccontati di meno dai media, sia social che giornalistici. Non si tratta nemmeno di un’aggressione “banale”, se permettete il termine. Anzi, la violenza di questi atti discriminatori dovrebbe allarmare chiunque. Ma finché non si trattano di uomini bianchi etero cisgender non facciamo notizia, vero? Appena sono due donne trans, un uomo gay e un performer cala il silenzio.

Dove sono accadute e chi sono le vittime

Il 10 Agosto, in quello che doveva essere un normalissimo Sabato sera, in diverse parti d’Italia si consumavano dei crimini d’odio. Giulia e Alessia sono state prese di mira da un gruppo di 10 persone nell’indifferenza di tutti i passanti. Michel è stato accerchiato da un gruppo di minorenni, il che dovrebbe preoccupare ancora di più. E Théo è stato discriminato dall’ennesimo gruppo di 10 persone, allontanato da dov’era. Viterbo, Foggia e Gallipoli: queste le tre cittadine, in alcuni casi province, in cui non si è consumata un’aggressione, ma le aggressioni. Diamo voce a queste vittime.

Aggressione transfobica ai danni di due ragazze

Durante la Festa del Vino di Castiglione di Teverina, Giulia e Alessia sono state molestate da un gruppo di ragazzi. Inizialmente sono state approcciate con del catcalling, la gogna pubblica di ogni donna presente al mondo. Ma appena le ragazze sono state “smascherate” come trans, ecco gl’insulti e l’aggressione fisica. Ma quello che più fa indignare a noi tutti non è stato il ricovero in ospedale, direi sempre meglio dell’obitorio. No, ma l’indifferenza e la colpevolizzazione delle due ragazze da parte dei presenti.

Perché, ovviamente, è colpa loro

Come puoi tu assistere ad una brutale aggressione e rimanere impassibile, anzi, giudicare queste ragazze e darci chissà quale colpa? Difatti nessun soccorso è stato offerto dalla folla circostante, piuttosto offese per il modo in cui erano vestite e per la loro identità di genere. Come se fossero due fattori attenuanti per l’inaudita violenza subita. La notizia, inoltre, non mi è giunta da nessuna testata giornalistica. Le ragazze hanno dovuto denunciare sui loro profili social, mostrando i lividi, le escoriazioni, i graffi e i denti rotti. Un’ingiustizia dopo l’altra.

Aggressione omofoba ai danni di un uomo

Ci spostiamo adesso a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Michel Savino, un 57enne attivista molto presente sul territorio, si trovava tranquillo a viversi la sua giornata. Stava semplicemente prendendo la sua cena quando un gruppo di ragazzini minorenni ha ben pensato di recare un fastidio. A parte deriderlo senza alcun filtro, ridendo sguaiatamente, ma gli hanno anche strappato via la cena. Alle minacce di chiamare la polizia da parte di Michel una ragazza lo strattona e butta a terra, e nel mentre lui sbatte la testa il resto del gruppo lo riempie di calci al viso. Nessuno l’ha aiutato. È stato soccorso solo una volta svenuto e lasciato lì a terra, dopo che l’aggressione era già stata perpetuata fino ai gesti estremi.

Cos’ha comportato per lui?

Che prognosi poteva mai avere Michel una volta portato in ospedale? Di sicuro non due graffietti e un cerotto sulla bua. Parliamo di gravi lesioni e un trauma cranico. Vorrei farvi rendere conto della gravità del gesto. Dei minorenni hanno quasi tolto la vita ad un uomo per via dell’odio. E, come per Giulia e Alessia, Michel ha dovuto farsi giustizia da solo sui social. “Ecco cosa succede con i vostri post omofobi e l’educazione che date ai vostri figli“, queste le sue parole. Il collettivo Koll.Era, saputo dell’aggressione, ha indetto un sit-in in Piazza Martiri contro l’omolesbobitransfobia.

Aggressione omofoba ai danni di un performer

Sfortunatamente queste notizie vanno ancora avanti. Ci troviamo nel post serata di un famoso locale di Gallipoli. Théo Flasch, che ha appena concluso la sua giornata, si trova accerchiato da una decina di ragazzi. Il suo trucco non andava bene, doveva essere insultato, tirato i capelli, sputato in faccia. “Sparisci“, “frocio“, “come ti sei vestito“, queste alcune delle frasi che gli sono state dette. E, come al solito, nessuno interviene. È Théo che deve farsi giustizia da solo, è lui che ha dovuto chiedere aiuto alla sicurezza del locale. Ma, guarda caso, è stato lui costretto ad allontanarsi, nonostante fosse chiaramente vittima di un’aggressione.

Le parole di Théo dopo l’accaduto

Ma cos’ha questa gente, gentaglia, nuova generazione ignorante? Che da un’uscita di una discoteca, nota un artista sol truccato, per scagliarsi contro per ridicolizzare, per sputare, tirare i capelli, addossarsi in dieci, scattare foto, pronunciare di sparire, senza aver commesso nulla, senza aver il tempo di evitare la massa, accerchiato, senza essere ascoltato“, queste le sue parole dopo l’aggressione subita.

E ancora: “Cosa scaturisce in questi ragazzi senza educazione, vandali, che pur di offendere chi diverso da loro, si sentono in diritto e dovere di farlo? Sono sbagliato io ad essere eccentrico nel 2024 e a meritare questo gratuitamente? Ad essere difeso dalla sicurezza e costretto ad andare via. Meglio che la vittima vada via e non i lupi mannari che meritano di entrare in tali luoghi pubblici“.

Non un’aggressione, ma la normalità italiana del 2024

Queste sono state solo tre delle infinite aggressioni avvenute quest’estate. Una lista che potrebbe andare avanti a dismisura, una realtà da far ghiacciare il sangue nelle vene. Ma per le istituzioni e i politici ha più importanza istituire la Giornata nazionale del panettone, giusto? Una priorità per il nostro paese. Non arginare le conseguenze delle proprie campagne, che hanno solo spinto ad una violenza disumana. Perché oggi la comunità LGBTQIA+ è il problema, il male peggiore, la causa di tutti i fallimenti e le incapacità dello Stato. Domani le donne, le persone disabili, chissà che altro. Ah, vero, anche gl’immigrati e le persone non bianche.

Chi ha davvero le colpe?

Ma diciamocela tutta, siamo noi a cercarla, vero? È per come ci vestiamo, cosa facciamo in pubblico, come siamo fatti fisicamente. Non è mai colpa degli insegnamenti che stanno avendo i ragazzi di oggi. Oppure dell’oppressione sociale e politica, che strumentalizza una realtà umana e la fa diventare abominio. Come nemmeno del clima d’intolleranza e insofferenza generato da una retorica imprecisa, soggettiva e senza prove a sostegno. Rimarranno un pericolo sempre i bloccanti della pubertà, che non fanno nulla se non porre un freno temporaneo e reversibile ad un processo umano. Oppure le operazioni di affermazione del genere, utilizzate anche e soprattutto da persone cisgender etero per affermare la propria identità. Ma anche l’adozione o l’utero in affitto, sempre utilizzati dalla grande maggioranza di famiglie di coppie etero cisgender per avere figli. Insomma, la comunità LGBTQIA+ ha sempre una colpa: quella di esistere.

Aver paura di subire un’aggressione, questo ci resta

Ogni giorno una persona queer ha paura di uscire di casa. Non sa come vestirsi per non attirare l’attenzione indesiderata e violenta di qualche sconosciuto frustrato. Teme che una frase posta nel modo sbagliato può essere fraintesa a tal punto da venir sottomess*, picchiat*, uccis*. Ogni minuto di ogni singola ora una persona queer spera di non subire un’aggressione. Abbiamo 132 vittime registrate nell’ultimo anno, una casistica errata perché la maggior parte non ha copertura mediatica o non viene denunciata. Sono circa 1/10 di quelle registrate nell’ultimo decennio. Siamo ancora il problema, oppure siamo quelli colpiti dal problema?

Cara Italia, al posto d’istituire festività senza senso e stare al terzultimo posto per i diritti umani, che ne dici di svegliarti un po’?

 

Aeden Russo

Fonte: I’mQueerAnyProblem? su Instagram

Leggi anche: Ennesima aggressione omofoba: siamo stufi! 

One thought on “Aggressione a sfondo omotransfobico, caso isolato o quasi normalità?”

  1. Troppo facile additare, anche le forze dell’ordine hanno le mani legate e , come loro, tutti i cittadini hanno le loro famiglie e qualsiasi cosa fai puoi risultare compromesso e non solo giuridicamente. Le diversità devono rendersi conto che solo da sé stessi possono difendersi sia con difesa passiva che attiva e per questo ci sono tante palestre il ogni paese e città.

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