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Le calciatrici USA in nazionale saranno pagate come i colleghi maschi

È stata raggiunta la parità salariale… ma solo per le calciatrici USA. La situazione fino a qualche giorno fa era pressoché assurda: il calcio maschile USA fatica sempre a qualificarsi per i mondiali. Al contrario, la nazionale di calcio femminile ha vinto quattro delle ultime otto edizioni dei mondiali a cui ha partecipato. Per questo motivo, le atlete in questione sono anche molto più seguite negli Stati Uniti rispetto ai colleghi. Nonostante ciò, venivano comunque pagate di meno. La situazione era ingiusta e le giocatrici avevano già ottenuto un risarcimento dalla Federazione calcistica degli Stati Uniti.

Ottenuta la parità per le calciatrici USA

La battaglia dopo il risarcimento di tre mesi fa non si è fermata e la Federazione statunitense in questi giorni ha preso una decisione. L’accordo ottenuto rimarrà in vigore fino al 2028 e riguarda diversi punti. Prima di tutto, giocatori e giocatrici riceveranno lo stesso premio in denaro per tutte le competizioni, anche la Coppa del Mondo FIFA.

Raggiunti poi accordi anche per lo stesso tipo di pagamento, in formula pay-to-play, per le calciatrici, così come era garantito anche ai calciatori. Infine, è stato inserito un meccanismo di compartecipazione per entrambe le squadre per le entrate commerciali, in egual misura.

La situazione dello sport femminile in Italia

Lo sport femminile gode spesso, in moltissime parti del mondo, di una minor considerazione e minori retribuzioni. Lo stesso vale anche per il nostro Paese. Dal 1 luglio 2022, infatti, le calciatrici della nazionale femminile di calcio azzurra, diventeranno le prime atlete professioniste della storia dello sport italiano. Questo vuol dire che tutte le altre atlete del nostro Paese che praticano sport ai massimi livelli, non sono considerate professioniste.

Di conseguenza, i compensi vengono dati in forma di rimborsi e accordi privati. Le atlete non hanno dei veri e propri contratti, con tutto quello che ne consegue per le tutele e per le questioni previdenziali. La parità non c’è, quindi, nemmeno nel mondo dello sport, dove le donne continuano ad avere compensi e condizioni lavorative peggiori. Perché sì, per queste donne lo sport è il loro lavoro.

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Femminismo e diritti LGBT+ vanno di pari passo

Informazioni come queste su un blog che si occupa di questioni LGBT+ potrebbe sembrare un po’ off topicIn realtà, però, è fondamentale ricordare che femminismo e questioni LGBT+ vanno di pari passo. Prima di tutto, il femminismo moderno è spesso interpretato come femminismo intersezionale. Di conseguenza, non si guarda solo alle discriminazioni delle donne in quanto donne, ma anche attraverso tutte le intersezioni che attraversano queste donne. Ad esempio l’essere donne nere, ma anche essere donne lesbiche, bisessuali oppure donne transgender.

In secondo luogo, spesso e volentieri l’omofobia rivolta verso gli uomini queer è retta da una società, quella machista che vuole un uomo “alfa”, le cui caratteristiche sono molte, fra le quali di certo non c’è avere rapporti con altri uomini (che è invece considerato l’esatto opposto del maschio alfa).

Questo spesso fa associare gli uomini queer alle donne (insulti come “sei una checca”). Questo, in una società estremamente sessista, significa associarli a qualcosa che si considera “inferiore”. Se si smettesse di considerare il femminile come un problema, come un qualcosa di “inferiore”, ne gioverebbero sia le donne, ma anche gli uomini queer. 

Un obiettivo comune del femminismo, ma così come dei diritti LGBT+, è infatti abbattere tutta una serie di paradigmi maschilisti, machisti e patriarcali.  Questi sono solo due esempi, ma i punti di contatto tra il sostenere la parità tra i sessi (femminismo) e sostenere i diritti LGBT+ sono veramente tanti.

 

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