Genova. Nel bellissimo capoluogo ligure, l’udienza del processo nei confronti di Giovanni De Paoli è stata nuovamente rinviata. L’ ex Consigliere regionale leghista è imputato davanti al magistrato Massimo Todella e al pm Patrizia Petruzziello. L’accusa? Aver esclamato, il 10 febbraio del 2016, nel corso di un incontro con l’associazione “Agedo” di Genova, la tristissima frase: “Se avessi un figlio omosessuale lo butterebbe in una caldaia e lo brucerebbe”.
Processo a De Paoli, il primo italiano contro l’omofobia
“Si tratta del primo caso contro l’omofobia in Italia – commenta Aleksandra Matikj, presidente del “Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione, che ha presentato formale denuncia sulle parole dell’esponente leghista –. “Si tratta di un caso anche socialmente rilevante e che vede coinvolto il futuro di un’intera generazione di persone, in questo caso gli omosessuali. Ci aspettiamo dalle Autorità giudiziarie genovesi che questo procedimento penale non venga ulteriormente rimandato, anche se comprendiamo perfettamente il periodo di pandemia e le conseguenze che potrebbe provocare”.
“Ci dovrebbe essere ancora comunicata la nuova data che prontamente sarà pubblicata. Dal momento che abbiamo oramai anche una responsabilità verso chi crede in noi e nella nostra battaglia, non solo giudiziaria” – aggiunge la Matikj -. E conclude: “Lavoriamo contro le discriminazioni in Italia dove, purtroppo, manca ancora una legge ufficiale approvata contro l’omofobia, la bi-fobia e la trans-fobia. È l’impegno e l’obiettivo che ci stiamo assumendo come il prossimo passo da compiere.”