La commissione Giustizia della Camera ha terminato l’esame degli emendamenti al ddl contro l’omotransfobia e la misoginia: ma cosa dice esattamente?
Alle ore due della scorsa notte, si è conclusa la discussione in commissione del ddl omotransfobia contro le discriminazioni basate su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. Prossimo alla discussione in Camera il 3 agosto, il testo di legge che esce dalla commissione è però frutto di un vergognoso compromesso che ancora una volta va a intaccare i valori centrali della stessa legge.
La maggioranza di governo ha infatti ceduto alla pressione delle destre, inserendo nel testo il seguente emendamento all’Articolo 2, ribattezzato il “Salva Omofobi”:
«Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte».
Perché parlare, ma soprattutto come parlare di libertà d’espressione in una legge contro le discriminazioni? La discriminazione rientra quindi nella libertà d’espressione? O è piuttosto, come sottolinea Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche, un «abuso del diritto», di cui tutte le minoranze e le soggettività altre sono bersaglio?
Se il legislatore ha intenzione di adempiere al proprio dovere di garantire eguaglianza e protezione di fronte alla legge, non può farlo negando i principi stessi che ispirano la lotta all’odio e alla violenza.
Parlare di libertà d’espressione significa fingere che le libere espressioni di ogni persona avvengano in un campo neutro, in cui qualunque azione e qualunque parola hanno esattamente lo stesso peso. Ma la società in cui viviamo, diciamocelo, non è affatto neutra. Viviamo in un campo, fondato sull’eterosessismo e sull’omolesbobitransfobia, che si manifestano in una violenza spesso normalizzata, giustificata e quindi non percepita come tale.
Le donne e le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersex, asessuali, pansessuali conoscono questa violenza perché la provano sulla propria pelle.
Non c’è niente di libero e costituzionale nell’insultare una persona sulla base della propria identità o favorire opinioni che implicano una gerarchia dei diritti e della dignità umana, in base alla quale tutte le soggettività che non si identificano nel modello eterosessuale finiscono in un grado inferiore di appartenenza alla società civile.
Una legge contro l’omobilesbotransfobia deve partire da questi presupposti, altrimenti non ha senso di esistere.
L’emendamento “Salva Idee” o meglio “Salva Omofobi”che cosa fa quindi, legittima l’abuso di un diritto, quello alla libertà d’espressione, depotenziando il contrasto all’odio di ogni matrice: razzista, sessista, omolesbobitranfobica.
C’è da festeggiare?