Chi decide di cambiare sesso, per la Cassazione, potrà scegliere il nome che più preferisce.
Questa è la storica e tanto attesa sentenza che il popolo LGBTQ+ stava aspettando e che, finalmente, è diventata realtà.
Fino a ieri, infatti, se per esempio all’anagrafe ti chiamavi Simone e decidevi di cambiare sesso, l’unico nome che potevi scegliere era Simona.
Ovviamente, tale problematica è la medesima anche per le donne che decidono di diventare uomini.
Insomma…se il tuo nome al femminile (e viceversa) non ti piace o più semplicemente avresti preferito chiamarti in un altro modo non lo puoi fare.
O meglio…puoi farlo, ma non è detto che venga accettato e riconosciuto legalmente.
La legge, nello specifico, consente solo e soltanto di cambiare la declinazione al femminile e/o al maschile del nome di origine.
Cambiare sesso: per la cassazione la scelta del nome è uno dei diritti inviolabili della persona
Parrebbe che già in passato la scelta del nome dopo il cambio di sesso fosse libero, ma vista la vicenda accaduta ad Alessandro è verosimile ipotizzare che non era così.
Il ragazzo, infatti, dopo aver cambiato sesso ha deciso di chiamarsi Alexandra.
La Corte di Appello di Torino però, ha negato all’ormai donna questa possibilità poiché, appunto, non prevista dalla legge.
A smentire la tesi dei giudici del capoluogo piemontese ci ha pensato la Cassazione.
Come viene riportato anche su “Repubblica“, infatti, il Tribunale Supremo ci ha tenuto a sottolineare che il nome è “Uno dei diritti inviolabili della persona”, un “Diritto insopprimibile”.
Inoltre, è così importante poter scegliere il nome che più si preferisce quando si cambia sesso che deve essere assicurato anche il “Diritto all’oblio. Inteso quale diritto ad una netta cesura con la precedente identità.”
Dopo aver vinto anche questa battaglia e aver fatto un ulteriore passo avanti, aspettiamo quanto prima una legge contro l’omofobia.
Simone D’Avolio