Si chiama Umberto La Morgia, classe 1989 ed è apertamente omosessuale. E’ un consigliere leghista del comune di Casalecchio di Reno. In un’intervista rilasciata a luglio, Umberto ci informa che anche nel mondo leghista ci sono omosessuali e bisessuali e sottolinea come questi vivano la loro omosessualità in maniera “dignitosa“. Nonostante l’intervista sia appena iniziata, questa prima parte del suo racconto fa nascere la prima domanda: ma questi leghisti omosessuali, quelli che vivono la loro omosessualità in maniera dignitosa: a differenza di chi, esattamente, vivono così degnamente? Ma a questa domanda difficilmente troveremo una risposta. E, soprattutto, andrebbe aperta una seria e approfondita indagine sul significato e sul valore che La Morgia vuole dare alla parola “dignitosa”.
La Morgia è cattolico, antiabortista e contrario alla teoria del gender. Un’altra domanda inizia a farsi spazio: che cos’è questa teoria del gender? Perché se ne parla da anni, ma ancora non è chiaro a nessuno. Eppure lui è contrario ed era giusto che lo dicesse, nonostante la “teoria gender” sia un fantasma del quale nessuno ha ancora capito la natura. La sua intervista prosegue e ci racconta di come siano stati gli stessi omosessuali ad averlo attaccato ripetutamente e insultato in maniera omofoba. Tra gli insulti a lui rivolti, qualcuno gli ha detto “sei come un ebreo che tifa Hitler”, altri lo hanno chiamato “poveraccia” e altri ancora lo hanno appellato scrivendogli “ricchiona”. E va detto che un insulto, sia esso di stampo omofobo o meno, non è certo un terreno fertile per uno scambio o per un confronto produttivo e su questo si può solo essere d’accordo. Ma è facile immaginare come si sia sentito, La Morgia, quando ha letto queste parole. Parole che offendono, che lasciano un segno, parole che vanno a fondo. Su ciò che scatenano le parole, La Morgia è senza dubbio più che meritevole di solidarietà. La stessa solidarietà che manca, però, quando esponenti di destra, la sua destra, travolgono l’intera comunità LGBT+ con invettive ideologicamente violente e pericolose (solo il 14 Settembre, cinque giorni fa, Michele Napoli, consigliere di Fratelli d’Italia a Potenza, ha ricordato al suo pubblico che l’omosessualità è contro natura e potremmo scrivere infinite e vergognose pagine su quanto la destra da sempre afferma sugli omosessuali).
La Morgia va avanti ricordandoci come la Lega stessa non lo abbia mai discriminato perché, dichiara, “la Lega non è un partito omofobo”. E’ evidente che si riferisca a come i suoi colleghi lo abbiano trattato personalmente sul posto di lavoro. Cose private e personali, insomma. Perché la Lega di discriminazione ne ha fatta parecchia. Ma forse La Morgia, essendo effettivamente giovane (come sopra, classe 1989) ha tralasciato parecchie istanze del suo partito e dei vari esponenti che ne fanno parte rivolte alla comunità LGBT+ nel corso degli anni. O, forse, le ha volute tralasciare o non si è sentito chiamato in causa per motivi che non sapremo mai. Arriva quindi alla conclusione: la lobby gay, potente e più che mai feroce, ancora cerca di imporre il pensiero unico e “se non la pensi come la Lobby Gay allora non devi parlare e non devi nemmeno esistere. Questo è fascismo arcobaleno”. E stride non poco questa affermazione perché quelli che, fino ad oggi, hanno smesso di esistere, sono proprio gli omosessuali falciati da mani destrorse e fasciste. Ci sarebbe da andarci piano con le parole, ma La Morgia è un fiume in piena e va dritto per la sua strada.
Prosegue ricordandoci che, anche se c’è amore in una coppia omosessuale, lui riconosce sempre e comunque solo il valore della “FAMIGLIA NATURALE” che non è equiparabile a nessuna altra forma di unione. La sua visione della famiglia coincide quindi con uomo + donna = figli. E così sancisce definitivamente che non esiste altra tipologia di famiglia. Ergo anche due eterosessuali uniti in matrimonio che (o per scelta o per sfortuna) non procreano, non sono degni di rientrare nella categoria “famiglia”. E aggiunge: “è giusto che la famiglia rimanga quello che è sempre stata. Devi prendere atto che dalla tua unione non possono nascere figli”. Sembra chiaro, arrivati a questo punto, che fare figli sia d’obbligo. Essendo anche un antiabortista, probabilmente percepisce le donne come portatrici di un’unica missione: procreare e generare prole. Diversamente forse le donne senza figli sono un po’ meno donne e non sia mai che una donna sia libera di scegliere di non essere madre e di autodeterminarsi in una società profondamente patriarcale e machista. Potrebbe anche finire sul rogo, non si sa mai.
Ed è anche l’uso della parola “naturale” accostata a “famiglia” che suona proprio male. Un po’ perché la famiglia è una “costruzione sociale” che nulla ha a che vedere con la natura e poi perché se veramente vogliamo rimettere l’uomo in condizioni di vivere NATURALMENTE, forse il 99,9% del nostro modus vivendi verrebbe spazzato via seduta stante. Però sembra che questo concetto di “famiglia naturale” gli sia particolarmente caro.
La Morgia mette al bando le etichette. Omosessuale, bisessuale, transessuale, lesbica… sono solo etichette. E, come giustamente ci ricorda, “non è esaustivo ridurre una persona a un orientamento sessuale”. Nulla di più vero. C’è da chiedersi, allora, perché nei decenni il partito nel quale milita ha deriso, umiliato e letteralmente violentato una intera comunità perché lontana dalla “naturale” vita eterosessuale. Le etichette non piacciono a nessuno, ma riuscire a riconoscersi in una comunità e trovare una rappresentanza è fondamentale per il proprio equilibrio. Ma la sigla LGBT+ non gli va giù e confessa di aver dovuto cercare su Google alcune delle lettere che compongono la sigla stessa perché non capiva a cosa facessero riferimento. Una volta arrivato alla P di Pansessuale, era certo che si riferisse a coloro che hanno rapporti con animali e piante. E passa la voglia di commentare questa parte dell’intervista, perché effettivamente, è davvero troppo.
La Morgia continua la sua intervista raccontando di avere partecipato a un Pride una decina di anni fa, ma non ha portato a casa un bel ricordo di quell’esperienza: è una manifestazione di cattivo gusto ed è piena di gente vestita in maniera sconveniente. Punti di vista. Ma La Morgia dovrebbe andare un po’ più in là con il pensiero e un po’ più indietro con la memoria e scoprirebbe che se lui oggi può dire a una telecamera che è omosessuale, lo deve a quelli che sono andati a marciare per strada calzando uno strepitoso paio di tacchi. Hanno indossato tacchi e abiti sconvenienti per essere visti da chi non voleva vederli. E si sono fatti ascoltare.
Sì, La Morgia deve la sua libertà proprio a persone così, a persone che lui stesso definisce sconvenienti. Prima o poi dovrà farsene una ragione e prendere atto di cosa hanno scatenato i suoi compagni di partito. E scoprirà che la conta dei danni è infinita. E hanno fatto tutto senza tacchi, ma in convenientissimi abiti.