Una nuova pubblicità inclusiva
Il nuovo spot gay televisivo, di cui tutti parlano, è quello girato da Ferzan Ozpetek, regista e scrittore. Va in onda sui nostri schermi da pochi giorni e già la notizia irrompe sui social. Bene o male che sia, la musica di sottofondo che il regista turco ha scelto è quella tragica dell’opera tratta da La Traviata. Un preludio cupo e spettrale, proprio come la sensazione che stiamo vivendo tutti noi in questo anno complesso, infatti il bambino che all’inizio guarda fuori dalla finestra scorge un strada deserta e silenziosa.
Siamo tutti uguali, nello stesso piano
“Siamo tutti uguali, nello stesso piano” dichiara l’autore nell’intervista. Una delle novità che emerge da questa pubblicità è quella di sentire, poco dopo, “Amore vai te!” una frase banale a quanto pare ma in questo caso a dirla è un ragazzo a un altro ragazzo. La bravura di un regista cinematografico come Ozptek, in cui nei suoi film ha sempre trattato tematiche LGBT+ (da Le fate ignoranti a Mine vaganti), non poteva ridursi in un semplice intervallo televisivo di pochi secondi. Per questo il breve cortometraggio pubblicitario, quando trasmesso nella sua interezza, occupa uno spazio di 3 minuti. L’Unicredit non è di certo la prima azienda che si espone a questi livelli.
Prima di loro, nel 2012 fu l’Ikea a lanciare lo spot “Basta poco per cambiare” in cui vediamo la quotidianità di una coppia di ragazzi, poi il coming out di un ragazzo alla madre tra i piatti della Findus, ma anche la pasta della Garofalo, il caffè Cobim e pure la Renault, che ci propone la storia di due bambine che si innamorano in età adulta con una figlia da crescere. Quest’ultima purtroppo non è mai andata in onda nel nostro paese. Molti penseranno a una trovata pubblicitaria per associare al brand una capacità inclusiva e progressiva. È senz’altro così. Un’intelligenza comunicativa con lo scopo di creare un’efficace immagine aziendale davanti ai propri clienti e magari a quelli che verranno. Una grande responsabilità, un grande passa avanti in cui ogni persona può identificarsi, finalmente, senza sentirsi esclusa. Un segnale importante.
Davide Figlia