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Giornata della memoria: Omocausto dimenticato

Giornata della memoria e il ricordo dell'omocausto

Durante la Giornata della memoria si è soliti a parlare di persecuzione e sterminio degli ebrei, un fatto però che spesso viene dimenticato è che questo sterminio ha riguardato anche altre categorie di persone, come zingari, Testimoni di Geova, atei, oppositori politici, persone portatrici di handicap, prostitute e omosessuali. In particolare lo sterminio delle persone omosessuali, prende il termine di Omocausto.

Prima del Nazismo

In Germania era in vigore prima del nazismo una legge, il Paragrafo 175, che puniva penalmente l’omosessualità maschile. Nonostante questo, erano comunque nati gruppi e associazioni, alcune delle quali con lo scopo di abrogare il Paragrafo 175. Dopo la Prima Guerra Mondiale la Germania affrontò una situazione molto complessa con una crisi economica forte, portando ad un rapido cambio che portò il diffondersi delle ideologie del Partito Nazionalsocialista di Hitler.

L’avvento del Nazismo

Oltre agli ebrei, il Nazismo aveva come nemici tutte le persone che potevano inquinare “la purezza della razza ariana“, tra cui anche gli omosessuali. Nel 1928 arrivò la dichiarazione del Partito Nazista in cui considerava gli omosessuali come propri nemici, giustificandolo con il fatto che andavano ad intaccare la mascolinità della società tedesca. Con l’anno 1933 il Partito Nazista bandisce le associazioni omosessuali. Nel 1934 cominciano ad essere istituite le liste rosa, con i dati delle persone omosessuali e nel 1935 viene inasprito il Paragrafo 175 per le pene per le persone omosessuali, vietando tra le varie cose anche baci e abbracci tra uomini.

Giornata della memoria: Omocausto e triangolo rosa

Se già dal 1933 si hanno le prime notizie di omosessuali internati è nel 1936 che cominciarono ad essere indicati con il triangolo rosa. Nei lager nazisti le persone con il triangolo rosa vennero destinate a lavori particolarmente forzati, pensando così di poterle “cambiare”. I rapporti tra gli internati omosessuali e gli altri era piuttosto complesso, visto che molti avevano il timore di essere poi scambiati per omosessuali e avere lo stesso trattamento, contribuendo quindi ad un isolamento interno degli internati stessi. Gli internati con il triangolo rosa venivano sottoposti ad esperimenti per poterne cambiare l’orientamento sessuale e trattati come cavie, tante volte venivano castrati. Addirittura la castrazione veniva vista come una cosa positiva, se l’internato lo chiedeva esplicitamente era considerato un gesto per voler “guarire”.

Le lesbiche

I trattamenti descritti in precedenza riguardano in particolare i maschi omosessuali, per quanto riguarda le lesbiche la questione era considerata di portata inferiore. Infatti, il Paragrafo 175 non puniva le lesbiche, ma molte vennero comunque sorvegliate dal regime e rinchiuse in reparti psichiatrici. Altre vennero rinchiuse nei campi di sterminio, ma senza alcun simbolo particolare come il triangolo rosa. Venivano usati i simboli di altre categorie, come quella degli oppositori politici, “asociali” o ebrei.

Giornata della memoria: La situazione italiana

In Italia la situazione fu diversa in quanto non esisteva nemmeno una legge che puniva l’omosessualità, non tanto per la poca omofobia, ma per una questione di “orgoglio” del regime fascista: si voleva far passare l’idea che fosse un “problema” non tanto diffuso e quindi senza fare una legge per punirla specificatamente. Non mancarono comunque le repressioni con molte persone omosessuali costrette al confino.

Il confino significava l’allontanamento dagli affetti, ma anche avere un marchio indelebile in quanto molte persone si rifiutarono di avere contatti con i confinati per omosessualità. Le basi giuridiche molto spesso erano il Testo Unico di Pubblica Sicurezza del 1931, che puniva i comportamenti considerati “scandalosi”. In base a questo testo la polizia aveva molta libertà e non erano necessarie particolari prove.

La situazione negli altri Paesi

Anche in altri Paesi la situazione non fu delle migliori. In Spagna, sotto il regime franchista, per gli omosessuali la pena era il carcere. Il Portogallo, sotto il regime di Salazar, praticava operazioni di lobotomia per le persone omosessuali. In Russia gli omosessuali vennero condannati ai lavori forzati nei Lager.

Nessun riconoscimento per le vittime dell’Omocausto nonostante la Giornata della memoria

La fine del Nazismo non cambiò drasticamente la vita degli internati omosessuali. Finito il Nazismo rimase comunque in vigore il Paragrafo 175 e molte persone vittime dell’Omocausto passarono dai campi di sterminio al carcere. Non furono concessi indennizzi per gli internati omosessuali e il Paragrafo 175 venne “alleggerito” nel 1969 e abrogato solo nel 1994! Anche agli ex-confinati italiani non venne concesso nessun indennizzo o riconoscimento. In Russia i lavori forzati nei gulag per gli omosessuali continuarono per 60 anni e l’articolo del codice penale russo che puniva l’omosessualità venne abrogato solo nel 1993!

I giorni d’oggi

L’Omocausto e la repressione delle persone omosessuali durante il periodo nazifascista sono rimaste a lungo dimenticate. Soltanto nel 2000 la Germania ha chiesto ufficialmente scusa agli omosessuali per quanto hanno dovuto subire. Per quanto parlare di Omocausto possa sembrare qualcosa di relegato alla storia passata, non possiamo dimenticare ancora le decine di Paesi del mondo dove essere omosessuali è ancora illegale e in alcuni casi punito con la morte.

 

Fonti: Arcigay; Mario Mieli