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Etero pride. Perché no?

Domenica 17 maggio abbiamo festeggiato la giornata mondiale contro l’omofobia. I social si sono colorati di arcobaleni e foto di ogni tipo a ricordare che la comunità LGBT+ ancora oggi è bersaglio di discriminazioni. Ma questo non è bastato, perché oltre al coro multicolore, si sono di nuovo alzate le voci di coloro che negano l’esistenza dell’omofobia e che chiedono, appellandosi alla “parità dei diritti” che venga istituito e organizzato anche un “EteroPride”. Ma, a pensarci bene, quali sono diritti da rivendicare o le libertà egualitarie da chiedere durante un ipotetico EteroPride? A questa domanda, purtroppo, non si trova una risposta. Ma c’è anche un’altra domanda che dovremmo porci: perché non viene istituito e celebrato un EteroPride? Ecco, a questa domanda potremmo dare alcune risposte.
L’EteroPride probabilmente non è necessario perché non ricordo di aver mai visto (o letto di) un/a eterosessuale inseguito/a, picchiato/a, insultato/a, vessato/a e umiliato/a in quanto eterosessuale. A pensarci bene, fa quasi sorridere pensare a un accerchiamento da parte di un  branco la cui vittima si sente insultare a suon di “etero di m€rd@!” Non è tristemente curioso vedere come l’eterosessualità non abbia mai scatenato violenza e odio in nessun omosessuale e che, ahinoi, ci è invece impossibile affermare il contrario?
Non ho neanche memoria di fantomatici coming out che vedono figli adolescenti piegati sotto l’ira e la vergogna dei genitori e che vengono buttati fuori casa e abbandonati letteralmente a loro stessi perché eterosessuali. C’è qualcuno dei lettori che è rimasto solo al mondo perché ha confessato alla famiglia la propria eterosessualità? Se sì, credo sarebbe una storia da raccontare al più presto e non perderei altro tempo: ne farei subito un libro che, ne sono certo, diventerebbe un best seller in pochissime settimane.
Allo stesso modo non ricordo di essere mai venuto a conoscenza di paesi in cui l’eterosessualità è stata dichiarata illegale (e magari punita con la pena di morte). E’ strano come la legalità si insinui anche là dove dovrebbero esistere solo sentimenti sani, preferenze e intimità. Ma non erano forse illegali anche i matrimoni interrazziali fino a qualche decennio fa? E cosa è cambiato, esattamente? E’ cambiata la legge o hanno smesso di esistere le unioni di cui sopra? Il fatto che, a furia di scontrarsi con la realtà, le leggi più vecchie e inapplicabili vengano con il tempo ammorbidite, modificate e poi cancellate, non dice niente a nessuno? Evidentemente no. Pare che, per alcuni, chiedere un presunto riconoscimento giuridico dell’eterosessualità faccia parte di un programma a me personalmente ancora ignoto.
Non mi è mai capitato di vedere interviste e reportage di eterosessuali rovinati a vita dopo aver subito “terapie d’urto” per correggere il loro orientamento sessuale. Forse il mio interesse sociale non si è spinto troppo in là e probabilmente qualcosa è andato perso, ma se la memoria non mi inganna, non ho mai sentito nessuno vaneggiare in merito a cure tanto teatrali quanto inutili o violente per guarire l’eterosessualità e, di conseguenza, non v’è traccia di nessun eterosessuale torturato fisicamente o psicologicamente a causa della propria sessualità. Ma, a questo punto, immagino che un EteroPride servirebbe a denunciare preventivamente eventuali santoni alla ricerca di etero da curare. Magari vogliono solo mettere le mani avanti. Chissà.
Sembra strano, ma non si sono nemmeno mai sentiti amici o parenti affermare “meglio un figlio/amico criminale che etero” devastando, con una sola frase, l’emotività della persona al centro di questo infelice commento. Sarà che amici e parenti degli eterosessuali sono più discreti e non si lasciano mai scappare queste considerazioni, a tutela dell’equilibrio del figlio o dell’amico in questione. Difficile a dirsi.
E, come sopra, non ricordo di aver mai sentito nessun leader religioso interessarsi alle lenzuola di un eterosessuale né di aver mai offeso, stigmatizzato o messo in pericolo nessun rapporto etero.
Forse la domanda “perché un EteroPride?” sarebbe da rivolgere proprio agli etero, perché non è facile venirne a capo o scoprire le verità delle quali si vogliano fare ambasciatori durante la tanto richiesta sfilata.
La sola cosa che ricordo con certezza è che nella prima metà del 2016, quando in italia aleggiava come un avvoltoio il terrore dell’approvazione della legge Cirinnà, al centro del mirino c’erano le “famiglie tradizionali” che stavano per essere distrutte per sempre, senza possibilità di ritorno. Quattro anni dopo, però, le stesse famiglie eterosessuali sembrano non voler raccontare il radicale cambiamento avvenuto nella loro esistenza a fronte dell’approvazione di una legge che, a tutti gli effetti, dicevano essere socialmente pericolosa e moralmente inaccettabile.
Mi è difficile pensare che a un eterosessuale sia mai stato tolto o negato qualcosa a causa del proprio orientamento sessuale. Non ho memoria di difficoltà sociali, vergogna, violenze (e nei casi peggiori, omicidi) o lacune legislative alla cui base ci fosse una questione di eterosessualità. Perché noi con il pride chiediamo la fine delle oppressioni e ne condanniamo la violenza. E loro, esattamente, cosa desiderano chiedere?
Ma mi sembra sempre più evidente che o c’è un problema di memoria storica e sociale o, effettivamente, le cose elencate nelle righe qui sopra non sono mai successe. Agli eterosessuali.