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Arrestato e torturato perchè sostiene l’omosessualità

Patrick Zaki arrestato per il suo sostegno alla causa LGBT+?

Su alcune tv e siti egiziani è stato accusato di voler portare “il caos” o “la perversione” attraverso il suo sostegno all’omosessualità.
Questo è quanto riporta il Corriere della Sera a firma dell’inviato Francesco Battistini.
Sotto il regime di Al Sisi le persone lgbt+ vengono imprigionate con accuse simili a quelle che vengono addebitate a Patrick, come l’eversione dell’ordine morale. Medioevo!

Patrick era appena atterrato all’aeroporto del Cairo per riabbracciare i familiari. Ad attenderlo invece ha trovato la polizia che lo ha arrestato.
Il mandato di cattura è del 2019, ma lo studente non ne sapeva nulla.

“Per 24 ore di lui si è persa ogni traccia”, denunciano Amnesty International e la ong Eipr. “Non ha potuto contattare la famiglia, né un avvocato. Probabilmente è stato torturato, anche con l’elettrochoc, come è diffuso negli interrogatori in Egitto”, spiega Noury.

Ora Zaki rischia una lunga detenzione e di subire ulteriori torture.
Nei suoi confronti è stata emessa un’ordinanza di carcerazione di 15 giorni per “permettere lo svolgimento delle indagini”, ma attenzione, è una misura che si può rinnovare più volte: altri attivisti politici sono detenuti così da tre anni”, fa sapere Amnesty.

Non sappiamo nè ci interessa la vita privata di Zaki, tuttavia non possiamo restare indifferenti alle modalità dell’Egitto che utilizza l’omosessualità come strumento per screditare qualcuno tanto da renderlo equiparabile ad un criminale.
Dopo il caso Regeni che ha commosso e indignato tutti, non possiamo permettere che anche Zaki,  il quale dovrebbe essere d’esempio per tutti, possa restare incarcerato in un Paese illiberale come l’Egitto.

Il 95% degli egiziani è convinto che l’omosessualità non debba essere accettata, e pubblicamente ogni atteggiamento o atto omosessuale viene ostracizzato dal governo e dai cittadini. Seppur non esista una vera e propria legge che vieti l’omosessualità, l’Egitto ne utilizza alcune di “pubblica morale” per incarcerare e torturare le persone LGBT+. Persino le app di incontri vengono utilizzate per organizzare agguati e fare violenza contro le vittime ignare. Tutto ciò è vergognoso e incivile!

Anche se non si rischia la condanna a morte come in Iran o in Arabia Saudita, da “gay” potresti andare in prigione per anni.

Quello che si può fare concretamente è continuare a diffondere la cultura dei diritti civili proprio come ha fatto Patrick, e intanto sottoscrivere la petizione di Change.org

La nostra copertina è tratta dall’opera della Street Artist Laika, e ritrae Zaki con indosso una divisa da carcerato.

Ci uniamo all’augurio di Regeni riportato nel graffito e speriamo vivamente che questa vicenda non solo si possa concludere con la liberazione di Zaki ma che sia l’occasione per puntare i riflettori su un partner commerciale come l’Egitto che ha il dovere di civilizzarsi e di guarire dal virus letale dell’estremismo religioso.