E’ difficile parlare di un personaggio più o meno famoso evitando di fargli pubblicità. Anzi è impossibile. Da qui è nata l’indecisione iniziale sulla stesura di questo pezzo, perché per salvare il salvabile, è fondamentale lasciare il minor spazio possibile a taluni personaggi che popolano, ormai e fortunatamente, solo le pagine che si occupano di trash. E la vita di questi individui dipende solo dallo spazio che si dedica loro ed è bene tenerlo sempre a mente.
Il protagonista della vicenda è Carlos Corona, figlio di Fabrizio e Nina Moric, che qualche giorno fa, in un video pubblicato su Instagram, diceva ai suoi followers che “la determinazione è tutto nella vita. Se non avete le palle, siete delle checche”. Nel breve filmato, il ragazzo emulava più che chiaramente il padre, la sua stessa identica arroganza e lo stesso fare da spaccone (interpretazione di un personaggio che già sapeva di stantìo negli anni ’80). L’idea imbarazzante di un macho che suggerisce ai propri simili come essere un vero uomo è una cosa che fa venire la pelle d’oca solo a pensarla. Ma ancora peggio è quel riferimento alle “checche” che ha fatto tanto discutere. Checche, come fossero un errore, qualcosa per cui provare vergogna. Quei maschietti non maschietti, effemminati, buoni a nulla, fragili e incapaci di stare al mondo. Meglio essere come Carlos Corona (fotocopia giovane del padre) che nella sua performance incarna un modello che, lui ne è certo, è veramente il top. Ed è del tutto inconsapevole della tristezza che suscita, non solo per i contenuti del tutto inesistenti, ma anche per questo personaggio un po’ troppo pittoresco che cerca malamente di interpretare. Ma il riferimento è chiaro: essere maschi, essere uomini è lo scopo di un’esistenza e va perseguito escludendo a priori la più bieca possibilità di essere considerati “checche”. Non sia mai. Chissà quale interpretazione ha dato, il piccolo Carlos, a questa parola. Perché nel video, quando arriva al dunque, lo dice veemente, con convinzione, come se fosse consapevole di quello che sta dicendo. E’ più che palese che le “checche” alle quali fa riferimento sono quella schiera di omosessuali che devono essere in qualche maniera banditi dalla gloria machista.
Fortunatamente l’estro machista del piccolo Carlos è stato domato, almeno in parte, dalla madre Nina che lo ha rimproverato pubblicamente, invitandolo a vergognarsi di se stesso e confessando di sentirsi imbarazzata per le dichiarazioni del figlio, arrivando addirittura a citare nientepopodimeno che Gesù. Tanto è bastato affinché Carlos facesse pubblica ammenda e chiedesse scusa, e, in un video girato in compagnia del padre, ha dichiarato: “Mi spiace, non volevo. Non sono omofobo e non ce l’ho coi gay, non ce l’ho con nessuno. Non ce l’ho nemmeno col mio vicino di casa, io penso alla mia vita”. E questo è il bello di avere la sua età: fare una sciocchezza, capirla e fare un passo indietro. Scusandosi.
E proprio queste scuse, fossero anche solo di facciata, non sono minimamente contemplate dall’emendamento salvamofobi che, al contrario, legittima chiunque a dire qualsiasi cosa sulle persone LGBT+. Perché nella vita ognuno è libero di avere le proprie convinzioni, siano esse giuste, sbagliate, distorte o fantasiose. Ma deve essere posto un limite affinché queste convinzioni non diventino terreno fertile per discriminazioni e violenze di nessun tipo. Ecco perché l’emendamento di cui sopra, ancora vivo nella legge contro l’omotranfobia, deve essere rivisto, cambiato o cancellato. Non è più pensabile che chicchessia si senta in dovere di offendere e denigrare a proprio piacimento chiunque gli si pari davanti. Siamo nel 2020 e lo sa anche Carlos Corona. E il resto del Bel Paese, lo sa?