fbpx

92esima Edizione degli Oscar…Mind the gap!

Oscar 2020 Mind The Gap

Il 9 ottobre 2020 si è svolta la premiazione della 92esima edizione degli Oscar.

Nel 2017 nasce il movimento #MeToo per la solidarietà verso le donne che hanno subito violenza e soprusi e diventa subito virale.

Nel 2018 viene fondata Time’s Up, organizzazione a difesa delle vittime di molestie sessuali, da diverse celebrità hollywoodiane.

Natalie Portman dettaglio vestitoTra queste spicca Natalie Portman, che, alla premiazione della 92esima edizione degli Oscar 2020, per omaggiare le registe escluse, ha indossato una mantella ricamata con tutti i loro nomi: Lorena Scafaria (Hustlers – Le ragazze di Wall Street), Greta Gerwig (Piccole Donne), Lulu Wang (The Farewell), Marielle Heller (Un amico straordinario), Alma Har’el (Honey Boy), Melina Matsoukas (Queen & Slim), Mati Diop (Atlantics), Céline Sciamma (Ritratto della giovane in fiamme).

L’abito come strumento di denuncia, elegante e sottile, per abbracciare un messaggio di empowering femminile.

Empowering che aveva declamato l’Academy lo scorso luglio, annunciando di includere più donne tra i propri membri, raggiungendo così la parità di genere.

Ma la mancanza di candidature femminili in una delle categorie più prestigiose ha reso ogni sforzo assolutamente vano ed inconsistente.

E così ci ritroviamo con l’identica e breve lista.

Non dimentichiamo che in 92 anni, l’Academy ha nominato solo cinque registe e premiato una sola.

La prima nominata è Lina Wertmuller nel 1977 per “Pasqualino sette bellezze”, nel 1994 Jane Campion per “Lezioni di piano”, nel 2004 Sofia Coppola per “Lost in translation”, l’ultima è Greta Gerwig nel 2018 per “Lady Bird”.

Nel 2010 Kathryn Bigelow vince l’Oscar come Miglior regista per “The hurt locker”. Unica e sola.

Le polemiche sono state tante (?) perché anche i Golden Globe e i BAFTA hanno escluso le registe dalla corsa ai rispettivi premi.

E questo nonostante Greta Gerwig fosse tra le favorite, grazie anche al fatto che il suo “Piccole donne” ha superato i 100 milioni al box office mondiale. Il film ha ricevuto 6 candidature (inclusa quella come miglior film), ma non quella per la regia. Il che stride non poco, visto che tutti i candidati alla Miglior Regia erano gli stessi inclusi nelle nomination al premio Miglior Film.

Anche Lulu Wang, autrice di “The Farewell – Una bugia buona” era giudicata una valida candidata.

Indorano la pillola facendo consegnare l’Oscar alla Miglior Regia alla regina delle proteste Jane Fonda, che, puntuale, si presenta riciclando un abito di Elie Saab già indossato nel 2014 e il suo cappotto rosso che portava al momento del suo arresto mentre contestava le politiche di Donald Trump sul cambiamento climatico. Di nuovo, l’outfit esprime dissenso, ribellione, necessità di cambiamento.

Secondo l’Annenberg Inclusion Initiative della USC – guidata da Stacy L. Smith – intitolata “Inequality Across 1,300 Popular Films: Examining Gender and Race/Ethnicity of Leads/Co-Leads from 2007 to 2019”, che ha esaminato i 100 film con i maggiori incassi del 2019, solo in premi tradizionalmente attribuiti alle donne (sartoria e costumi) persiste una forte presenza femminile. Anche in scenografia (99 su 218) e in trucco (50 su 140), anche se va diminuendo gradualmente. Invece, negli altri ruoli ad alto impatto tecnico (regia, montaggio, fotografia, musica, scrittura), le donne sembrano non essere influenti nel mondo del cinema.

Ma l’Academy plaudeva a se stessa in vista della 92esima edizione degli Oscar che definisce all’insegna dell’emancipazione femminile. Questi sarebbero i dati della crescita: dal 2015 a oggi, la presenza femminile all’interno dell’Academy Awards è aumentata (solo!) dal 25% al 32%, mentre i rappresentanti di colore sono duplicati dall’8% al 16%.

Possiamo esserne davvero soddisfatti? Può dirsi raggiunta la parità di genere?

E, come se non avessero niente altro di cui preoccuparsi, contro cui lottare, le donne devono farlo anche contro le gender inequalities della bianca, maschia, etero Film Industry.