Il Ministro dello sport Abodi, intervistato in merito al fatto che arriverà a giocare in Italia il calciatore Jakub Jankto, primo calciatore dichiaratamente gay a fare coming out in piena attivà, risponde in modo decisamente inappropriato.
Le parole del ministro Abodi
Su Radio 24 il ministro ha detto: «Per quanto mi riguarda [Jankto, ndr] è prima di tutto una persona e poi un atleta. Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali. Se devo essere altrettanto sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono».
Le “scelte individuali”
Partiamo dal fatto che essere gay non è una questione di scelta individuale. L’unica scelta che può essere fatta è quella di non nascondersi e di vivere la propria sessualità in maniera libera. Io non mi sono svegliato una mattina e ho deciso che mi piacevano gli uomini, semplicemente è così. Anzi, viste le difficoltà che devono affrontare le persone queer in questo mondo, forse se avessi potuto scegliere avrei scelto diversamente.
Queste non sono scelte, sono parti fondamentali dell’identità delle persone queer e ridurle a delle “scelte individuali”, così come uno decide se vestirsi di rosso o di nero, è estremamente riduttivo. Poi successivamente il ministro ha detto che si è espresso male. L’ha ripetuto ben due volte in una frase, si è espresso veramente così male oppure ha le idee decisamente poco chiare?
Le “ostentazioni”
Sulla parte relativa alle “ostentazioni” inizialmente non era chiaro al 100% a cosa si riferisse il ministro. Però poi ha deciso di metterci la pezza e ha fatto dei danni peggiori di prima: «Mi auguro di poter esprimere un sentimento nei confronti di certi eccessi estetici. Se gli organizzatori ritengono che questi eccessi possano trovare posto nei Pride mi va bene ma non si può togliere la possibilità di dire che alcune ostentazioni sono eccessive, è il mio pensiero». Queste sono le sue parole in un’intervista su La Stampa.
Innanzitutto si è tirato fuori inutilmente durante la prima intervista l’argomento “ostentazioni” a gratis. Non mi risulta che Jankto giochi a calcio con la faccia dipinta di colori arcobaleno e tacchi a spillo. Sostanzialmente è stata un’uscita gratuita per poter ancora una volta prendere di mira la comunità LGBT+. Si poteva invece parlare molto di più di quanto una società machista e sessista renda la vita estremamente complessa alle persone queer. Si poteva approfondire l’importanza del coming out. Insomma, un’occasione sprecata, anche perché se si comincia a parlare di questi temi tocca anche dire che è necessario fare educazione sessuale nelle scuole, cosa che per questo Governo è tipo il male assoluto.
Il vero eccesso è avere un Ministro così
Forse la cosa veramente eccessiva è avere una persona che fa il Ministro e si permette di uscire con dichiarazioni del genere, dimostrando che non conosce le cose di cui parla. Il Pride è una battaglia ma anche una festa, un momento di gioia in cui ognuno può essere come vuole essere. Il bello del Pride è che ogni persona può venire come vuole e viene accettata così com’è. Il Pride nasce per essere visibile, caro ministro Abodi. Nasce in un periodo in cui negli Stati Uniti le persone della comunità erano costrette a rifugiarsi in alcuni bar (per lo più malfamati) per poter essere loro stesse. Non potevano vivere la propria vita pienamente alla luce del sole. Dopo essersi ribellate all’ennesima incursione della polizia in un bar gay, un anno dopo si decide di marciare insieme, per la prima volta davanti al mondo intero.
Il Pride esiste perché le persone della nostra comunità vengono continuamente rese invisibili da una società che è ancora ostile. Abbiamo ancora paura ed essere chi siamo alla luce del sole. Il motivo? Ci picchiano e ci insultano per quello che siamo, qualcuno cerca anche di ammazzarci. Sono continui tentativi di renderci invisibili, di far vedere che non esistiamo. Lo scopo è quello di farci avere timore ad essere chi siamo, per spingerci a nasconderci di continuo. Ci nascondiamo noi, siamo meno visibili, e di conseguenza spariscono anche i nostri diritti.
Il Pride serve per dire basta, per dire che ci siamo, esistiamo e non abbiamo intenzione di piegarci ai continui tentativi di persone omofobe che vogliono cancellarci, cancellare i nostri diritti e la nostra libertà. Per fare tutto ciò il Pride deve essere visibile, i colori e i costumi (e sì, quindi anche gli “eccessi del ministro Abodi”) servono proprio a questo scopo. Se non fosse così, uscirebbe secondo voi un articolo che racconta del Pride in ogni città in cui si tiene una parata? Ci sono moltissime altre manifestazioni in cui si parla di diritti LGBT+, senza colori e costumi, ma non se ne parla tanto quanto il Pride, mai. Oltre al fatto che si tratta di una festa, un momento in cui ci si diverte.
Quante persone hanno fatto cose un po’ sopra le righe per divertirsi in un momento di festeggiamento e di gioia (senza far male a nessuno)? Moltissime, basta vedere i festeggiamenti per la vittoria di uno scudetto, oppure quando la nazionale vince un Europeo. Però in quei casi si parla di momenti goliardici, con i Pride invece di “ostentazioni” ed “eccessi estetici”. Ministro Abodi, spero di non risultare troppo eccessivo, ma consiglio di studiare un pochettino di più e risentirci al prossimo appello a settembre. Spero che il fatto di informarsi rientri tra le sue scelte individuali.