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Controversa moralità russa: la stretta ai diritti LGBT+

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Va in scena la mostra della controversa moralità in Russia: la  ulteriore stretta ai diritti LGBT+ arriva dalla Duma, il Parlamento di Mosca. È infatti arrivato l’annuncio di un pesante inasprimento della legge contro la cosiddetta “propaganda LGBT+”. Questo, altro non è che il modo violento e oppressivo dello Stato di Putin di dichiarare un assurdo divieto ai rapporti definiti “non tradizionali”.

Come sempre, tutto si basa sull’idea di un tradizionalismo becero e senza appigli, che continua a muovere l’operato di intere nazioni. Ciò che questo inasprimento comporterà è la fine dei dibattiti a tema LGBT+ a mezzo stampa, su internet e nella pubblicità. Conseguenza naturale di questo regime di oppressione, sarà l’aumento degli atti di omofobia e di violenza in generale. Tempi duri per gli attivisti in Russia, dal momento che di fatto l’omosessualità è sulla strada per diventare un reato. Il concetto principale sostenuto dalla Duma è che la moralità deve essere difesa. È morale violentare, uccidere, reprimere le persone sulla base del proprio orientamento sessuale? È morale de-umanizzare, ridicolizzare e ridurre al silenzio con spargimenti di sangue? Unica cosa chiara, è che il concetto di moralità si presta a molte interpretazioni.

Violenza e oppressione alla base della controversa moralità in Russia: stretta ai diritti LGBT+

Le autorità russe arrivano quindi a inasprire le norme già approvate nel 2013, già allora criticate dalle organizzazioni per i diritti umani. Si ritiene che il conflitto in Ucraina sia alla base di questo irrigidimento della controversa moralità russa: la stretta ai diritti LGBT+ giunge per dare ai soldati “un’immagine del futuro” per cui combattere. Così si esprime la Duma: il legislatore ritiene che debba parlarsi di LGBT+ solo in modo negativo.

Per l’ennesima volta nella storia si mette al di sopra dei diritti dell’umanità la necessità di legittimare un conflitto armato. Per l’ennesima volta i diritti LGBT+ vengono contrapposti a un “giusto”, a una “morale”, come se fossero sbagliati e immorali. Ciò che non viene mai menzionato è la ragione per cui dovrebbero esserlo, laddove ce ne fosse una.

Khinstein ha inoltre dichiarato che “non è un atto di censura. Non vietiamo alla comunità LGBT+ di esistere. Diciamo solo che la propaganda, cioè la promozione positiva dei rapporti omosessuali, e quasi l’affermazione che questi atteggiamenti siano migliori dei tradizionali rapporti, ecco questo dovrebbe essere bandito.”

Di tradizionale, però, qui vediamo solo le ignobili scuse che a sostegno della violazione dei diritti umani. Non c’è stato nessuno che abbia provato ad affermare i rapporti omosessuali come migliori di altri. Eppure, questa assurda idea continua a rimbalzare da un lato all’altro del globo, per giustificare violenze ingiustificabili.

 

Fonte: euronews.com

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