Questa volta Catania: l’ennesima aggressione omofoba a un attivista lgbtqia+ si è infatti consumata nel capoluogo siciliano. L’omofobia in Italia continua a manifestarsi sistematicamente, nonostante i tentativi di camuffare il tutto. Per fugare ogni dubbio, l’aggressore avrebbe detto “A Catania siti troppi i froci”. Vittima è un attivista lgbt+ e aroace, Fiore, studente di lingue di 22 anni. Nella notte del 23 Maggio si è visto scagliare contro un fendente con un cacciavite.
L’aggressore avrebbe riconosciuto e catalogato l’attivista come persona non-etero da una spilletta sul suo zaino. Benché fossero circa le tre e mezza del mattino, l’aggressione è avvenuta in una delle strade centrali di Catania, Via Umberto. Fiore ha poi diffuso la notizia tramite i propri profili social, raccontando l’accaduto:
“Mi trovavo a Catania, in via Umberto, a metà strada per arrivare a casa, quando ad un certo punto passa un tizio losco con una Grande Punto di colore grigio metallizzato. Abbassa il finestrino, sporge la testa e comincia a squadrarmi dalla testa ai piedi. Ad un certo punto, con una brusca manovra si accosta in una viuzza di via Umberto, scende dalla macchina e mi viene dietro chiedendomi se sapessi dove fosse una presunta via che lui doveva raggiungere. Il problema è che questo tizio si stava avvicinando troppo ed in maniera molto rapida con qualcosa in mano. Ho avuto il tempo di dire ‘non so dove sia la via, scusi’ che subito mi si è lanciato addosso tentando di pugnalarmi con un cacciavite affilato”.
Nel post di Instagram in cui ha raccontato la propria storia, Fiore si è posto un obiettivo preciso:” affinché l* nostr* parlamentar* prendano atto di cosa significhi oggi essere lesbica, gay, bi, trans, intersessuale e aroace in Italia”.
L’ennesima aggressione omofoba a un attivista: la frustrazione e lo sgomento
Il presidente di Arcigay Catania Armando Caravini ha poi commentato la vicenda dicendosi “orgoglioso e fiero di Fiore”. Questo, proprio perché il ragazzo ha denunciato immediatamente, esponendosi pubblicamente. Prosegue poi dicendo: ”Questa è l’ennesima dimostrazione di come in Italia occorra un’aggravante contro la bifobia, gayfobia, la lesbofobia, la afobia, la transfobia e la intersexfobia. Vicende come queste non possono essere trattate come una semplice aggressione o rapina o qualsiasi altra cosa non siano. Ribadiamo: serve una legge, ora. Denuncerò il caso all’Unar, l’Ufficio antidiscriminazione“.
Il Gruppo Giovani di Arcigay Catania ha sottolineato che il proprio lavoro consiste nell’offrire supporto e salvaguardia alle persone lgbtqia+ vittime di violenza.
”Se toccano un*, toccano tutt*”. Il Gruppo inoltre ha commentato: “Sentiamo ancora l’applauso delle Senatrici e dei Senatori in Parlamento che gioivano per la bocciatura di una legge che puntava alla prevenzione di tali crimini e che avrebbe punito questo reato in maniera più adeguata, quale frutto di odio”.
Ci teniamo a ricordare, comunque, che il DDL Omotransfobia bocciato a suon di applauso al Senato avrebbe tutelato solo in parte queste aggressioni. L’articolo 4, infatti, permetterebbe alle persone di chiamare gli LGBT+ malati o inferiori in quanto tali. L’articolo 7, invece, limiterebbe la formazione nelle scuole contro le discriminazioni. Serve una Legge ora, sì. Però, deve realmente e concretamente tutelare le persone della nostra comunità e non solo. Attualmente, il DDL Zan è un compromesso al ribasso.
Concludiamo dicendovi che forse è solo un caso che questa volta si sia trattato di Catania: l’ennesima aggressione omofoba a un attivista lgbtqia+ può succedere sempre e ovunque. Benché ci si ostini a mettere la testa sotto la sabbia, bisognerebbe considerare che è di vite umane che si parla. In questo caso, la vita di un 22enne che se si fosse interrotta avrebbe suscitato grande clamore. Clamore che però viene fuori solo a tragedia compiuta, quando senza troppo impegno si può dire che la prevenzione sarebbe stata possibile.