L‘1 Dicembre è stata la giornata mondiale contro l’AIDS. Questo nemico invisibile, ancora da combattere, fa ancora stragi. Secondo il rapporto UNAIDS 2009, in tutto il mondo vi sono state circa 60 milioni di persone contagiate sin dall’inizio della pandemia, con circa 25 milioni di morti e, nel solo Sudafrica, 14 milioni di bambini orfani. attualmente.
Quando è stata scoperta l’AIDS?
Uno studio del 2007 ha affermato che un ceppo di HIV-1, probabilmente spostatosi dall’Africa ad Haiti, è entrato negli Stati Uniti intorno al 1969. Lo stesso gruppo di ricerca ha rilanciato tale conclusione nel 2016 con uno studio genetico.
Qual è la differenza tra HIV e AIDS?
Hiv e Aids NON sono la stessa cosa.
HIV: L’Hiv (Human immunodeficiency virus) è un virus che attacca e distrugge, in particolare, un tipo di globuli bianchi, i linfociti CD4, responsabili della risposta immunitaria dell’organismo. Il sistema immunitario viene in tal modo indebolito fino ad annullare la risposta contro altri virus, batteri, protozoi, funghi e tumori.
L’infezione da Hiv non ha una propria specifica manifestazione, ma si rivela attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario. La presenza di anticorpi anti-Hiv nel sangue viene definita sieropositività all’Hiv. Pur con una infezione da Hiv, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi di una malattia opportunistica. Sottoporsi al test Hiv è, quindi, l’unico modo di scoprire l’infezione.
AIDS: L’Aids (Acquired immune deficiency sindrome) identifica uno stadio clinico avanzato dell’infezione da Hiv. È una sindrome che può manifestarsi nelle persone con HIV anche dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione, quando le cellule CD4 del sistema immunitario calano drasticamente e l’organismo perde la sua capacità di combattere anche le infezioni più banali (infezioni/malattie opportunistiche).
Quali sono i sintomi?
HIV: La sintomatologia dell’infezione da HIV varia in base allo stadio di malattia, suddivisa in:
- incubazione
- infezione acuta
- fase di latenza
- AIDS
L’incubazione dura dalle 2 alle 6 settimane. L’infezione acuta, della durata di circa un mese, può dare dei sintomi simil-influenzali. Tra questi: febbre, cefalea, rash, faringite, ingrossamento dei linfonodi, mialgia, malessere generalizzato, piaghe nella mucosa buccale o esofagea. La fase di latenza è anch’essa asintomatica, la sua durata varia da 2 settimane a più di 20 anni. In questo periodo si può essere contagiosi senza essere a conoscenza della propria infezione da HIV.
AIDS: Per sviluppare l’Aids può essere necessario un periodo molto lungo. Addirittura fino ai 12/15 anni dopo il contagio da HIV.
I sintomi di AIDS possono includere:
- ingrossamento dei linfonodi
- perdita di peso
- diarrea
- tosse
- astenia
- agitazione notturna
- tremore
Test diagnosi HIV: come funziona?
Per la diagnosi dell’infezione da HIV il primo test da effettuare è la ricerca di anticorpi specifici nel sangue per mezzo di kit ampiamente standardizzati, la cui metodica è definita ELISA, EIA, Chemiluminescenza.
Saggio E.L.I.S.A ( Enzyme-Linked Immunoabsorbent Assay) Il saggio dell’immunoadsorbente legato all’enzima è un saggio che viene usato per stabilire se nel campione è presente l’antigene (saggio diretto) o l’ anticorpo specifico contro un antigene (saggio indiretto).
Nel metodo diretto o a Sandwich si ricerca la presenza dell’antigene nel campione biologico. Il metodo può venire schematizzato idealmente in tre fasi:
2) A questo punto si inserisce, in forma sierica, il campione biologico del quale vogliamo verificare la presenza o meno dell’antigene.
Dopo una o due ore se l’anticorpo ha trovato il suo epitopo specifico lo lega a se formando il complesso anticorpo-antigene. Ora si può lavare il tutto abbondantemente per rimuovere l’antigene non legato.
Test diagnosi AIDS: come funzionano nel dettaglio
Nei nostri pozzetti, ora, aggiungiamo un substrato incolore che viri di colore per opera dell’enzima marcatore. Questo ci permette di vedere il nostro complesso ad occhio nudo oppure al microscopio ottico o con lo spettrofotometro. I test di Quarta Generazione riconoscono anche l’antigene p24, che può essere riscontrato nelle fasi precoci dell’infezione, consentendo una diagnosi più precoce, a partire da due settimane circa dopo l’eventuale contagio, anche se i livelli di questa proteina tendono ad abbassarsi nelle settimane successive.
E’ possibile fare questo test nei Centri Mts senza impegnativa del medico ed è gratuito. È possibile chiedere inoltre l’anonimato. Ci si può rivolgere anche al proprio medico di medicina generale, a un Consultorio familiare dell’ASL o a uno specialista (ginecologo, andrologo, dermatologo).
In Italia è disponibile in farmacia (non è necessaria la prescrizione medica) un esame di screening monouso a risposta rapida per la ricerca degli anticorpi anti-HIV-1 e/o anti-HIV-2. Esso consente di avere i risultati in 15 minuti: l’Autotest HIV, esame che può essere effettuato su una goccia di sangue in quanto, in caso di infezione, contiene gli anticorpi IgG e IgM anti-HIV.
Le terapie
1987: è stato introdotto il primo farmaco antiretrovirale, la zidovudina (Azt), a cui si sono aggiunti negli anni successivi altri farmaci con diversi meccanismi di azione.
1997: Vengono utilizzati una nuova categoria di farmaci antiretrovirali, gli inibitori della proteasi, capaci di ostacolare l’enzima virale necessario per la produzione del rivestimento esterno del virus.
Ultimi anni: Sono stati introdotti nuovi farmaci antiretrovirali (chiamati inibitori) tra cui:
- della fusione, che bloccano l’ingresso dell’HIV nella cellula ospite impedendo la penetrazione del genoma virale nella cellula ospite
- della integrasi, che inibiscono l’integrazione del genoma dell’HIV nel DNA della cellula ospite, limitando così la replicazione virale
- del Ccr5, che inibiscono il recettore Ccr5 della cellula ospite, bloccando l’entrata del virus
Sperimentazione: Attualmente sono in sperimentazione nuove classi di farmaci mirati a stimolare e supportare il sistema immunitario, piuttosto che a una diretta azione antivirale. Accanto ai farmaci, sono in corso da vari anni anche molti studi per mettere a punto un vaccino che possa prevenire l’infezione tra gli HIV negativi, o possa migliorare il decorso della malattia in chi è già infetto.
Aspettative di vita per chi ha contratto il virus dell’HIV
Negli Stati Uniti, trent’anni fa, l’AIDS era diventata la prima causa di morte fra i giovani e la zidovudina (meglio conosciuta come AZT), il primo farmaco utilizzato contro questa patologia aveva una scarsa efficacia. La terapia antiretrovirale ha migliorato significativamente la sopravvivenza delle persone malate di AIDS nonostante attualmente non si può ancora guarire.
Un ventenne che oggi contrae la malattia e che inizia a curarsi subito ha un’aspettativa di vita di 78 anni. L’unico metodo efficace per prevenire, in modo quasi del tutto certo, l’HIV è il preservativo (sia maschile, sia femminile). Altri metodi contraccettivi non assicurano una prevenzione poiché l’obiettivo è di allontanare dal corpo liquidi che provocano il contagio come, ad esempio, lo sperma.
Vaccino anti HIV, al via la sperimentazione
L’esperienza vaccinale maturata nell’ambito dell’attuale pandemia da COVID-19 potrebbe tornare utile anche nei confronti dell’infezione da HIV verso la quale non è tuttora disponibile un vaccino preventivo. Sono in via di sperimentazione negli Stati Uniti due vaccini a mRna contro l’HIV, sviluppati sulla base della tecnologia dimostratasi efficace contro il COVID-19.
Le molecole di mRNA dovrebbero trasmettere alle cellule del ricevente le istruzioni per la produzione delle proteine di HIV e la conseguente risposta immunologica. La sperimentazione vaccinale richiederà diverse fasi al fine di accertare, su un numero crescente di persone, l’assenza di tossicità e l’efficacia nell’indurre una risposta immunitaria protettiva.
La sperimentazione di fase 1, iniziata recentemente, coinvolgerà nei prossimi sei mesi 56 volontari sani fra i 18 e i 50 anni. Oltre ad escludere reazioni avverse ai preparati vaccinali (mRna-1644 e mRna-1644v2-Core), i ricercatori valuteranno la comparsa nel tempo di anticorpi in grado di neutralizzare differenti ceppi di HIV.
Per valutare la completa efficacia vaccinale sarà comunque necessario estendere la sperimentazione su larga scala, coinvolgendo numerosi centri in diverse aree del pianeta, dove sono prevalenti differenti sottotipi virali. La disponibilità di un vaccino contro l’HIV sarebbe fondamentale per Paesi dell’Africa Subsahariana o nel Sudest asiatico. In questi luoghi l’infezione presenta un’incidenza elevata e la terapia antivirale non è accessibile a gran parte della popolazione.
Miti da sfatare sull’AIDS
- Le cause NON sono promiscuità sessuale e consumo di droghe. La causa è, semplicemente, un virus. Si possono avere molti rapporti sessuali, basta proteggersi con il preservativo, sempre. Indipendentemente se il rapporto è orale, anale o vaginale. L’arma principale che abbiamo per combatterlo è la diffusione della cultura della prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Se è vero che quelli descritti sono comportamenti a rischio, stigmatizzarli e fingere che l’HIV non possa riguardare chiunque – anche chi è impegnato in una relazione monogama e non fa uso di droghe – non aiuta certo a proteggersi.
- NON si muore di AIDS, ma di malattie che insorgono durante il periodo della malattia. Tra quelle più comuni: Tubercolosi, polmonite meningite da streptococco, Sarcoma di Kaposi, Linfomi e Tumore cerebrale.
- L’AIDS non è solo un problema degli omosessuali. Ogni rapporto non protetto potrebbe essere considerato a rischio. A causa di questa errata convinzione, la stampa, coniò in quel anno il termine GRID che stava per Gay-related immune deficiency. Il CDC, in cerca di un nome, osservò che le comunità infette apparentemente fossero limitate a quelle degli haitiani, degli omosessuali, degli emofiliaci e degli eroinomani. Così coniò il termine di “malattia 4H”. Tuttavia, dopo aver stabilito che l’AIDS non era limitata a quelle sole comunità, tale termine venne introdotto nel luglio 1982 e utilizzato come corretta definizione della malattia dal settembre di quell’anno.
Altri miti da sfata sull’AIDS
- Il virus dell’AIDS NON sopravvive nell’ambiente esterno: l’essiccamento lo inattiva in 1-2 ore, il calore umido > 56°C in 30 minuti.
- L’HIV non può essere trasmesso attraverso cibo o utensili da cucina, anche se la persona che prepara il cibo vive con l’HIV. Sedili da toilette, tavoli, maniglie delle porte, posate, asciugamani condivisi.
- Non c’è l’HIV nel sudore, nelle lacrime, nell’urina o nelle feci di una persona infetta.
- Il rischio di contrarre l’HIV dal sesso orale è molto basso e considerato non significativo dal punto di vista clinico. È cmq sempre consigliato l’utilizzo del profilattico. Le stime per il rischio di trasmissione dopo singolo rapporto sessuale anale recettivo invece indicano lo 0,1-3%, mentre il rischio per un singolo rapporto recettivo vaginale è di 0,1-0,2%. Potrà essere considerato un rischio potenziale nel caso vi siano ferite aperte e sanguinanti sulla zona genitale oppure sanguinamento / gengive sanguinanti in bocca. C’è un rischio leggermente maggiore se si ingerisce lo sperma in caso di uomo sieropositivo o se una donna sieropositiva che subisce del sesso orale ha le mestruazioni.
- L’infezione da HIV non può essere trasmessa dai baci.
- Tatuaggi e piercing sono pratiche sicure se eseguite con strumenti monouso sterili. C’è un rischio solo se l’ago usato dal professionista è stato usato precedentemente su una persona infetta da HIV e non sia stato sterilizzato in seguito. Tuttavia, i professionisti sono tenuti a utilizzare nuovi aghi per ogni nuovo cliente.
- Le persone affette da HIV possono donare gli organi, ma solo effettuando uno screening e solo a persone anch’esse affette da HIV
- Non è stato ancora ben stabilito se le persone con HIV siano esposte a maggiori rischi dall’infezione COVID-19. Il Piano vaccini anti Covid-19 indica le persone con immunodeficienza o in trattamento con farmaci immunomodulanti maggiormente suscettibili di ammalarsi di Covid-19, quindi da vaccinare nelle prime fasi.
Telefono verde Aids e infezioni sessualmente trasmesse
Per avere informazioni scientificamente corrette e aggiornate sull’infezione Hiv, sull’Aids e sulle malattie trasmesse per via sessuale, si può telefonare da qualsiasi parte d’Italia al Telefono verde 800 861061 (TV AIDS e IST) dell’Istituto superiore di sanità – www.uniticontrolaids.it.
Si tratta di un servizio nazionale di counselling telefonico, anonimo e gratuito, collocato all’interno dell’area “Comunicazione” dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di Sanità.
Svolge attività di counselling in italiano e in inglese, dal lunedì al venerdì, dalle ore 13 alle ore 18.
Un esperto in materia legale è presente il lunedì e il giovedì dalle 14 alle 18.
Il Servizio coordina, inoltre, il Network ReTe AIDS condividendo con altre 13 Help Line presenti sul territorio nazionale, contenuti scientifici, metodologie operative e sistema di raccolta dati. L’intervento di counselling è integrato da una comunicazione online, attraverso il sito web Uniti contro l’AIDS, l’account
Le persone non udenti per avere informazioni possono utilizzare l’indirizzo email tvalis@iss.it a loro dedicato.
Da febbraio 2020, gli esperti del TV AIDS e IST forniscono informazioni sull’emergenza sanitaria da COVID-19 per le persone che vivono con HIV e per la popolazione generale, rappresentando un riferimento per acquisire Numeri Verdi istituzionali, nonché indicazioni sulle strutture sanitarie alle quali fare riferimento.
Il Telefono verde AIDS/IST 800-861061 ha realizzato una mappatura dei centri dove è possibile effettuare i test HIV e IST.
Non abbiate paura. Non siete sol*!
Raph