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Nazista indagato grazie alla norma sulla propaganda d’odio. Norma non prevista dal DDL omotransfobia

Nazista indagato per propaganda di odio grazie alla legge Mancino che però, non è stata estesa nella proposta di legge contro l'omotransfobia

Un Nazista viene indagato grazie alla norma sulla propaganda d’odio presente nella legge Mancino. Norma che, purtroppo, non è stata estesa all’attuale DDL sull’omotransfobia.

Nella giornata di lunedì 19 ottobre, sono stati indagati gli autori di vari post antisemiti.
In una foto, nello specifico, si vede un forno da cucina aperto con dentro alcune banconote e la scritta «trappola per ebrei».
Questa immagine aveva suscitato indignazione ed era stato oggetto di numerose segnalazioni alla polizia Postale.

Tali indagini sono state possibili grazie alla norma contro la propaganda di odio per motivi di discriminazione razziale ed etnica della legge Mancino.
Il nazista indagato per propaganda d’odio, però, potrebbe non essere perseguito se discrimina persone omosessuali.
Tale norma, infatti, non è estesa nell’attuale proposta di legge contro l’omotransfobia, che quindi non consentirà di contrastare campagne di odio simili verso le persone Lesbiche, Gay , Bisex e Trans (LGBT+).
L’indagato si chiama D’adamo ed è già noto per i post omofobi per i quali però non è indagato e non lo sarà neanche con la nuova legge.

Nazista indagato per propaganda d’odio: il pensiero del portavoce del Gay Center

Fabrizio Marrazzo portavoce del Gay Center ha dichiarato: “Se alla mancanza della norma sulla propaganda, consideriamo l’art. 3 del ddl omotransfobia voluto dal centrodestra e votato anche dalla maggioranza, che crea anche un salva condotto per rendere lecito dire ad esempio che le donne sono inferiori ed i Gay sono malati”.

In un punto specifico, infatti, tale articolo recita: <<Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte>>.

Con l’art. 3 si rischia un salto indietro di almeno 30 anni.
Per questo motivo, se si vuole davvero tutelare la comunità lgbt+ e non solo, almeno l’art. 3 va cambiato.
E, per farlo, c’è bisogno di un po’ di coraggio da parte della politica.

 

 

 

Simone D’Avolio

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