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Katseye e il coraggio nel K-pop: Lara e Megan aprono la strada alla visibilità queer

Katseye e il coraggio nel K-pop: Lara e Megan aprono la strada alla visibilità queer. Come, esattamente? Ce lo dimostrano in una bellissima intervista tenuta da Teen Vogue la settimana scorsa.

 

Libertà di essere sé stessi

Nel mondo del K-pop, dove ogni minimo gesto è studiato e la libertà personale spesso viene sacrificata in nome dell’immagine, parlare apertamente di identità e orientamento sessuale è ancora un tabù. Ma qualcosa sta cambiando, e a farlo notare è stata una dichiarazione genuina e potente di due membri del gruppo Katseye: Lara e Megan. Durante un’intervista pubblica, Megan ha condiviso di essersi dichiarata bisessuale, mentre Lara ha raccontato con orgoglio di identificarsi come queer. Il pubblico presente le ha accolte con calore, ma la domanda sorge spontanea: come ha reagito il mondo fuori da quella stanza?

 

Katseye e la forza della rappresentazione nel K-pop

Non capita spesso di sentire idol del K-pop parlare apertamente del proprio orientamento. L’industria è famosa per essere estremamente controllata e poco incline alla diversità, soprattutto quando si tratta di tematiche LGBTQIA+. Eppure, Katseye ha deciso di rompere gli schemi. Alla domanda su com’è stato fare coming out pubblicamente, Megan ha risposto con entusiasmo: La risposta è stata così calorosa e accogliente. Mi sono sentita amata dal primo secondo in cui ho deciso di dichiararmi bisessuale“. Ha confessato di aver avuto paura all’inizio, proprio perché nel settore è un gesto ancora rarissimo, ma il supporto ricevuto dai fan e perfino da altri artisti è stato più grande di qualsiasi timore.

 

L’importanza di chi ci mette la faccia

Lara, altra componente delle Katseye, ha spiegato che per lei essere queer e amare le donne è sempre stato un elemento fondamentale della propria identità. Ma scegliere di dirlo pubblicamente non è stata solo una questione personale: è stata una scelta politica. Non c’è abbastanza rappresentazione nello spazio in cui siamo, soprattutto essendo persone brown. Sentivo che dovevo condividerlo, non solo per me, ma per chi ancora non riesce a farlo“. Le sue parole hanno colpito il cuore di molte persone nel pubblico e online. Lara ha raccontato che, dopo il coming out, diversi fan hanno scritto ringraziandola perché il loro gesto li aveva aiutati a dichiararsi con le proprie famiglie. E quando una confessione personale diventa un atto collettivo, allora sì, si può parlare di rivoluzione.

 

Katseye, visibilità e identità: perché serve parlare di orgoglio

La rappresentazione nel K-pop è sempre stata limitata. Molti artisti queer esistono, ma spesso sono costretti al silenzio per paura di reazioni negative da parte dell’industria, dei media o del pubblico più conservatore. Le Katseye, invece, hanno scelto un’altra strada: quella della trasparenza. Lo hanno fatto senza trasformare la loro identità in una mossa commerciale, ma presentandola come parte naturale della loro vita e del loro lavoro. Questo è fondamentale, perché troppo spesso i media tendono a ridurre le persone queer a etichette o slogan. Qui, invece, è stata messa al centro la normalità dell’esistenza: Vogliamo che tutti si sentano rappresentati e sappiano che vanno bene così come sono“.

 

Katseye e il supporto ai diritti trans

Un momento ancora più significativo dell’intervista è arrivato quando la presentatrice ha ricordato che gli stessi membri delle Katseye sono apertamente sostenitrici dei diritti delle persone trans. Alla domanda sul perché questa battaglia sia importante, Megan ha risposto con semplicità e lucidità: Il nostro team è molto vario. Lavoriamo con tante persone della comunità queer. Noi amiamo tutti. Non c’è vergogna in nulla. Vogliamo rappresentare tutti e far sentire tutti al sicuro“. Poche parole, ma fondamentali, soprattutto in un’epoca in cui molte celebrità evitano posizioni politiche o usano terminologie vaghe per non rischiare ripercussioni.

 

Katseye e la cultura fan: quando l’amore conta più del pregiudizio

Chi conosce il mondo K-pop sa che il fandom è un’arma potente. Può distruggere un artista in un giorno, ma può anche proteggerlo per anni. Nel caso delle Katseye, la seconda ipotesi ha vinto. Dopo il coming out di Megan e Lara, i social si sono riempiti di messaggi di sostegno, meme affettuosi e perfino fanart che le rappresentavano con bandiere pride. Questo ha dimostrato una grande verità: mentre gli haters urlano più forte, sono sempre meno delle persone che vogliono solo amare liberamente i propri artisti. E vedere idoli dichiararsi queer non allontana i fan: li avvicina.

 

Katseye e il valore politico dell’essere sé stess?

Un coming out non è mai neutro, soprattutto in contesti dove non è ancora considerato “normale”. Nel K-pop, dove ancora si discute se i cantanti possano o meno avere relazioni romantiche, dichiarare apertamente il proprio orientamento è un gesto che va oltre lo spettacolo: è un atto politico. Le Katseye non hanno parlato di “coraggio”, perché nessun artista dovrebbe necessitare coraggio per vivere la propria identità. Ma l’hanno fatto comunque, e proprio per questo il loro gesto ha un valore enorme. Hanno usato la loro piattaforma per normalizzare l’esistenza queer.

 

Katseye come modello per le nuove generazioni

L’eco di dichiarazioni come quelle di Megan e Lara non resta confinato a un’intervista. Si propaga nei gruppi Telegram dei fan, nelle stan account su Twitter, nei commenti su TikTok. Ragazzi di 14 anni scrivono: Se loro possono dirlo, forse un giorno potrò farlo anch’io“. Questo è l’effetto domino della rappresentazione. Non si tratta solo di dire “sono queer”, ma di permettere a qualcun altro di dirlo dopo di te. Se oggi nel K-pop ci sono ancora poche figure apertamente LGBTQIA+, domani potrebbero essercene molte di più. E forse sarà proprio grazie a gruppi come Katseye.

 

Katseye, amore e rivoluzione

Alla fine dell’intervista, Megan ha chiuso con parole semplici ma chiare: Love is love“. Una frase sentita mille volte, certo. Ma che assume un senso nuovo quando pronunciata non da un attivista o da un politico, ma da un’artista pop in mezzo a un pubblico che applaude con gioia e sollievo. In un mondo che spesso divide, giudica e censura, a volte la rivoluzione inizia da una risata, da una confessione sincera e da un “vi amiamo tutti, esattamente come siete”.

 

Basta così poco per dare il proprio supporto, oppure riceverlo da qualcuno. Eppure ad oggi rimane un rischio dichiararsi per chi siamo. Quando cambierà tutto questo?

Aeden Russo

 

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