Non abbassate i riflettori sull’Iran. Questo è il messaggio che sembra lanciare la Ong Center for Human Rights in Iran con sede a New York ma attiva nel riportare al mondo notizie dal paese sotto il regime fondamentalista di Khameini. Nonostante l’attenzione del mondo, come spesso capita, sia tornata rapidamente a rivolgersi altrove, le atrocità e le violazioni dei diritti umani in Iran stanno continuando. L’ultimo caso simbolo è stato riportato in tutta la sua atrocità proprio dalla Ong.
La vita di Masooumeh si è interrotta a soli 14 anni a seguito delle violenze subite per mano della polizia iraniana che l’aveva in custodia. Violenze che hanno causato gravissime lacerazioni vaginali che ne hanno portato alla morte della giovane.
Torture e silenzio: la macchina della dittatura in Iran
L’accusa rivolta alla giovane Masooumeh è quella di un piccolo ma potentissimo gesto di ribellione. La 14enne di Teheran infatti si sarebbe tolta il velo a scuola in segno di vicinanza alle proteste che ormai da mesi infiammano il paese a seguito della morte della 22enne irano-curda Mahsa Amini. Non sapeva però di essere filmata, cosa che ne ha portato all’identificazione e all’arresto.
La madre ha dichiarato di voler rendere pubblica la notizia delle violenze subite dalla figlia ma a sua volta è rimasta vittima della macchina del silenzio. Infatti, ne sono state perse le tracce poco dopo la diffusione della notizia della morte di Masooumeh. Le stime ad oggi parlano di almeno 700 persone rimaste vittime della violenta repressione di questi mesi in Iran. Amnesty International riporta di almeno 26 persone ad immediato rischio di esecuzione. La maggior parte giovani e giovanissimi, alcuni poco più che bambini.
Come Masooumeh. O come Nika, 16 anni, il cui corpo martoriato è stato ritrovato dopo essere scomparsa nel corso di una protesta. O come Amir, arrestato ad Ottobre a soli 15 anni.
Ziggy Ghirelli
Fonti: Centre for Human Right in Iran; Rainews; New York Times; Il Giornale; Il Fatto Quotidiano