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La strategia nazionale contro le discriminazioni LGBT+, spiegata

Il governo uscente ha approvato la strategia nazionale contro le discriminazioni LGBT+. La strategia portata a termine è frutto di un lavoro che va avanti circa da due anni e prevede tutta una serie di misure da adottare per contrastare le discriminazioni LGBT+. Viene tutto diviso in sezioni, andando ad analizzare per ogni ambito della nostra società le misure da adottare. Il documento è di diverse pagine, ma qua cerchiamo di sintetizzarlo e renderlo più fruibile.

Era proprio necessaria una strategia contro le discriminazioni LGBT+?

Di fatto sì, ce lo chiede l’Unione Europea di cui facciamo parte. In particolare è da menzionare la “Strategia europea per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025”. Sostanzialmente si tratta di un documento in cui si invitano gli stati dell’UE ad adottare delle strategie contro le discriminazioni LGBT+ al fine di raggiungere una serie di obiettivi entro il 2025. I pilastri di questa strategia sono 4:

In generale, viene anche ribadito nella strategia stessa che essa si colloca all’interno di un contesto che la richiede a gran forza, frutto di una serie di risoluzioni del Parlamento contro le discriminazioni LGBT+. Per citarne alcune recenti la Risoluzione sulla discriminazione in pubblico e sull’incitamento all’odio nei confronti delle persone LGBT del 2019 e la risoluzione del marzo 2021 in cui si proclama l’Unione Europea “zona di libertà delle persone LGBTIQ”.

Come siamo messi in Italia

Rispetto al resto d’Europa non molto bene. I sondaggi dell’opinione pubblica dell’Eurobarometro del 2019 indicano che le opinioni discriminatorie sono presenti in percentuali più alte rispetto alla media europea. Il rapporto dell’ILGA che ogni anno analizza i diritti LGBT+ nei vari Paesi europei ci colloca al 35esimo posto (in Europa, non nel mondo!).

Chi è stato coinvolto in questa strategia

Diverse parti: i ministeri, la Conferenza Nazionale delle Regioni, l’associazione nazionale dei comuni italiani. Ma anche 66 associazioni di settore coordinate dall’UNAR (Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali). Si tratta quindi di una strategia frutto di confronti tra enti Statali, regionali, locali ma anche associazioni.

Cosa prevede la strategia in ambito lavoro

Sul ramo del lavoro prevede una serie di misure volte alla diffusione della cultura del diversity management in realtà di produzione piccole e medie. Prevede, inoltre, la formazione del personale addetto alla selezione, onde evitare che operi discriminazioni. Si menziona anche l’estensione del welfare aziendale ai genitori same sex. Viene poi dedicata una sezione che riconoscere tutti i problemi che le persone transgender possono avere nel trovare un nuovo lavoro. Si punta quindi a favorire sia corsi di formazione e riqualificazione, sia incentivi alle aziende per l’assunzione e anche carrer day dedicati alla persone trans. Infine, si prevede anche l’inserimento nei contratti collettivi nazionali specifiche norme contro le discriminazioni LGBT+.

La sicurezza delle persone LGBT+

In ambito sicurezza si prevedono percorsi di formazione delle forze dell’ordine su tematiche LGBT+. Si punta ad implementare le strutture di accoglienza per persone LGBT+ in condizioni di fragilità e di promuovere una rete nazionale. Si pone poi l’accento sul garantire la terapia ormonale alle persone trans in carcere e di adottare delle linee guida sul trattamento delle persone LGBT+ nelle carceri.

La salute della comunità

Sul capitolo delle salute tra le varie misure troviamo quelle volte ad ampliare gli screening per le infezioni sessualmente trasmissibili, sia in termini di strutture, sia in termini di promozione degli screening stessi. Ci sono poi tutta una serie di percorsi di screening da promuovere le persone transgender, medicalizzate o non. Si punta poi a rendere l’accesso alla terapia ormonale omogeneo in tutte le regioni e a implementare il tema della salute mentale, con degli sportelli territoriali di supporto psicologico per le persone LGBT+.

Educazione, formazione e sport

Questa sezione punta a migliorare sul piano delle scuole, inserendo dei moduli didattici sulle discriminazioni all’interno dell’educazione alla cittadinanza. Si prosegue poi con un monitoraggio nazionale di bullismo omotransfobico nelle scuole. La strategia pone poi l’accento sulle università, dove va reso uniforme il “doppio libretto” per le persone transgender.

Ci si pone poi l’obiettivo di promuovere tesi e ricerca su argomenti LGBT+ e progettare corsi per il personale universitario (ma anche per operatori della giustizia e persone appartenenti ad un ordine professionale). Sullo sport ci si focalizza sulla formazione per chi lavora nel settore (allenatori, manager ecc.) e buone pratiche per l’inclusione delle persone LGBT+, come ad esempio il tesseramento alias per le persone transgender.

Cultura e media

Si punta sempre anche in questo caso su corsi di formazione per gli operanti nel settore, sia su tematiche LGBT+ sia sul linguaggio non discriminatorio. Azioni interessanti riguardano anche un Osservatorio dei media, che monitora e analizza il linguaggio dell’informazione. Si menziona inoltre la valorizzazione del patrimonio storico del movimento LGBT+ in Italia, anche con la digitalizzazione di esso.

Statistiche e monitoraggio

Per verificare i trend e far emergere nelle specifico i problemi relativi alle discriminazioni delle persone LGBT+ occorrono dati. Al momento siamo molto indietro ma la strategia cerca di migliorare anche questo aspetto. Da menzionare innanzitutto il fatto di prevedere la possibilità di inserire il genere non binario, quando si fanno rilevazioni statistiche. Si propongono diverse indagini a livello nazionale, tra cui la prima indagine sulle persone intersessuali. Si raccomanda anche la necessità di collaborare con i centri territoriali antidiscriminazioni, al fine di raccogliere più dati. Infine, ci si dà come obiettivo anche l’istituzione di un sistema di monitoraggio per l’attuazione della strategia nazionale.

 

Fonte: IlPost

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