Se il lupo perde il pelo ma non il vizio, lo stesso forse si può dire per chi sostiene idee transfobiche. O almeno così sembra essere il caso di Elena Donazzan, assessore alle pari opportunità della regione Veneto già salita alle cronache per le sue affermazioni transfobiche riguardo a Cloe Bianco, insegnante trans poi morta suicida.
In questo caso, la Donazzan avrebbe definito le carriere alias per student* trans come “una cosa fuori dal mondo”. In particolare, la frase è stata pronunciata riguardo alla scelta del liceo artistico di Treviso di essere la prima scuola della regione ad adottare lo strumento della carriera alias. A rincarare la dose, la Donazzan avrebbe proceduto ad indicare le carriere alias come “fuori dalle regole” e colpevoli di “incoraggiare” confusione nei giovani. Ha aggiunto poi un paragone che definire inappropriato, oltre che incorretto, sarebbe un eufemismo. Per citarla “[…] sono Elena Donazzan e ho 50 anni. Non posso dire di chiamarmi Mario Conte e di averne 18.” Anche in questo caso quindi, transfobia ed ignoranza vanno di pari passo.
Basta scherzare con la vita delle persone trans
Purtroppo queste affermazioni non sono un caso isolato e senza conseguenze. La Donazzan, infatti, era già salita negli scorsi mesi a causa del suo coinvolgimento nella vicenda di Cloe Bianco, la professoressa di fisica trans che ha deciso di porre fine alla propria vita il giugno scorso. Dietro al gesto disperato della Bianco ci sono stati anni di vessazioni a seguito del suo coming out pubblico nel 2015. Presentarsi come se stessa sul posto di lavoro, infatti, scatenò polemiche e in seguito licenziamento e demansionamento. Voce in prima linea nelle polemiche che definivano Cloe come non conforme all’insegnamento in quanto trans, si trovava non a caso la stessa Elena Donazzan.
Un coinvolgimento per cui tutt’ora la Donazzan rifiuta ogni responsabilità. Sia nelle agghiaccianti dichiarazioni a seguito del suicidio di Cloe, sia nella transfobia che ancora continua ad esprimere senza alcun riguardo per la vita delle persone trans. Perché, in fondo, è di questo che stiamo parlando. Strumenti come le carriere alias infatti non sono procedure ipotetiche ma componenti spesso essenziali per vivere in maniera sicura nel mondo in quanto persone trans. Persone le cui vite vengono spesso colpite dalle conseguenze di affermazioni come quelle della Donazzan.
Lo stessa preside del liceo di Treviso, Sandra Messina, ha affermato che è il corpo studenti stesso ad aver sentito la necessità di inserire le carriere alias, che ricordiamolo non vanno a modificare alcun documento ufficiale dell* student* che ne fa richiesta. In particolare, ci sarebbero almeno tre studenti in attesa dell’entrata in vigore del nuovo regolamento.
Quante altre Cloe Bianco?
Come sottolineato prima, dietro ogni carriera alias c’è prima e soprattutto una persona trans che ha il diritto di sentirsi a proprio agio e al sicuro a scuola, all’università e sul posto di lavoro. E ricordiamo anche che ad oggi le carriere alias sono uno strumento utile per sopperire ai vuoti e alle mancanze di una legge ormai datata che finisce per lasciare fuori soprattutto persone minorenni o non medicalizzate. Ma d’altronde, che cosa ci si può aspettare da qualcuno che non riconosce noi persone trans come persone? Che non mostra il minimo rimorso per aver partecipato in prima fila ad un panico morale che ha spinto una persona al suicidio?
In chiusura, vorrei fare accenno ad un altro caso apparente scollegato a quanto accaduto in Veneto e che è salito alle cronache nelle scorse settimane. Chiara aveva 19 anni ed era una ragazza trans. “Era” perché Chiara si è tolta la vita poche settimane fa nella sua casa di Napoli, dopo che episodi di bullismo l’avevano costretta a lasciare gli studi e si era trovata bloccata nel limbo giuridico dei percorsi di affermazione di genere. Chiara era una persona trans a cui lo stato e le forme di transfobia istituzionalizzata e sistemica avevano impedito di vivere in quanto se stessa, non troppo diversamente da Cloe Bianco.
Fonti: Il Gazzettino; RaiNews e Open
Ziggy Ghirelli